di Lino Spadaccini
Trenta anni fa, il 10 aprile 1983, ci lasciava il M° Aniello
Polsi, poeta e musicista, autore tra i più significativi della canzone
folkloristica abruzzese.
Nato a Mutignano, nel teramano, il 9 gennaio 1905, Aniello
Polsi fin da giovane manifestò il suo spiccato amore per la musica
apprendendone le prime nozioni da Padre Eustachio Farina nel Collegio Serafico
di Tagliacozzo. Ostacolato dalla volontà paterna, s’indirizzo prima agli studi
classici, ma una volta conseguita la licenza superiore, preferì seguire l’amore
per la musica e si dedicò allo studio del solfeggio, dell’armonia e del
pianoforte con il M° Antonio Di Jorio. Al Conservatorio di Napoli “San Pietro a
Maiella”, ebbe la fortuna di avere come maestro l’insigne musicista orsognese Camillo
De Nardis, autore di varie opere, oratori, musica da camera e canzoni
abruzzesi.
Polsi giunse a Vasto intorno al 1930, dove mantenne ininterrottamente la cattedra per l'insegnamento
della musica, dapprima nella Scuola d'Avviamento e nella Scuola Media, mentre
negli anni ’50 conseguì anche
l’abilitazione all’insegnamento di canto e musica corale nelle scuole
magistrali.
A Vasto incontrò il suo primo amore, la signora Teresa
Monteferrante, vedova di Michele Raspa, caduto in guerra. La cerimonia di
fidanzamento, avvenuta il 15 agosto del 1931, venne sottolineato con un breve
articolo sulle colonne de Il Vastese
d’Oltre Oceano: “Alla cerimonia,
svoltasi in un’atmosfera di viva cordialità, sono intervenuti i parenti più
intimi ai quali è stato servito un signorile rinfresco. Il Maestro Polsi ha
anche suonato al piano alcune delle sue più belle composizioni, dando alla
festa carattere di più intensa vivacità”.
Convolati a nozze poco tempo dopo, la serenità famigliare
venne macchiata dall’improvvisa morte della giovane moglie. Qualche anno più
tardi, Aniello Polsi formò una nuova famiglia con la prof.ssa Carla Pinelli, da
cui ebbe una figlia, Sandra, la quale, in età matura, seguì la vocazione
religiosa entrando in convento.
Nei primi anni di presenza a Vasto, Polsi costituì insieme a
Gino Martella, Espedito Ferrara e Filandro Lattanzio, un piccolo cenacolo di
giovani e squattrinati che amava le belle arti. Per Polsi quelli furono anni di
intensa ispirazione musicale. Particolarmente significativa risultò la
collaborazione soprattutto con il poeta dialettale vastese Espedito Ferrara.
Una prima collaborazione avvenne nel 1931, con la musica per Ritorna, un “Valse Song”, cantata da
Lucia Scotti in una serata organizzata
dalla Filodrammatica del Dopolavoro presso il Teatro Rossetti, e soprattutto
l’anno successivo con l’operetta Core mé,
che fece conoscere la giovane coppia in tutto l’Abruzzo ed anche oltre regione.
Polsi a sinistra, con Ferrara, alla prima di Core Mè (1932) |
Era il 16 ottobre 1932 quando andò in scena per la prima
volta Core mé. Clamoroso fu il
successo di pubblico e di critica, con l’intreccio amoroso di Rusenelle
(interpretata da Lucia Scotti), Minghe (Raimondo Sanframonti) e Fiurine
(Michele Galante), che ha entusiasmato ed emozionato gli spettatori presenti
non solo nel Teatro Rossetti di Vasto, ma anche in altri illustri teatri
abruzzesi, come il Fenaroli di Lanciano e il Marruccino di Chieti, soprattutto
nell’edizione successiva degli anni ’40, riproposta per interessamento del
preside Italo Testa. Tutto questo grazie da una trama semplice, coinvolgente e
piena di liricità, creata dalla penna dell’appena ventiquattrenne Espedito
Ferrara, esaltata dalle melodie fresche ed eleganti composte da Aniello Polsi.
Altri lavori di particolare interesse e successo furono le
musiche create per Lu zie spiccicate,
commedia dialettale in tre atti su libretto di Luigi Anelli, Giuvannelle di Scanne, favola drammatica
in tre atti su libretto di Guido Giuliante, Passe
l’amore, scena campestre su libretto di V. Garzarelli, La marrocca rosce, commedia musicale in tre atti, A lu cafè di Giuvannine, scenetta in due
tempi, Ma qualle Catari’, commedia
musicale in tre atti, La zingarella cieca,
commedia su libretto di I. Zanolini, la commedia musicale per ragazzi Raggio di luna, su libretto di Guido
Giuliante e La comitiva del Tennis club,
commedia in tre atti di A. Polsi, rappresentata al Teatro Ruzzi di Vasto nel
1966.
Polsi fu autore poliedrico, con spiccata personalità. La sua
vasta produzione musicale e poetica fu molto varia, spaziando dalla musica
sacra, con la composizione di due messe di gloria e di una di requiem, a quella
profana; da quella da camera, con pezzi pianistici e per violino ed orchestra,
a quella teatrale. Insieme al comm. Carlo Boselli, Polsi fu l’anima del Festival della Canzone Abruzzese-Molisana
di Vasto, fu anche giudice della Settembrata
Abruzzese di Pescara e diresse quattro tradizionali Maggiolate di Ortona, ottenendo sempre plauso incondizionato.
“A più d’una di queste
mostre canore”, scriveva nel 1978 Gianni Oliva nella premessa a Canti del mio Abruzzo, “Polsi è stato protagonista con composizioni
che rivelavano nei testi e nella musica la sua vocazione, i contenuti di
un’arte sofferta perché vera, cui egli ha dedicato l’intera vita. Se ad altri
infatti si riconosce il talento musicale, di Polsi vanno messe in luce anche le
doti di poeta, che il più delle volte si combinano istintivamente con l’armonia
(non a caso la maggior parte delle sue creazioni sono firmate da lui per le
parole e la musica), ma che da essa possono anche prescindere, come
testimoniano i suoi libri di versi dialettali, ossia i due volumi di Ariette
pajsane e Vaje dicenne dendre di me”.
Aniello Polsi fu autore di commedie, romanze, inni, ma la sua affermata popolarità gli derivò dalla canzone popolare, attraverso la “bella parlatura pajsane”, come affermava il compianto don Salvatore Pepe. “Di tale parlatura”, puntualizzava il sacerdote vastese nella prefazione al volumetto “Ariette pajsane”, pubblicato nel 1965, “che non è solo il dialetto del popolo, ma il linguaggio dei suoi sentimenti, ricco di espressioni imprevedibili oltre che intraducibili, c’è qui una ramaietta tanto gentile quanto distinta, un mazzetto di fiori di campo, umili e preziosi”.
Aniello Polsi fu autore di commedie, romanze, inni, ma la sua affermata popolarità gli derivò dalla canzone popolare, attraverso la “bella parlatura pajsane”, come affermava il compianto don Salvatore Pepe. “Di tale parlatura”, puntualizzava il sacerdote vastese nella prefazione al volumetto “Ariette pajsane”, pubblicato nel 1965, “che non è solo il dialetto del popolo, ma il linguaggio dei suoi sentimenti, ricco di espressioni imprevedibili oltre che intraducibili, c’è qui una ramaietta tanto gentile quanto distinta, un mazzetto di fiori di campo, umili e preziosi”.
I versi del Polsi sono più di quelle parole “messe in colonna così, come le ho sentite”,
così come soleva affermare l’autore,
scritte sul foglio quasi per caso, senza rime o preziosismi ermetici,
tipici della poesia. Ma il risultato ottenuto dal M° Polsi va oltre, proprio
perché alla bellezza semplice e immediata dei versi si abbina una straordinaria
melodia capace di entrare nel cuore per rimanervi per sempre. In qualsiasi
momento basta ricordare il “motivetto”, per far riaffiorare alla memoria la
bella poesia. Il ritornello de “La
canzone de nonne” ne è solo un piccolo esempio: “Tuppe-tuppe a lu murtale / s’à ‘mmalate lu spiziale, / pe’ la troppa
malatije / s’à vinnute la spiziarije. / Ndi, ndi, nde, / quand’è belle lu
cìtele me’.
Tra le sue innumerevoli canzoni del vasto repertorio
popolare, in cui traspare tutta la sua raffinatezza poetica, ricordiamo: Nostalgie
di Vaste, La Scaffette, Ci stave ‘na vote, Vocche a vocche e la già
citata La canzone di nonne,
per la quale, in un articolo negli anni ’70, Giuseppe Rosato ebbe a scrivere: “…È difficile non ricordare il motivo, quel
filo conduttore che attraverso il recupero di un’aria popolare porta
dall’orecchio al sentimento il ricordo, o più ancora la riconquista, di un caro
mondo di affetti che sono in sostanza un nostro patrimonio comune”.
Verso la fine degli anni ‘40 (fino al 1952), Polsi venne chiamato da Corradino Panerai alla direzione della Scuola Musicale Combattenti e Reduci di Vasto, con annessa Banda Musicale.
Verso la fine degli anni ‘40 (fino al 1952), Polsi venne chiamato da Corradino Panerai alla direzione della Scuola Musicale Combattenti e Reduci di Vasto, con annessa Banda Musicale.
Fu inoltre direttore della Camera Corale, organizzò concerti
nell’Aula Magna dell’I.T.C. “Filippo Palizzi”, prima di diventare organista nella
storica chiesa di S. Pietro, demolita in seguito alla frana del 1956, guidata
dal parroco don Romeo Rucci, per il quale scrisse un Inno in occasione del suo 50° di sacerdozio.
“Aniello Polsi fu
un’anima profondamente legata alla sua terra natale”, scriveva nel 2005
Giuseppe Catania in occasione del centenario della nascita, “da cui trasse sempre le più belle
ispirazioni che oggi costituiscono un ricco patrimonio e la più splendida
testimonianza della produzione poetico-musicale che possa vantare una nostra
Regione. Un patrimonio che attende di essere scoperto appieno e che merita di
essere ulteriormente valorizzato, non fosse altro che per rendere omaggio ad un
uomo che ha dedicato a questa città i migliori anni della sua vita e che di
Vasto ha cantato le bellezze naturali e spirituali, immortalandole in
composizioni musicali che esaltano ancor di più l'inestimabile repertorio
lirico-canoro popolare”.
In occasione della presentazione del volume Canti del mio Abruzzo, avvenuta nel
marzo del 1979, l’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore alla
pubblica istruzione, Angelina Poli-Molino, organizzò una serata presso il
Politeama Ruzzi dedicata al M. Aniello Polsi, al quale venne consegnato una
medaglia d’oro, per aver portato il nome di Vasto all’attenzione dell’Abruzzo e
del mondo attraverso la sua pregevole opera. Nella seconda parte della serata,
la Schola Cantorum, diretta dal M. Antonio Zaccardi, intrattenne il pubblico
con una serie di brani del ricco repertorio polsiano.
Qualche mese dopo, un nuovo riconoscimento venne conferito
al M° Polsi dal Presidente dell’Azienda di Soggiorno e Turismo, avv. Roberto
Bontempo, si tratta del “Timone d’oro”, un gioiello di pregevole fattura
istituito quale riconoscimento per quanti, con la loro opera ed in ogni settore
hanno contribuito a rendere decoro, onore e vanto alla Città del Vasto.
Aniello Polsi si spense il 10 aprile del 1983 a Bazzano, in
provincia di Bologna, dove si era recato per stare accanto alla moglie e alla
figlia Sandra.
Targa alla Scuola dell'Infanzia A. Polsi |
Il nome di Aniello Polsi è ancora indissolubilmente legato
alla nostra città, oltre che per le tante belle canzoni ancora oggi riproposte
dai principali gruppi folkloristici abruzzesi, anche grazie al Coro
Folkloristico “Aniello Polsi”, nato nel novembre 1983, in memoria del Maestro
scomparso qualche mese prima, ed alla significativa intitolazione della Scuola
dell’Infanzia nel quartiere San Paolo, voluta dall’allora direttore didattico,
prof. Abramo Mariani, con cerimonia avvenuta il 4 giugno 1994, all’amato
maestro e professore, educatore di generazioni di giovani studenti vastesi,
oltre che al musicista autore di numerose opere rivolte
proprio alle scuole.
Chiudiamo
questo breve ricordo con i versi di uno dei brani più belli del M° Aniello
Polsi, “Nustalgie di Vaste”, un vero
inno alla nostra terra:
Vaste bbelle tra mare e giardine
paradise terrestre tu si'.
nghi lu core ti tinghe vicine,
‘nnanz' a l'ucchie tu sempre mi sti'.
paradise terrestre tu si'.
nghi lu core ti tinghe vicine,
‘nnanz' a l'ucchie tu sempre mi sti'.
Rit.: Vularrì' vula', Vaste me',
pé 'na vodda sole da te.
Ma quande, quande sta lundananze
nen chiù me separe?
Ma quande, quande i' chelu ciele
turchine arimire?
Ah!...
pé 'na vodda sole da te.
Ma quande, quande sta lundananze
nen chiù me separe?
Ma quande, quande i' chelu ciele
turchine arimire?
Ah!...
Scaramuzze, Casarze, Vignole,
Cungarelle, lu Fare... che chiù?
O chiesette di Sante Nicole,
m'aricorde i' sempre de vu'. Rit.
Tra le cose cchiù care e cchiu' sante,
che cunsirve tu, Vaste, pé me,
ci sta mamme ch'aspette da tande
lu ritorne pé me revedè'. Rit.
che cunsirve tu, Vaste, pé me,
ci sta mamme ch'aspette da tande
lu ritorne pé me revedè'. Rit.
Sodalizio culturale: Fiore, Polsi, Martella, in seconda fila Martone, Lattanzio. |
PARTITURE ORIGINALI
Documenti sulla SCUOLA MUSICALE DEL REDUCE
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