martedì 2 aprile 2013

La Fonte Nuova deturpata dai vandali

LE RIFLESSIONI DELLA "MAESTRA" MIRANDA SCONOSCIUTO
riceviamo e pubblichiamo
C’ERA UNA VOLTA UNA “FONTE NUOVA”
“C’era una volta la Fonte Nuova”, sembrerebbe l’inizio di un racconto di altri tempi in un intreccio di storie di vita quotidiana di pescatori, ortolani, lavandaie e giovani coppie di innamorati che si incontrano nelle vicinanze di una antica fonte d’acqua. Nulla di così nobile se non l’amara constatazione del degrado e scempio nel quale riversa, a Vasto, la storica “Fonte Nuova” nel sottostante il costone della
Loggia Amblingh.

La fonte in oggetto è la storica “Fonte Nuova” che fu costruita dal Comune di Vasto nel 1849 per incrementare la disponibilità di acqua potabile nella cittadina. Subito dopo la frana del 1816, la presenza di ricche falde acquifere nel sottosuolo diede notevole impulso all’agricoltura e la “Fonte Nuova”, diede refrigerio, ai numerosi pescatori che nei pendii assolati di Porta Palazzo, trasportavano il pescato, dalla costa al soprastante mercato, in Piazza del Popolo . Molti contadini dalla “peschiera” vi attinsero l’acqua per irrigare gli orti, ed energiche braccia di lavandaie vi lavarono il casalingo artigianale bucato.
Miranda Sconosciuto 

L’acqua della “Fonte Nuova” ha portato ricchezza alla nostra terra e ai numerosi braccianti che con il “prezioso oro” hanno costruito la storia del nostro territorio in orti e frutteti dai rigogliosi e genuini prodotti. Memoria e storia, a dir poco, troppo noiosa e, forse, poco interessante, per quanti, sprovveduti teppisti, hanno con la loro, spavalda bravata, deturpato la facciata della vitale “Fonte Nuova”.

Da “delusa”maestra elementare mi chiedo “dove” la scuola abbia sbagliato nel non trasmettere l’amore per la “bellezza”; mentre da “amareggiata” cittadina vastese inviterei un po’ tutti a riflettere sul “come” ripartire per avvicinare le giovani generazioni alla ricchezza nella storia delle nostre radici.

Confesso di avere dei seri dubbi sul “dove” ci porterà questa malsana mancanza di rispetto verso la nostra identità storica che è, a mio avviso, una delle fonti di ricchezza dalla quale attingere per una sana e sobria ripresa.

Il desiderio di vitalità spinge molti giovani vastesi a divertimenti effimeri in eventi privi d’identità nel modello, “copia ed incolla”, nella scia di eventi all’insegna del totale libero arbitrio che vedono un’ intera cittadina trasformarsi totalmente in notti “città dei balocchi”. Eventi privi di lungimiranza , altamente diseducativi che disorientano e promuovono stili di vita malsani ed apparente ed episodica ricchezza al territorio. Ma allora mi chiedo: “ Perchè non dar vita ad una serie di nuove giovanili feste all’insegna della tradizione? Feste “paesane” identitarie ed aggreganti da promuovere in luoghi simboli della storia della nostra terra. Feste “popolari” nelle quali riscoprire le umili, e non per questo meno salutari radici, della nostra terra? Momenti di benessere in una vita bucolica che avvicina i giovani alla scoperta dello star bene in una sobria vita agreste. Corse campestri nelle vie degli orti e percorsi storici nei pendii della nostra cittadina per promuovere il benessere in radici storiche e la valorizzazione di luoghi storici della storia del nostro territorio dai quali ripartire in nuovi e favolosi racconti .

Miranda Sconosciuto

3 commenti:

Alessandro ha detto...

Brava! Condivido appieno quanto hai scritto.

Ciccosan ha detto...

Troppo tardi. Il treno è passato e non si è fermato; inutile rincorrerlo.
La prova di questa irreversibilità, guarda talvolta il caso, è proprio in qualche post precedente.
Guardandoli viene da chiedersi quanto sia autentica quell’emozione di una città che appare raccolta e rispettosa mentre sfilano le processioni tradizionali delle Pasqua. O non sia invece più reale e rappresentativo quel radunarsi rumoroso e festante negli stessi giorni.

maria ha detto...

Ma spero non si vogliano feste dove le donne dovevano star sedute ad aspettare il cavaliere che le invitava e tutti silenziosamente divertiti a tornare a casa alle 20,30 perchè altrimenti, comincia l'ora delle tenebre...
Nessuno garantirebbe in una festa popolare il non ingresso all'effimero ed ai raduni rumorosi...
Il rispetto dei propri monumenti deve comunque andare oltre una festa popolare o effimera ed oltre una processione religiosa.
Come ed in base a quali situazioni si potrebbe affermare che lo scempio di fonte nuova non sia stata fatta da chi era alla processione tanto quanto ai raduni rumorosi e festosi dei giorni passati?
Io, avrò il mio chiodo fisso, ma spesso, avendo avuto modo di frequentare scuole vastesi, che a scuola, quella del mio tempo, di Vasto e del territorio se ne parlava quasi come obbligo didattico, mentre nei momenti leggeri, ecco che l'intera classe, sotto il controllo di taluni insegnanti, dovevano "sugarsi" i racconti avventurosi di chi aveva barche e barchette e di chi aveva opportunità di grandi e lunghi viaggi di vacanza... il raccontare di una zappata di terra o di una divertente raccolta delle olive o lo stoccare dell'uva, non interessava a nessuno, nemmeno agli insegnati che di certo, non erano marziani.
Non impedirei le feste rumorose e non me la prenderei coi divertimenti effimeri se ho la certezza che dopo l'effimero, dopo il classico pecorone, non si va a rompere od imbrattare monumenti e quanto altro.
Si possono fare tutte le feste popolari che si vogliono, ma se manca qualcosa, questo qualcosa continuerà a mancare e questi episodi, aumenteranno nella misura in cui aumenteranno le feste.
Basterebbe trasformare quel "fastidioso" orgoglio vastese in un orgoglio positivo, in un orgoglio che offre e non che toglie a chi vorrebbe visitare la città di cui tutti quelli che hanno avuto la fortuna di nascerci e continuare a viverci custodiscono, alternandosi tra il sacro ed il profano e non tra l'aggiustare o il voler aggiustare ed il "profanare".
La nuova musica tormentone di cui si accenna anche tra i commenti, non mi piace per gusti musicali e non mi faccio problemi a dirlo, ma non mi sognerei mai di condannarla se nel ballarla o nel suonarla, non si commettono atti violenti: la violenza non è mai in ciò che unisce a livello universale come sa fare l'arte e la cultura... la violenza, il non rispetto, è in ognuno di noi ed a noi sta il doverli trasformare in altro.