Già dal 2012, come deliberato da un atto della Giunta del Comune di Vasto , la nuova denominazione della
strada di accesso all’area portuale di Vasto e della Riserva di Punta d’Erce è “Viale Marinai d’Italia”. Ora, perfezionando un'iniziativa del Gruppo ANMI di Vasto (Presidente Mario Pollutri) e del Comando del locale distaccamento della Guardia Costiera, si procederà alla sua Intitolazione pubblica e ufficiale.
La manifestazione, civile e religiosa, si terrà il 22 settembre, con inizio alle ore 10,00, alla presenza delle Autorità e di una rappresentanza dell’Associazione Marinai di Vasto. Nell’occasione verrà effettuata anche la benedizione di una policroma e accogliente immagine della Madonna, per un’ideale dedicazione del luogo e per implicita richiesta di protezione celeste degli uomini, nelle loro attività in porto e sul mare.
L’andar per mare
Si legge nell’annuncio della Cerimonia sopra indicata che trattasi di “un’iniziativa per tutti coloro che vivono e amano il mare”. Parzialmente parafrasando, vorrei poter annotare che “ama il mare” soprattutto chi “va per mare”, chi su di esso e per esso vive.
Dico questo perchè, ripetendo un mio pensiero e cruccio personale, dobbiamo ammettere che nella Città del Vasto, per ragioni geo-economiche e per una trasformazione di usi e costumi nella popolazione locale, ben pochi orrmai “vivono” il mare ...da marinai. Il mare, a Vasto, è stato un tempo fonte di attività e sostentamento di una buona parte delle famiglie vastesi, con una difficile e talora sofferta attività ittica. Quelli della mia età hanno ancora memoria visiva delle paranze dalle ‘figurate’ vele, e poi dei successivi motorizzati pescherecci, soprattutto di quando approdavano, con argano e palanche, faticosamente in spiaggia o attraccavano più agevolmente al primo Pontile alla Marina. Il mare, nell’età turistica, è divenuto progressivamente e quasi esclusivamente il luogo dei bagni, in spiaggia e al sole. Nel nostro “Lunato golfo”, con la lodevole eccezione delle piccole “Optimist” messe a disposizione dei bambini, appena un po’ grandicelli, da parte della Scuola Velica de Il Pontile, o di qualche velista privato, più non si naviga, neppure sottocosta, più non si rema con il dismesso “moscone” (o pattìno), è ormai in disuso anche il più trastullante “pedalò”. Un tempo neppure tanto lontano, l’andar per mare, per un vastese (con la vocazione per la navigazione) significava da parte degli adolescenti anche una delle possibili scelte e professione di vita: divenire “marinai” sulle navi civili o militari, passeggeri o merci. Un mio zio paterno (Zi’ ‘Ntonie), navigante per decenni sui mari del mondo, come a voler concretamente avvalorare il motto “Una volta marinaio, marinaio per sempre”, fino alla sua tarda età ebbe a consuetudine il trascorrere le giornate al Porto di Punta Penna, in compagnia delle barche e dei pescatori, delle navi in arrivo e in partenza, dialogando e consigliando, magari riammagliando con maestria le reti. Altri, come lui, ugualmente avvertono il richiamo del mare, ma sempre meno.
Vasto “vive il mare”, amandolo a suo modo: in “bella vista” soltanto, come da una terrazza naturale, vicina ma appena lambita dalle acque, per un gradevole ma un tantino sterile “miramare”; al più scendendendo alla Marina, per una passeggiata festiva, o magari estiva e serale. Talora lo frequenta in riva chi più da vicino ama respirare la sua brezza e udirne il suono d’acqua e di vento, ora nel moto di risacca e talora in un muggito incessante per tempesta. Un tale progressivo distacco dalla navigazione marinara, della generalizzata mancanza di passione per essa, è evidente, spiacevole e mortificante per un luogo costiero come il nostro. A cosa sia dovuto tale disamoramento, civile e sociale, io non ne conosco le ragioni, ma, da vastese, non posso nascondere il rincrescimento (mi auguro non solo mio), una pervasiva punta di tristezza e malinconia. Marinai d’Italia..., in numero sempre minore. Conforta il pensiero di un’Associazione ANMI del Vasto ancor fervida e propositiva.
Giuseppe F. Pollutri
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