domenica 7 novembre 2021

ALFREDO ANELLI (1877-1974) PIANISTA E COMPOSITORE MOLTO APPREZZATO IN USA E I SUOI TORMENTATI RAPPORTI CON VASTO

Fu anche abile caricaturista, è autore delle macchiette vastesi del cugino Luigi Anelli

Se Vasto è conosciuta soprattutto per aver dato i natali a grandi pittori dell’Ottocento che hanno fatto scuola, come Gabriele Smargiassi, i fratelli Palizzi, Valerico Laccetti ed il miniaturista Floriano Pietrocola, non è da meno nel campo musicale, dove nel corso dei secoli ha visto l’affermarsi di talenti di sicuro prestigio: dal Bernardino Lupacchino a Orazio Crisci, da Derminio Mayo a Aniello Polsi, fino ad arrivare al contemporaneo Raffaele Bellafronte, apprezzato compositore nel pieno della maturità artistica, senza dimenticare le cantanti liriche Anna Maria Anelli e Tina Quagliarella. In questo gruppo di artisti, si inserisce in modo preponderante, una figura affascinante ancora troppo poco conosciuta, il pianista e compositore Alfredo Anelli.
Nato a Vasto il 4 novembre 1877, mostrò sin da ragazzo un buon orecchio musicale. All’età di 8 anni l’episodio che avrebbe potuto cambiargli la vita: il celebre violinista Enrico Sansone, di passaggio a Vasto per impartire lezioni private, consigliò il padre, Francesco Anelli, di farlo studiare al Conservatorio di S. Pietro a Maiella a Napoli, ma egli, che aveva ben altri pensieri per la testa, essendo
accanito giocatore del lotto, non ne volle sapere. La passione e soprattutto la determinazione non fermarono Alfredo, che riuscì a convincere il padre solo all’età di 17 anni, minacciandolo di non andare più a scuola. Trasferitosi a Napoli perfezionò gli studi musicali, sotto il famoso prof. Oscar Palermi e l’abruzzese Camillo De Nardis, in piano e composizione. Le grandi doti naturali, gli permisero di compiere in 36 mesi l’intero programma che solitamente si compiva in nove anni. Nella città partenopea cominciò la scalata da solista del giovane pianista vastese in un applauditissimo concerto, esibendosi nella Sonata in Fa min di Beethoven, uno scherzo di Chopin, la Sesta Rapsodia di Liszt, la Pifferata e un Saltarello del Palermi ed alcune composizioni dello stesso Anelli, quali Cavallerizza, Waltzer brillante e Amor d’un angelo. Nella stessa serata ebbe un ruolo da protagonista, nell’esecuzione di alcune famose arie, anche Nicola Anelli, apprezzato baritono, fratello di Alfredo.

Tornato a Vasto, cercò di aprire una scuola di pianoforte, ma non ebbe vita facile a causa di un “maestrucolo” proveniente dalla Campania, come definisce lo stesso Anelli, Vincenzo Marchesani, in una autobiografia scritta all’età di 93 anni, direttore della banda cittadina “composta da una ventina di suonatori da strapazzo”, e della famosa filarmonica “un’accozzaglia di pochi strimpellatori gonfi di prosopopèa, consistente in due contrabbassi contro tre violini e una viola che fungeva da violoncello; un clarino che scordava da cane; un flauto che soffiava come un mantice sfondato; un piffero che gemeva come una partoriente; e infine un trombone che emetteva certe pernacchie che facevano tremare i vetri delle finestre e minacciavano di spegnere tutte le lampadine ad acetilene che illuminavano il teatro Rossetti”, e inoltre “durante la Settimana Santa, eseguivano banalissimi brani in musica sacra, che non servivano ad altro che a riaprire le piaghe di nostro Signore Gesù Cristo”.
Sconsolato e deluso dalla sua città, Alfredo Anelli all’età di 28 anni emigrò per gli Stati Uniti in cerca di miglior fortuna. Partito dal porto di Napoli, con la nave Sardegna, il 5 gennaio del 1904, dopo una traversata burrascosa, sbarcò a New York. Nell’archivio di Ellis Island sono segnati altri due viaggi del musicista vastese, nell’ottobre del 1907, subito dopo il matrimonio con Edilia Manzitti, con la nave Louisiana, e cinque anni più tardi, insieme alla moglie ed al figlio di quattro anni.
Alfredo Anelli rimase negli States per circa 18 anni, esibendosi in vari concerti, facendosi conoscere e garantendosi un buon numero di allievi a cui impartire lezioni di pianoforte. Memorabile rimase il concerto tenuto alla celebre Carnegie Hall, nell’estate del 1911, esaurito in ogni ordine di posto. 
Perfette furono le esecuzioni di brani famosi alternati ad alcune sue composizioni, tra le quali spiccarono The belle e Grande Smiles, strappando al pubblico ovazioni e applausi. Sul Mefistofele, rivista letteraria e musicale italiana, che si pubblicava a New York, alcune settimane dopo il concerto, apparve un interessante articolo pieno di elogi per l’artista vastese. “Egli è il signore dell’arte. Di squisito temperamento musicale e di solida cultura, sente tutta la melodia dolce e penetrante dell’anima nostra italiana e parla al cuore con accenti di profonda soavità sentimentale. È il poeta del piano: sotto le sue dita una nugola di bellezze, di blandizie, di sorrisi e di sospiri si forma, si leva amplificandosi, invade la sala e la camera, s’insinua lieve e squisito, rapisce e apporta immagini vaghe, sensazioni vellutate, profumi di senso e di sentimenti. Pare un mago che incanti”.
Tornato in Italia, in seguito alla prematura scomparsa della moglie e per seguire gli studi del figlio, visse tra Teramo e Genova. Ma Vasto rimase sempre nel suo cuore: un suo grande desiderio era quello di suonare una sua romanza, che aveva riscosso molto consensi all’estero e nel 1930 in una serata organizzata dall’Associazione Abruzzese e Molisana. 
Non pochi problemi ebbe a causa di un “illustre Cavaliere”, che si diede da fare per gettare fango sulla sua persona. Il dottor Luigi Peluzzo, inviandogli la tessera di Socio Onorario del Circolo “Amici della Musica”, da lui fondato, gli scrisse: “Illustre Maestro, so dell’ingrata lotta fattale in questo paese, tanto cara ai buoni vastesi, ma tanto ingrato a causa dei cattivi vastesi, (e sono la stragrande maggioranza per non dire la normale totalità), i quali, alle virtù dei propri concittadini, non sanno opporre altro che disonestà, denigrazione, sarcasmo e tendenziose insinuazioni, mentre esaltano, anche di più di quanto sarebbe necessario, le non sempre apprezzabili virtù di non sempre illustri ospiti”.
Ferito nell’onore e per regolare i conti con il suo “nemico”, Alfredo Anelli tornò in treno a Vasto e “quando vi giunsi, e dal Muro delle Lame rividi, dopo tanti anni, quel grandioso panorama e quel mare immenso, fui invaso da tanta commozione che per un istante dimenticai lo scopo per cui ero tornato al mio paese”.
L’ultimo quando meritato tributo all’artista vastese venne celebrato nella primavera del 1972, con un memorabile concerto organizzato dall’Azienda di soggiorno in collaborazione con la Casa di Conversazione “G. Rossetti”. Nel programma della serata, la prima parte venne dedicata all’esecuzioni di brani di Liszt, Chopin e Mendelsohn, eseguiti al pianoforte dal giovane e promettente pianista Ennio Silvestri. Nella seconda parte, dopo l’esecuzione al piano di tre famosi brani di Alfredo Anelli, Ennio Silvestri accompagnò al pianoforte il tenore Sante Rosolen, che si esibì in cinque romanze (Vorrei, Canzone di un menestrello, Quando cadran le foglie, Delusione e In sogno) e due canzoni napoletane (A canzona zia e Turnata nun è!, composizione quest’ultima vincitrice della Piedigrotta, organizzata nel 1908 dalla Ausonia Club di New York). 
Per un’occasione così speciale, tributatagli dalla città natale, non poteva far mancare la sua presenza il compositore vastese, il quale, nonostante i suoi 94 anni, affrontò il lungo viaggio da Trieste, sua ultima residenza. “Fu l’ultima manifestazione musicale di questo nostro geniale musicista”, si leggerà sulle colonne del periodico Vasto Domani, “Quella sera era commosso al cospetto dei suoi concittadini che l’applaudirono come compendio di una vita operosa spesa nel nome dell’Arte”.  Due anni più tardi, nel novembre del 1974, Alfredo Anelli si spense in una clinica di Udine, dove era stato ricoverato alcuni giorni prima.
Alfredo Anelli nella sua lunga carriera ha concepito più di 80 composizioni tra pezzi pianistici e romanze, pubblicati dai maggiori editori specializzati dell’epoca, quali Bongiovanni, Ricordi, Greenwald, Fisher e Cardilli, questi ultimi tre di New York, ed ha eseguito 35 concerti, senza tener conto di tutti quelli eseguiti nel periodo giovanile a Vasto nel Teatro Rossetti.
Di animo nobile e generoso, Alfredo Anelli ha donato molte della sue pubblicazioni alla biblioteca civica vastese. In particolare, nel 1957, furono dodici le romanze donate, tra le quali ricordiamo Il pianto di una madre, acclamato alla Carnegie Hall e la romanza napoletana Turnata nun è!. Altre cospicue donazioni vennero effettuate in favore della Biblioteca De Meis di Chieti ed al Comune di Lanciano.
Alfredo Anelli, oltre che apprezzato musicista, è stato anche abile caricaturista. In una sua preziosa pubblicazione, raccolse le caricature dei principali personaggi vastesi degli anni ’30, ma non bisogna dimenticare anche le apprezzate vignette realizzate per le “macchiette vastesi” del cugino Luigi Anelli. Interessante anche il disegno originale presente sulla partitura del bozzetto caratteristico dal titolo Gli Eroi delle Alpi, dedicato dall’autore al glorioso corpo degli alpini, il cui pezzo venne eseguito a Trieste la sera del 10 maggio 1961, dal complesso bandistico comunale “Giuseppe Verdi”.


Lino Spadaccini

 



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