Fu anche abile caricaturista, è autore delle macchiette vastesi del cugino Luigi Anelli
Se Vasto è conosciuta soprattutto per aver dato i natali a
grandi pittori dell’Ottocento che hanno fatto scuola, come Gabriele Smargiassi,
i fratelli Palizzi, Valerico Laccetti ed il miniaturista Floriano Pietrocola,
non è da meno nel campo musicale, dove nel corso dei secoli ha visto
l’affermarsi di talenti di sicuro prestigio: dal Bernardino Lupacchino a Orazio
Crisci, da Derminio Mayo a Aniello Polsi, fino ad arrivare al contemporaneo Raffaele
Bellafronte, apprezzato compositore nel pieno della maturità artistica, senza
dimenticare le cantanti liriche Anna Maria Anelli e Tina Quagliarella. In
questo gruppo di artisti, si inserisce in modo preponderante, una figura
affascinante ancora troppo poco conosciuta, il pianista e compositore Alfredo
Anelli.
Nato a Vasto il 4 novembre 1877, mostrò sin da ragazzo un
buon orecchio musicale. All’età di 8 anni l’episodio che avrebbe potuto
cambiargli la vita: il celebre violinista Enrico Sansone, di passaggio a Vasto
per impartire lezioni private, consigliò il padre, Francesco Anelli, di farlo
studiare al Conservatorio di S. Pietro a Maiella a Napoli, ma egli, che aveva
ben altri pensieri per la testa, essendo
accanito giocatore del lotto, non ne
volle sapere. La passione e soprattutto la determinazione non fermarono Alfredo,
che riuscì a convincere il padre solo all’età di 17 anni, minacciandolo di non
andare più a scuola. Trasferitosi a Napoli perfezionò gli studi musicali, sotto
il famoso prof. Oscar Palermi e l’abruzzese Camillo De Nardis, in piano e
composizione. Le grandi doti naturali, gli permisero di compiere in 36 mesi
l’intero programma che solitamente si compiva in nove anni. Nella città
partenopea cominciò la scalata da solista del giovane pianista vastese in un
applauditissimo concerto, esibendosi nella Sonata
in Fa min di Beethoven, uno scherzo di Chopin, la Sesta Rapsodia di Liszt, la Pifferata e un Saltarello del Palermi
ed alcune composizioni dello stesso Anelli, quali Cavallerizza, Waltzer
brillante e Amor d’un angelo.
Nella stessa serata ebbe un ruolo da protagonista, nell’esecuzione di alcune
famose arie, anche Nicola Anelli, apprezzato baritono, fratello di Alfredo.
Tornato a Vasto, cercò di aprire una scuola di pianoforte,
ma non ebbe vita facile a causa di un “maestrucolo” proveniente dalla Campania,
come definisce lo stesso Anelli, Vincenzo Marchesani, in una autobiografia
scritta all’età di 93 anni, direttore della banda cittadina “composta da una ventina di suonatori da
strapazzo”, e della famosa filarmonica “un’accozzaglia
di pochi strimpellatori gonfi di prosopopèa, consistente in due contrabbassi
contro tre violini e una viola che fungeva da violoncello; un clarino che
scordava da cane; un flauto che soffiava come un mantice sfondato; un piffero
che gemeva come una partoriente; e infine un trombone che emetteva certe
pernacchie che facevano tremare i vetri delle finestre e minacciavano di
spegnere tutte le lampadine ad acetilene che illuminavano il teatro Rossetti”,
e inoltre “durante la Settimana Santa ,
eseguivano banalissimi brani in musica sacra, che non servivano ad altro che a
riaprire le piaghe di nostro Signore Gesù Cristo”.
Sconsolato e deluso dalla sua città, Alfredo Anelli all’età
di 28 anni emigrò per gli Stati Uniti in cerca di miglior fortuna. Partito dal
porto di Napoli, con la nave Sardegna, il 5 gennaio del 1904, dopo una
traversata burrascosa, sbarcò a New York. Nell’archivio di Ellis Island sono
segnati altri due viaggi del musicista vastese, nell’ottobre del 1907, subito
dopo il matrimonio con Edilia Manzitti, con la nave Louisiana, e cinque anni
più tardi, insieme alla moglie ed al figlio di quattro anni.
Alfredo Anelli rimase negli States per circa 18 anni,
esibendosi in vari concerti, facendosi conoscere e garantendosi un buon numero
di allievi a cui impartire lezioni di pianoforte. Memorabile rimase il concerto
tenuto alla celebre Carnegie Hall, nell’estate del 1911, esaurito in ogni
ordine di posto.
Perfette furono le esecuzioni di brani famosi alternati ad
alcune sue composizioni, tra le quali spiccarono The belle e Grande Smiles,
strappando al pubblico ovazioni e applausi. Sul Mefistofele, rivista letteraria e musicale italiana, che si
pubblicava a New York, alcune settimane dopo il concerto, apparve un
interessante articolo pieno di elogi per l’artista vastese. “Egli è il signore dell’arte. Di squisito
temperamento musicale e di solida cultura, sente tutta la melodia dolce e
penetrante dell’anima nostra italiana e parla al cuore con accenti di profonda
soavità sentimentale. È il poeta del piano: sotto le sue dita una nugola di
bellezze, di blandizie, di sorrisi e di sospiri si forma, si leva
amplificandosi, invade la sala e la camera, s’insinua lieve e squisito, rapisce
e apporta immagini vaghe, sensazioni vellutate, profumi di senso e di
sentimenti. Pare un mago che incanti”.
Tornato in Italia, in seguito alla prematura scomparsa della
moglie e per seguire gli studi del figlio, visse tra Teramo e Genova. Ma Vasto
rimase sempre nel suo cuore: un suo grande desiderio era quello di suonare una
sua romanza, che aveva riscosso molto consensi all’estero e nel 1930 in una
serata organizzata dall’Associazione Abruzzese e Molisana.
Non pochi problemi ebbe a causa di un “illustre Cavaliere”,
che si diede da fare per gettare fango sulla sua persona. Il dottor Luigi
Peluzzo, inviandogli la tessera di Socio Onorario del Circolo “Amici della
Musica”, da lui fondato, gli scrisse: “Illustre
Maestro, so dell’ingrata lotta fattale in questo paese, tanto cara ai buoni
vastesi, ma tanto ingrato a causa dei cattivi vastesi, (e sono la stragrande maggioranza
per non dire la normale totalità), i quali, alle virtù dei propri concittadini,
non sanno opporre altro che disonestà, denigrazione, sarcasmo e tendenziose
insinuazioni, mentre esaltano, anche di più di quanto sarebbe necessario, le
non sempre apprezzabili virtù di non sempre illustri ospiti”.
Ferito nell’onore e per regolare i conti con il suo
“nemico”, Alfredo Anelli tornò in treno a Vasto e “quando vi giunsi, e dal Muro delle Lame rividi, dopo tanti anni, quel
grandioso panorama e quel mare immenso, fui invaso da tanta commozione che per
un istante dimenticai lo scopo per cui ero tornato al mio paese”.
L’ultimo quando meritato tributo all’artista vastese venne
celebrato nella primavera del 1972, con un memorabile concerto organizzato
dall’Azienda di soggiorno in collaborazione con la Casa di Conversazione “G.
Rossetti”. Nel programma della serata, la prima parte venne dedicata
all’esecuzioni di brani di Liszt, Chopin e Mendelsohn, eseguiti al pianoforte
dal giovane e promettente pianista Ennio Silvestri. Nella seconda parte, dopo
l’esecuzione al piano di tre famosi brani di Alfredo Anelli, Ennio Silvestri
accompagnò al pianoforte il tenore Sante Rosolen, che si esibì in cinque
romanze (Vorrei, Canzone di un
menestrello, Quando cadran le foglie, Delusione e In sogno) e due canzoni napoletane (A canzona zia e Turnata nun è!,
composizione quest’ultima vincitrice della Piedigrotta, organizzata nel 1908
dalla Ausonia Club di New York).
Per un’occasione così speciale, tributatagli
dalla città natale, non poteva far mancare la sua presenza il compositore
vastese, il quale, nonostante i suoi 94 anni, affrontò il lungo viaggio da
Trieste, sua ultima residenza. “Fu
l’ultima manifestazione musicale di questo nostro geniale musicista”, si
leggerà sulle colonne del periodico Vasto
Domani, “Quella sera era commosso al
cospetto dei suoi concittadini che l’applaudirono come compendio di una vita
operosa spesa nel nome dell’Arte”.
Due anni più tardi, nel novembre del 1974, Alfredo Anelli si spense in
una clinica di Udine, dove era stato ricoverato alcuni giorni prima.
Alfredo Anelli nella sua lunga carriera ha concepito più di
80 composizioni tra pezzi pianistici e romanze, pubblicati dai maggiori editori
specializzati dell’epoca, quali Bongiovanni, Ricordi, Greenwald, Fisher e
Cardilli, questi ultimi tre di New York, ed ha eseguito 35 concerti, senza
tener conto di tutti quelli eseguiti nel periodo giovanile a Vasto nel Teatro
Rossetti.
Di animo nobile e generoso, Alfredo Anelli ha donato molte
della sue pubblicazioni alla biblioteca civica vastese. In particolare, nel
1957, furono dodici le romanze donate, tra le quali ricordiamo Il pianto di una madre, acclamato alla
Carnegie Hall e la romanza napoletana Turnata
nun è!. Altre cospicue donazioni vennero effettuate in favore della
Biblioteca De Meis di Chieti ed al Comune di Lanciano.
Alfredo Anelli, oltre che apprezzato musicista, è stato
anche abile caricaturista. In una sua preziosa pubblicazione, raccolse le
caricature dei principali personaggi vastesi degli anni ’30, ma non bisogna
dimenticare anche le apprezzate vignette realizzate per le “macchiette vastesi”
del cugino Luigi Anelli. Interessante anche il disegno originale presente sulla
partitura del bozzetto caratteristico dal titolo Gli Eroi delle Alpi, dedicato dall’autore al glorioso corpo degli
alpini, il cui pezzo venne eseguito a Trieste la sera del 10 maggio 1961, dal
complesso bandistico comunale “Giuseppe Verdi”.
Lino Spadaccini
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