martedì 24 maggio 2022

Duecento anni fa nasceva a Vasto la "pubblica illuminazione": solo 35 lampioni a olio per l'intera città!

Lampione del  '900
di LINO SPADACCINI
Duecento anni fa nasceva a Vasto la pubblica illuminazione.
Ben lontana dalla tecnologia moderna, nella prima metà dell’ottocento l’illuminazione pubblica era garantita tramite lampade a riverbero, posizionate sui muri delle case più idonee ad illuminare la superficie più ampia possibile. Il lato negativo di questo sistema d’illuminazione era la presenza di molte zone in ombra e la mancanza assoluta di luce in molte stradine secondarie, soggette ad elevato rischio di aggressioni o, più semplicemente, a rievocare la fobia che è molto spesso dentro di noi: quella del buio.
La nascita a Vasto della pubblica illuminazione risale al 1814, quando i decurioni, nella seduta del consiglio del 15 marzo, su proposta del Sindaco Pietro Muzii, decisero l’acquisto di 12 lampioni a riverbero per una somma totale di 1056 lire.
Nel 1849 all’interno delle mura cittadine c’erano 35 lampioni ad olio. La gestione e l’accensione delle luci era affidata, tramite appalto, ad una ditta la quale aveva l’obbligo di attenersi scrupolosamente ad una tabella prestabilita, dove erano indicati i giorni e gli orari di accensione e spegnimento delle lampade. Per ogni mese i giorni di accensione erano diciotto, a partire dal quarto giorno dopo il plenilunio, per dieci ore
giornaliere da ottobre a marzo, e sei ore da aprile a settembre.
Foto intera di Palazzo d'Avalos con il lampione
 (da VastoCard di Ida Candeloro)
L’appaltatore, al fine di risparmiare, spesso usava poco olio o di qualità più scadente che causava lo spegnimento delle fiammelle, provocando l’ira dei cittadini. Alcuni documenti del 1849 ci possono aiutare ad inquadrare meglio questa situazione, che ha causato non pochi problemi e lamentele.
In una seduta del consiglio comunale il sindaco Pietro Muzii espose la situazione ai decurioni: “Signori. La illuminazione notturna, la quale si sostiene da quest’Amministrazione Comunale non con lieve sacrifizio, io trovo che sia in qualche abbandono…
Mi spiacciono i continui lagni dei Cittadini che vedendo quasi sempre spenti i riverberi pur a d’inoltrarsi le ore della notte, n’elevano de’ reclami, che mi si fanno giungere accompagnati da vivi risentimenti. Non attribuisco che a colpa dell’uomo mercenario incaricato dall’appaltatore alla illuminazione periodica l’inconveniente suddetto, il quale non può, e n’è deve supporsi causato da altri. Uopo è dunque che la sorveglianza non manchi, e che si estenda, e sia affidata in ciascuna delle tre Parocchie a quattro Cittadini probi, come nella Capitale della Provincia nel seno del Decurionato sono essi prescelti, i quali vi spiegano la più decisa rettitudine, o personalmente, o per mezzo di persone a loro divote, e di fiducia loro”.
Il 23 marzo del 1849, in seguito agl’inadempimenti dell’appaltatore signor Nicola Romani, Pietro Muzii emise un’ordinanza: “Per effetto di Superiori disposizioni si fa ordine a Don Nicola Romani di riattare tutti i fanali, di tergerne le lastre, di accomodarne i riverberi ed i tubi di vetro, e di mettere in perfetta regola la illuminazione notturna, accordandoglisi un termine perentorio di due giorni da oggi, con riserva di agire contro lui convenevolmente in caso di morosità, e con protetta d’ogni danno spese ed interesse”.
Il signor Romani per il suo lavoro, riceveva una paga annua di 260 ducati. Per le continue lamentele dei cittadini, Pietro Muzii minacciò anche la revisione della somma pattuita se non avesse adempiuto in modo puntuale e corretto ai suoi doveri.
In una successiva nota del 23 agosto si rilevano le testimonianze di alcuni cittadini che notarono alcuni lampioni spenti durante le ore notturne: “La Deputazione per la sorveglianza sull’accensione notturna de’ pubblici riverberi in questa Città nella prossima passata notte ha osservato che all’ora tre e mezza erano già smorsati i lampioni a San Francesco, ed al largo de’ tre forni, e che erano prossimamente ad estinguersi quelli dietro la Porta picciola di Santa Maria ed alle vecchie Carceri, potendo ciò dipendere specialmente dalle pessime qualità dell’olio, di che fa uso l’appaltatore Don Nicola Romani. Si sono visti pure smorsati, alle ore due italiane della sera antecedente, i lampioni all’angolo del Palazzo, innanzi Bonacci, ed al largo de’ tre forni…”.
Seguono molte altre denunce simili, a testimonianza di un deciso controllo messo in atto dal Muzii per risolvere definitivamente il problema della pubblica illuminazione.
Decisamente altri tempi.
Lino Spadaccini
ILLUMINAZIONE PUBBLICA OGGI: via Barbarotta

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