mercoledì 4 settembre 2013

Vasto - L’onda, la vela, il respiro del mare

Sono questi i giorni in cui il settembre ormai avviato, complice un vento piuttosto frizzante che spira da nord-ovest, ci mostra un paesaggio marino ancora assolato ma non propriamente estivo, non più affollato quanto
talora oltremodo chiassoso. In tale condizione e nuova atmosfera, avendone ancora tempo e voglia, passeggiando in riva si torna a percepire gradevolmente lo sciabordìo dell’onda, ora tranquilla e cadenzata, in una sorta di andante con moto, ora più sostenuto e intenso, simile ad un vibrare continuo di un “piatto” d’orchestra o a un lontano, più o meno intenso, rullare di tamburi ...
Apprendo e leggo di un’iniziativa scientifica e culturale che nel Vasto intende dire delle onde e del mare, del come e con quali condizioni navigare, e non meno di quanto sia profondo e delicato tale universo d’acqua, la sua composizione chimica e biologica, la sua specifica e sempre più minacciata flora e fauna. Questo – da quel che leggiamo sul blog NoiVastesi  – è, all’incirca - nel programma della Manifestazione formativa “Scienza dell’onda e della vela”,  indetta dal Liceo Scientifico “R. Mattioli” di Vasto e di VastoScienza, Centro Culturale di Scienza e Arte

Si torna così a ‘riguardare’ il mare nella sua complessità, in un luogo in cui la sua presenza è ‘immanente’ oltre che gratificante, quantomeno alla vista, ma dove (ammettiamolo) sempre più lo si percespisce ed utilizza quasi esclusivamente per “i bagni”, rinfrescanti e banalmente turistici. Da queste nostre parti ormai non si naviga e poco più si pesca, fatte salve le meritevoli eccezioni della scuola dei piccoli velisti del Pontile, classe “Optmist”, e di qualche velista con barca di stanza e approdo al porto di Punta Penna. Dalla riva praticamente non ci si discosta più, tranne qualche raro windsurf, neppure con i banali pedalò che negli anni passati presero il posto, per la minor fatica e magiore appeal balneare, dei pattìni o “mosconi”, da passeggio o “da corsa”, per i quali e sui quali occorreva comunque affondare e spingere in acqua il remo con buona lena, fatica e sapienza necessaria al  governo del natante...
Ciò sommessamente annotato, nella circostanza, al richiamo di educazione ambientale sopra detto, che si spera sia per i giovani felice e produttivo, non solo in termini tecnico-scientifici, desidero qui dedicare idealmente due dei miei componimenti poetici che dal mare e dal suo respiro, dal nostro simpatetico convivere, abitativo se non marinaresco, traggono ispirazione, talora conforto e ragione del sentire e dire.
La prima, frammentata e giocosa, insieme lievemente romantica, in un dar per certo una naturale simbiosi tra la vela, mare e il nostro sentimentale con-vivere. La seconda, più intimistica, nata in questi giorni estivamente nuovi e diversi, riguarda e percepisce il mare come componente naturale e ineliminabile al mio paesaggio sensitivo e mentale. Spero che siano letti, per quel che valgono, con gradimento e, come sopra detto, per una qualche positiva riflessione. (GFP)

Se il vento la vela
Sta la vela
adagiata sull’onda,
ascolta a lungo
il gabbiano che stride,
sogna
il vento che la gonfi
d’un tratto,
spera ancora
che la porti
con sé.
Andranno assieme
felici
lontano.
Giuseppe F. Pollutri, aprile ‘11

E’ l’approdo che chiedo

Nel grembo cullante dell’onda di mare
ho gettato e poi raccolto di nuvola
                                                  un lembo,
nella spuma increspata dal soffio di Maestro
ho ravvisato d’una vela il suo palpito,
                                                incessante.
Mia e tua era la vita,
                               nautilante
    sull’onda,
                  e il cuore che batte più forte
all’abbraccio è l’approdo che chiedo,
                                    nel giorno o di notte,

sommesso all’alba, d’un fremito solo
                               avvincente nella sera.

Giuseppe F. Pollutri,
nel Vasto, il 2 di settembre 2013


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