mercoledì 22 dicembre 2021

La VIGILIA DI NATALE a Vasto

Verso il Santo Natale/7
IL TEMPO E LA MEMORIA a cura di Beniamino Fiore
Piazza L. V. Pudente    Cattedrale di S. Giuseppe (dipinto di Michele Provicoli)
La vigilia di Natale – com'era prescritta dalla Chiesa – si osservavano rigorosamente le norme del digiuno; la sera si faceva il “cenone” a base di maccheroni conditi con brodetto di pesce o con alici, verdure, baccalà, frutta, “caggiùne”, “scrippelle”, mentre il camino era ravvivato dalla fiamma di “lu tàcchie”.
Prima di iniziare la cena, il capo di casa leggeva le “letterine di Natale”, dettateci a scuola dal maestro, che noi mettevamo, ben nascoste, sotto il piatto del... destinatario. Le lettere, come si sa, erano profuse di promesse... da marinaio, di amore, di ubbidienza, di bene... ma che avevano, del resto, un solo scopo: quello di carpire una consistente “affèrte”.
Alla nascita del Redentore o si assisteva davanti al presepio, accuratamente allestito in casa, o in chiesa. La “cerimonia” che si svolgeva in casa consisteva: nel canto del “Te Deum”, intonato dal capo della famiglia, nella processione del bambinello per le stanze, nella recitazione delle poesie natalizie, nel canto del “Tu scendi dalle stelle” e nel bacio del “Divin Pargoletto”.
Portale chiesa di S. Pietro  (dipinto di Michele Provicoli)
Tutt'altra cosa era, invece, assistere alle solenni funzioni ecclesiastiche. Le tre parrocchie della nostra città facevano a gara per la migliore riuscita delle funzioni stesse. Non perché io ne facessi parte, devo sinceramente affermare che quella organizzata dalla parrocchia di San Pietro, per merito dell'indimenticabile Don Romeo Rucci – vero artista e degno nipote dei Palizzi – coadiuvato dal Prof. Michele Lattanzio e da Don Florindo Ritucci-Chinni, superava tutte le altre.
(F. P. Cieri)

Nessun commento: