martedì 31 dicembre 2013

Considerazioni di fine anno e speranze per il futuro

FABRIZIO SCAMPOLI
giornalista e prof
di Fabrizio Scampoli
 Messaggio di fine anno agli amici di Facebook
(oltre Grillo e Napolitano, verso la Terra di Mezzo)
Sono le ultime ore di quest’anno, ed è giusto tracciarne un bilancio e cercare di trarre auspici per quello venturo. E’ vero, come sagacemente aveva intuito Leopardi, che gli esseri umani si aspettano sempre un futuro migliore rispetto al passato, ma la fine di questo 2013 mi spinge a qualche considerazione di segno un po’ diverso.
La politica italiana segna il passo. Mancano i leader e, forse proprio per questo, latitano le idee: si cerca di convincersi che consegnare la res publica ai
giovani sia di per sé la ricetta per uscire dai guai. Da studioso di storia, mi pare che ciò non sia mai accaduto. L’essere trentenni o quarantenni non può essere il chiavistello per accedere alle stanze del potere. Ci vogliono le idee, meglio gli ideali, che rifondino la politica nel nostro Paese e lo riconsegnino ai suoi destini. Certo, vedere in tv o sui giornali o alla sbarra assessori, deputati, ministri ecc. accusati di appropriazione indebita non aiuta ad avere fiducia. Occorre che le persone come noi si riavvicinino alla gestione della cosa pubblica, evitando le deleghe a gente che, spesso, meriterebbe lunghi soggiorni nelle patrie galere. Occorre ripartire dalla scuola, sento e leggo nei programmi di tutti i leader politici. Sono d’accordo con loro, ma nessuno mi dice come. Nessuno vuole investire un euro nell’istruzione e nella formazione dei giovani. Ed è una cosa davvero deprimente. Triste. Una scelta senza futuro. Occorre reinvestire sul lavoro, recitano i mantra tv dei ministri: ma chi lo deve rendere possibile, se non loro? E’ necessario garantire il diritto alla salute pubblica e alla previdenza sociale, ma poi si marcia in direzione opposta.
Da osservatore attento, colgo una differenza fra quanto si propone e quello che si fa realmente. Forse è proprio qui il vulnus del nostro Paese, ciò che ci rende sempre più deboli e soccombenti. Ma io continuo a nutrire speranza e fiducia. Speranza che dal disgusto generale rinasca la vera politica vicina ai bisogni della gente, che “dal letame nascano i fior”, come cantava De Andrè; la fiducia residua la voglio riporre nei giovani, che vedo crescere e maturare ogni giorno davanti agli occhi nel mio lavoro. E’ in loro che vanno riposte speranze e fiducia. Come ogni generazione precedente dovrà lottare e sgomitare per farsi posto in questo sistema, per trovare un lavoro magari senza dover emigrare altrove. Ecco, io voglio proprio sperare che il 2014 ci porti in dono tali consapevolezze, e che il nostro Paese possa davvero ripartire, dopo aver toccato il fondo. Auguri a tutti, amici di Facebook, e che anche da questa vituperata piazza virtuale possa avere inizio un reale cambiamento. Interiore e sociale. (f.s)

1 commento:

Unknown ha detto...

Vorrei affiancare anche io una citazione, magari che additi a questo passaggio generazionale: "L'autista di scuolabus ha in mano la nazione
Più di un ministro di un Papa o di un'autorità
E c'è una terra di mezzo tra il torto e la ragione
La maggior parte del mondo la puoi trovare là". È di Jovanotti. C'è bisogno di autisti appassionati, alla guida di questo autobus, perché altrimenti quella crescita a cui si riferisce non avviene. Grazie x quello che ha fatto x noi,classe'83,e x tutti gli altri prima e dopo: non avrà cambiato l'Italia, ma ha guidato il nostro bus, mettendogli le ali.