sabato 13 luglio 2013

Vela: col “buon vento” è tornata a casa “My Way 60”

Di nuovo in porto, a Punta Penna del Vasto, dopo circa un anno di navigazione, dall’Adriatico al Tirreno, al Mediterraneo, attraversando l’Oceano Atlantico, perlustrando le coste del Centro America, e ritorno. 

Col “buon vento” è tornata a casa “My Way 60”
Oggi, 12 luglio, al porto di Punta Penna del Vasto, ha fatto ritorno My Way 60, barca a vela di Michele Cassano, suo ideatore, armatore e skipper.
Progettata e costruita in casa, tra
sogni e passione, con tanta dedizione guidata da ingegneristici calcoli, era partita sul principio di settembre dello scorso anno, per un obiettivo oggettivamente di rilievo e di grande fascino per chi ama veleggiare.

Cassano in porto
D'Ugo in porto
Ricordiamo che tale imbarcazione, socia del Circolo Nautico Vastese, portatasi con una prima navigazione “di trasferimento” alle Canarie, ha partecipato all’annuale regata internazionale “ARC” con altre 250 imbarcazioni, di varia stazza e classe nautica. Lasciato il 27 novembre 2012 il porto di Las Palmas, ha attraversato l’Oceano Atlantico sulla rotta di Cristoforo Colombo, per giungere a St. Lucia (West Indies), vento in poppa e condizioni meteo non sempre delle migliori, in soli 15 giorni di navigazione sui 20 mediamente previsti. Lo scrivemmo allora, ma è opportuno ricordarlo: la barca governata da Michele, con l’ausilio costante ed entusiasta del vastese dr. Angelo D’Ugo, con altri quattro naviganti di una certa esperienza ma non professionisti, giunse alla meta all’80° posto fra tutti i partecipanti (solo due giorni dopo le prime) e 10° nella sua classe Open Cruising. L’emozione e una legittima soddisfazione della coppia Cassano-D’Ugo era tanta all’approdo. Non meno fra i presenti all’atteso arrivo. Una vicenda questa da raccontare ancora in seguito, per le sue varie storie ed esperienze narrateci  dai principali protagonisti dell’avventura, nelle ore successive all’approdo, in improvvisati e coinvolgenti flash-back.
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Annotava Michele Cassano, qualche mese fa, su un suo diario di bordo, navigando sui i mari e fra le coste del Centro America: “Sono piu' di 6 mesi che vivo in barca… Una cosa che posso dirvi, fin da ora, è che My Way 60 ne vedra' ancora tanto di blu', dinanzi e e sotto la sua chiglia, perche' mi ha dato la possibilita' di essere il suo skipper, e di viaggi da fare ne ho ancora in programma ... Vorrei trasmettere a tutti questa mia passione per il mare e per il navigare, poichè' il mondo si puo' anche girare in aereo, …ma arrivare in un posto sperduto con la propria barca è ben altra cosa. Dunque di miglia ne dobbiamo fare, assieme - io e la mia barca - ancora tante, ma tante...” .
Una chiara metafora di vita: un giorno dopo l’altro, un mare e poi un altro, da vivere e solcare, sognando e faticando, con gioia e anche con sofferto impegno, ma sempre con sguardo e mente volti a realizzare il proprio viaggio, per giungere al proprio, sia pur temporaneo, approdo. Una vela che palpita sul mare appare, anche per chi come noi resta a riva, o in porto, un inno alla vita. Il “buon vento”, che ciascuno augura a chi parte e che auspica al suo personale navigare, non è altro che la fiducia che ciascuno deve avere e donare, a sé e agli altri. Lo sappiamo, ma l’impresa nautica di Michele Cassano e di Angelo D’Ugo, ce lo ha utilmente ricordato. Dimostrandoci che sia meritevole e possibile.
Giuseppe F. Pollutri

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