Il film della nota attrice vastese costò circa un milione di lire, una cifra astronomica per il periodo, ben lontano dall’essere ripagata, tanto che per il lancio pubblicitario si annunciò che una comparsa sarebbe stata sbranata da un leone.
Distribuito dalla First National Pictures, il film venne presentato in prima assoluta a New York il 15 febbraio 1925.
Distribuito dalla First National Pictures, il film venne presentato in prima assoluta a New York il 15 febbraio 1925.
Il 1924 è un anno d’oro per l’attrice vastese. Con il
regista Guido Brignone gira Maciste
imperatore, il primo dei tre film della serie, recitata dalla Sangro
accanto a quel mitico personaggio che ha fatto sognare tanti italiani,
impersonato da Bartolomeo Pagano, attore genovese ex scaricatore di porto. Il
1924 è anche l’anno di Rosella, sotto
la regia di Guido Di Sandro, con Lucia Zanussi e Nino Camarda, e, soprattutto,
di Quo vadis?, con Elena Sangro nei
panni di Poppea.
Tratto
dall’omonimo romanzo, il Quo vadis? è
una
delle numerose versione cinematografiche del romanzo storico di Henryk
Sienkiewicz, l’opera più famosa dello scrittore polacco, che gli valse il premio Nobel per la letteratura “per i suoi notevoli meriti come scrittore epico”. Pare che l’autore
sia stato ispirato da un viaggio in Italia compiuto nel 1893; il titolo deriva
dalla frase che, secondo i vangeli apocrifi, Cristo disse a San Pietro mentre
fuggiva da Roma: Quo vadis, Domine?
La
storia era già stata portata sullo schermo nel 1901 e nel 1912 con il Quo Vadis? di Enrico Guazzoni,
considerato il primo vero kolossal del cinema. Sulla
spinta dell'enorme successo derivato dal film
di Guazzoni, l'Unione Cinematografica Italiana (U.C.I.), la più grande casa di
produzione europea, sorta quattro anni prima, decise di produrre questo
lussuoso remake affidando le prime scelte a cineasti stranieri. La regia venne
affidata al tedesco Georg Jakoby, coadiuvato da Gabriellino D'Annunzio, la sceneggiatura è di Gabriele D’Annunzio, mentre
la fotografia è di Kurt Courant, Giovanni Bitrotti e Alfredo Donelli.
Del cast internazionale,
formato da attori di tutto rispetto, facevano parte Emil Jannings, nei panni
del crudele Nerone, Elena Sangro in quelli di Poppea, ed ancora Rina De Liguoro
(Eunica), Lillian Hall-Davis (Licia), Andrea Habay (Petronius), Gino Viotti (Chilone
Chilonides), Alphons Fryland (Vinicius) e Bruto Castellani (Ursus).
Il
film costò circa un milione di lire, una cifra astronomica per il periodo, ben
lontano dall’essere ripagata, tanto che per il lancio pubblicitario si annunciò
che una comparsa sarebbe stata sbranata da un leone.
Distribuito
dalla First National Pictures, il film venne presentato in prima assoluta a New
York il 15 febbraio 1925http://it.wikipedia.org/wiki/Quo_vadis%3F_%28film_1925%29
- cite_note-distribuzione-1.
Alla prima furono eseguite, come accompagnamento in sala, le musiche di Cecil
Copping che, però, non venne mai accreditato nei titoli. In Italia, il film fu
distribuito dall’Unione Cinematografica Italiana, uscendo in prima a Roma il 16
marzo dello stesso anno. In Finlandia, il film uscì l’8 marzo, distribuito
dall'Adams Filmi, in Svezia il 22 agosto 1925 ed ancora, il 5 marzo 1928, in
Portogallo.
Il
film, anche se muto, conquistò letteralmente il pubblico, soprattutto quello
europeo, sempre disposto alla meraviglia, grazie alle imponenti scene (davvero
spettacolare la corsa delle quadrighe), ai costumi molto accurati ed alle
ricostruzioni architettoniche degne dell’antica Roma e con qualche seno nudo
che appare in alcune scene.
La trama. L’imperatore Nerone è salito al
potere, ma il suo animo è crudele assetato di atrocità. Le murene ingrassate di
carne umana sono il suo cibo preferito. Vicini a Nerone ci sono Petronio,
cortigiano e scrittore, noto per la sua eleganza, Tigellino, il capo dei
pretoriani e Vitellio, l’emulo di Bacco.
Per ordine di Nerone chiunque si confessi cristiano, o faccia
proseliti alla nuova religione, sarà dichiarato nemico della patria e punito
con la morte. Intanto un soldato, Marco Vinicio, nipote di Petronio,
in un incontro fortuito, s’innamora di una giovane ragazza di nome Licia,
figlia di un Re straniero, portata a Roma come ostaggio e affidata a Plauto. “Il mio amore per te è più forte della
morte”, gli confessa Vinicio, ma il loro amore non è dei più semplici, in
quanto la ragazza è di religione cristiana. Vinicio ottiene da Nerone una
grazia e la ragazza viene trasferita nel Palazzo di Cesare al Palatino. Con lei
va anche Ursus, un uomo dal fisico possente e suo angelo custode. Sorpreso nel
vedere Licia a Palazzo, durante uno dei banchetti di Nerone, Vinicio, acceso
dalla passione, cerca di baciarla, ma la giovane, spaventata dal patrizio e
dalle orge, che in quel momento si svolgono
durante il banchetto, cerca di fuggire. Interviene lo stesso Nerone per
calmarla e l’affida a Lucilla, una giovane liberta.
Livio, il figlio di Nerone e Poppea, sfuggito al
controllo della nutrice Etiopica si ferma a giocare con Livia. Con molta
apprensione, tutti cercano il bambino scomparso e finalmente lo trovano in
giardino a giocare con la ragazza cristiana. L’imperatrice Poppea (Elena
Sangro), si trova davanti alla bella straniera fatta portare a palazzo dal
marito e la fulmina con lo sguardo.
Con un colpo a sorpresa il fedele Ursus rapisce Licia
per riportarla a casa da Plauto. Nerone
da lontano nota la scena. Segue la coppia ed al momento opportuno, quando la
donna è sola, entra nella stanza e le si butta ai piedi. “Se sarai mia, avrai tutti i tesori del mondo ai tuoi piedi!”,
esclama l’imperatore, ammaliato dalla bellezza della fanciulla. Licia rifiuta
l’offerta, implorando Dio, provocando la
collera dell’imperatore che le si scaglia addosso. Provvidenziale è il ritorno
di Ursus che strappa Licia dalle grinfie di Nerone e la porta via.
Poppea richiama Nerone a Palazzo: un misterioso malore
ha colpito loro figlio. Ormai non c’è più speranza, il piccolo muore tra le
braccia della madre straziata dal dolore. Nerone accusa la straniera di aver
stregato il figlio e ordina di trovarla e portarla a Palazzo per la giusta
punizione.
Nerone brucia Roma, ma per sedare la rabbia del
popolo, accusa dell’incendio prima Vitellio e poi Tigellino, il vero esecutore
materiale, infine, consigliato dal filosofo Chilone, da la colpa ai cristiani. Nelle
catacombe, mentre l’apostolo Pietro racconta la vita di Gesù, arrivano i romani
armati per mettere in atto la vendetta di Nerone. Molti di loro vengono
arrestati e condotti al carcere Mamertino, tra cui anche Licia e Ursus. I
cristiani riescono a convincere Pietro a lasciare la città per scampare alle
persecuzioni, ma sulla strada gli appare
Gesù. “Quo vadis, Domine?” dice
Pietro. L’apostolo capisce che il suo destino deve compiersi a Roma e torna sui
suoi passi.
Le torture promesse da Nerone al popolo sono spietate.
I cristiani vengono usati come torce umane. Lo spettacolo si sposta nell’arena
dove, davanti all’imperatore e l’imperatrice, i cristiani muoiono ad uno ad uno
sbranati dai leoni. Alcuni cristiani vengono legati e trascinati dalle
quadrighe, durante una spettacolare gara. Nerone sta pregustando la vendetta: Licia
viene legata sulla groppa di un toro inferocito, ma il forzuto Ursus riesce ad
avere la meglio sull’animale e libera la ragazza. Nel
frattempo tutta Roma è in rivolta aizzati da Vinicio. Ormai è giunta la fine di
Nerone e ne viene chiesta la morte in favore di Galba imperatore. Il tiranna
tenta di fuggire, ma davanti all’arresto non gli rimane che prendere il pugnale
e trafiggersi.
Lino Spadaccini
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