Ancora quest’anno, da
sabato 24 a sabato 31 agosto, alla comunale Mattioli di Vasto, la nota e apprezzata
pittrice vastese espone le sue ultime immagini d’acquerello
La pittura d’immagine
di Paola Bolognese
di Giuseppe F. Pollutri
In
una altra estate vastese in cui l’arte contemporanea più in linea con l’evolversi del tempo (mutanti
proposizioni e
presunzioni ) è come relegata all’Aragona (“Premio
Vasto”), resta avulsa dal contesto societario e cittadino, e,
contemporaneamente, nei più accessibili spazi comunali continuano a ‘mostrarsi’
opere di chiaro dilettantismo quanto a tecnica, nonché di scarso
approfondimento culturale, occasionalmente capita di veder esporre opere da
parte artisti professionalmente dotati e capaci. Se ne giova il piacere
estetico del visitatore, non meno la stessa immagine promozionale del luogo.
In
tale contesto e reiterata prassi gestionale pubblica, ecco ancora
un’esposizione di Paola Bolognese, apprezzata
acquarellista vastese. Noto stile, ma nuovi quadri
che ci riconciliano, quanto meno, con quella che si direbbe pittura d’immagine (“pittura-pittura”, qualcuno la definisce,
senza volontà di diminutio modernista),
con la efficace maestria di chi conosce l’anima
segreta ed evocativa dei colori e, nell’acquerello, delle sue funzionali velature
e campiture lasciate in bianco, ma volte a strutturare sintatticamente l’immagine
ricercata e offerta.
Pitturazioni semplici in apparenza, fresche al tocco di pennello (sicuro e
talora raffinato) che seppur mimetico-realistiche (che nell’oggi parrebbe, a
torto, una dequalificazione) realizzano, in termini di descrizione del dato visivo
quotidiano e comune, una poetica visione habitat-iva,
un utile e prezioso ripensamento mnemonico, un’esaltazione cromo-sensitiva del
sito ambientale da cui nasce e che, nel tempo, è destinato a conservare
sensazioni eidetiche preziose per la ‘conservazione’ culturale del transeunte
contemporaneo.
L’arte di pittura, messa in campo
anno dopo anno dalla Bolognese, non fa che questo. In certo modo, nella nostra
mente e nel nostro visivo desiderio di bellezza, di luce e di suggestività
cromatica, che permane antropicamente identico anche nella ‘modernità’, potremmo anche dirle ... “performances” ideative e illustrative, e ...“installazioni” permanenti d’immagine, sulla carta e nella o per la
memoria. Con tanto gusto percettivo, ma non solo. A prescindere dalle giocose
(in questo caso) e inutili etichettazioni in voga.
Giuseppe
F. Pollutri
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