di Lino Spadaccini
Quando si parla di “Punta Aderci” non si può non cominciare dal nome. Infatti, come ampiamente documentato su alcune cartine d’epoca, la denominazione corretta è Punta Erce o d’Erce. Già nella prima metà del Seicento lo storico vastese Nicola Alfonso Viti parlava di Erce, così come l’altro grande storico Luigi Marchesani, che nella sua monumentale opera, scriveva: “Dalla riquadrata regia torre della Penna al picciol promontorio di Collemartino, e da questo all’altro, ch’è maggiore, denominato Erce, stanno i due rimanenti seni, il primo men ampio del
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secondo; ma entrambi di acque profondissime, le quali placidamente sferzano un lido incantevole per petruzze di colori vivacissimi e diversi, per gusci di conchiglie numerosissimi, variati nella forma e ne’ colori, e per altre naturali bellezze”. 50 stupende foto della Riserva >>>
Il promontorio di Erce (a 26 metri sul livello del mare) è situato a circa un paio di chilometri a nord del Porto di Punta Penna e si raggiunge dalla comoda strada sterrata con ingresso dalla zona industriale.
Il promontorio roccioso a picco sul limpido mare, con le sue grotte e golette, l’ampia cala rocciosa ed il trabocco ricostruito nel 2009, offrono uno scenario unico, un vero paradiso terrestre che non si limita ad offrire degli splendidi paesaggi mozzafiato da cartolina, oppure un mare limpido che invoglia ad una fresca nuotata. Punta d’Erce, ma direi tutta la Riserva Naturale (400 ettari per 5 chilometri di lunghezza), offre una vegetazione spontanea davvero ricca e variegata, che va da quella sulle rupi, tra cui il cosiddetto finocchio marino (Crithmum maritimum), a quella ricca delle duna, tra cui spicca lo sparto pungente (ammophila arenaria), il quale, insieme al piccolo fratino, è il simbolo della Riserva.
Nei fondali, prevalentemente roccioso, con alcuni tratti sabbiosi, è possibile trovare molte forme di vita come Occhiate, Saraghi, Salpe, Corvine, Pomodori di mare, Ricci di mare, Tordi d’Alga e Triglie di Scoglio.
Dal promontorio di Punta d’Erce, quando il cielo è limpido si può avere una straordinaria visuale della Majella, del Gran Sasso e dei Monti Sibillini, ma anche un colpo d’occhio su tutta la riserva e sui sottostanti fondali marini.
Se si ha un po’ di pazienza, il promontorio è anche un buon punto di osservazione per le tante specie di uccelli che svernano e sostano in questo luogo, come aironi, sterne, cormorani, il falco di palude, il fratino ed alcuni rapaci.
Chiudiamo con un bel sonetto dialettale del poeta vastese Nicola Del Casale, inserita nella raccolta “Pârle lu Vuâste”, pubblicata nel 1978;
Lu Puarlä' de 'Derce
Se’ ffôrte angàure, nisciüune mi trejte!-
strillé da ll'âcche lu scuojje de 'Derce.
Honde de märe, sbâtte! Nì ‘ mm'accëjte;
ni ' mmi sfraggelle a nisciüune cummerce!
O ggende, é ssäne gné pprëjme 'stu pust'e,
pulëjte, angàure d'andica fattüure
da cend 'e ccende de enne e cchiü' püure.
Minëjte!...E jjäte pi li fetta vustre.
E llassàteme stä'. Nì ' vvujje sträde,
né ppalezze e né vvëlle dirimbette;
ddisidr 'arimanà pòvra cunträde.
Si nna ', pülepe, ciòcchele e ppilüuse
ddo’ l'acchiappäte? Nghe ll'âlme de pette,
si mmäre e scujje mi vä' fôredüuse!
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