sabato 10 maggio 2014

La storia della Madonna di Pennaluce

1901
L’origine della processione in mare è da ricondursi probabilmente al ricordo di una leggenda tramandata dai marinai, che parla del trafugamento della statua della Madonna da parte dei Turchi, poi ritrovata in chiesa, mentre la loro barca andava a fondo, e del suono di una campana, adagiata sul fondo del mare, che si ode suonare il lunedì dopo Pasqua.



di LINO SPADACCINI
Tutto pronto per la due giorni di festa in onore di S. Maria di Pennaluce.
Questo pomeriggio, con inizio fissato alle ore 15,30, dalla chiesa di S. Paolo Apostolo muoverà la processione per riportare la statua di S. Maria di Pennaluce nella propria chiesa sul promontorio di Punta Penna, mentre domenica mattina proseguiranno i festeggiamenti con la suggestiva processione in mare.  “Sopra una bella collina, a quattro miglia da Vasto”, scriveva Antonio De Nino, “sorge la chiesa della
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Madonna della Penna. Appiè della collina battono le acque dell’Adriatico. La festa di questa Madonna si celebra tra aprile e maggio: bande musicali, spari di mortaletti e processione. La statua della Madonna si porta processionalmente in riva al mare. Un grosso battello aspetta la regina dei Cieli. Grande emozione, quando la Madonna entra nel battello coi preti e coi vice preti, cioè coi procuratori della festa. I marinai remano di cuore verso Pescara; e il movimento ondulatorio del battello produce un’illusione potentissima negli spettatori, cui la Madonna sembra persona viva ”.
Sorta intorno al 1500 sulle rovine dell’antica città di Pennaluce, la chiesa della Madonna della Penna è divenuta nel corso degli anni metà di pellegrinaggi di devoti vastesi che accorrono numerosi all’annuale festa che si rinnova nel mese di maggio.
Tra il 1676 ed il 1689 la chiesa venne restaurata dal Marchese Diego d’Avalos e Papa Innocenzo XI concesse l’indulgenza plenaria a chi la visitasse nel lunedì in albis.
Così il Marchesani descriveva la chiesa nella Storia di Vasto: “…Muraglia quadrilatera più larga che alta, orlata superiormente da archetti e da triangoli a fabbrica, ne forma il meridional prospetto. Tre aperture vi sono; la media, priva d’imposte, introduce a stretto atrio coverto, dal quale per basso uscio si penetra in chiesa. Unica è la nave, il di cui fondo, sormontato da cupola tondeggiante è vestita di mattoni colorati, resta diviso per mezzo di lapidee balaustre. In nicchia al muro dell’altra è collocata statuetta della Vergine col Bambino in braccio. Vedesi pinto accanto all’altare lo stemma della casa d’Avalos. A destra ed a sinistra della navetta, sono due statuette parimente in nicchie, e dal muro pende grosso Crocifisso di legno, lavorato da un tal Santoro nel 1744. La porticina sinistra del mentovato muro meridionale apre l’ingresso a corridojo crollato per gran porzione, il quale serve di stalla, e che cingendo l’edificio della chiesolina termina nell’abituro dell’eremita. Due piani di poche, anguste e cadenti celle formano la casetta assegnata all’eremita: in questa entrasi per la terza porticina. La piccola campana pende da murello elevato sul canto sinistro della navetta”.
La facciata nuova con porticato venne realizzata nel 1889 su progetto del vastese Francesco Benedetti.
Un tempo la settimana precedente la festa, la statua della Madonna veniva portata processionalmente a spalla da robusti contadini, fino alla chiesa di San Pietro prima, ed a quella di Sant’Antonio di Padova poi, preceduta dalle contadinelle, che portavano sulla fronte corone di viole, e da pellegrini con le sacre insegne in testa. Solo da qualche anno, la statua della Madonna viene portata presso la nuova chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo.
Il giorno della festa la processione in mare si svolgeva sulle paranze. Molto bella è la descrizione del solenne imbarco, fatta dal poeta e pittore vastese Carlo Palmili: «Le barche, con le vele rosse, bianche, arancione, si gonfiano e si sgonfiano nell’avvicinarsi alla riva. Salire sulla barca non è facile. I marinai sono presi dalla fretta. Si caricano sulle spalle donne, uomini e bambini e li trasportano sulle barche. Chi denuda le gambe, chi si stringe al collo del marinaio per timore di cadere nell’acqua; chi ride idiotamente e rinunzia a salire a bordo. La scena si ripete fino a che non viene imbarcata la Madonna, che viene deposta vicino all’albero della barca. La barca che reca la Vergine è senza vela: essa viene rimorchiata dalle altre barche. Sull’albero, in segno di distinzione, è tesa una fune con infinite banderuole, fra il suono della banda e grida osannanti dei fedeli».
L’origine della processione in mare è da ricondursi probabilmente al ricordo di una leggenda tramandata dai marinai, che parla del trafugamento della statua della Madonna da parte dei Turchi, poi ritrovata in chiesa, mentre la loro barca andava a fondo, e del suono di una campana, adagiata sul fondo del mare, che si ode suonare il lunedì dopo Pasqua.
Lino Spadaccini






































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