venerdì 8 marzo 2013

Le donne attraverso i versi dei poeti vastesi

"La giornata dell’8 marzo, serve per ricordare soprattutto le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni, le umiliazioni e le violenze cui esse sono fatte oggetto in molte parti del mondo."

Nella giornata internazionale della donna, celebrata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909 ed in Italia dal 1922, vogliamo ricordare questa festa attraverso i versi di alcuni poeti vastesi.
Cominciamo con
i versi in lingua dell’avvocato Domenico De Luca (1817-1881),  dove il poeta ripercorre i desideri delle donne nelle varie età della vita:

Ad anni nove, senza sale in testa,
La donna ama la pupa e il dì di festa.

Se poi a quindici anni ha un bel sembiante
Desia lo specchio ed il vestir galante.

Più delle vesti e dei divertimenti,
Un bel marito vuole ad anni venti.

Ma se a trent’anni resta ancor zitella,
Ama il rossetto per sembrar più bella.

E a cinquant’anni, senza pregi e vanti,
Corre alla chiesa per burlare i santi.

La giornata dell’8 marzo, serve per ricordare soprattutto le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni, le umiliazioni e le violenze cui esse sono fatte oggetto in molte parti del mondo.
Si dice che dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, ma anche che l’uomo senza una donna è come un corpo senz’anima, oppure una barca senza mare o un fiore senza sole perché, come spiega Gianluigi Delli Quadri,

Donna

Sei come l'onda che ritorna placida o furibonda
accarezzi o schiaffeggi i nostri sensi
e ci rendi schiavi o ladri di un tuo sguardo

Con quegli occhi divertiti e gioiosi rivolti altrove
oppur spaventati o coraggiosi che dicono
Fa niente... ce la posso fare ancora

In una famosa canzone di qualche tempo fa, Vasco Rossi scrisse che “dentro gli occhi delle donne ci sta il mondo tutto intero per noi”. Nella poesia Bbill’ucchie, il poeta Fernano D’Annunzio esalta gli occhi delle donne, che sono meglio di due smeraldi che fanno rimanere incantati:

Ma chi tti ni vu' fa' di ddu' smiralde,
pure si fusse di cende caràte!?...
Chiss'ucchia tù' fa rimanè 'ngandàte,
te' nu culore che me fa 'mmattì.

Mi pare' ddu' laghitte di muntagne
che, nghi lu ciele, di culore cagne;
di notte ci s'armìre lune e štelle
e arlùce quanda tè' la trimarèlle.

Arret' a 'ssi pinnazze lungh' e nnire
ci si legge 'nnucenze e cundintezze,
se ci' avessa spuntà 'na lacrimucce
vimm' a circà nu vasce e 'na carezze.

Fa ca nisciune e niente si pirmette
di 'ndruvutà chiss'acqua crištalline,
fa ca 'n succede ma' che 'na matine,
abbruvugnose, 'n terre adà huardà.

E chiudiamo una bella poesia passionale scritta dal poeta Romualdo Pantini (1877-1945) dal titolo
Voluttà gentile:

O petali di rose
lievi coppe di baci,
un amor vi compose
e un amor vi sfoglia
per una vaga voglia
di assaporare l’orme dei suoi baci.

O petali di rose
ch’ella infuse di baci,
dolcemente per gioco
vi sfoglio a poco a poco,
e voi tutto rendete
alla mia viva sete
l’alito ed il fervore dei suoi baci!

Lievi coppe di baci,
or tutte separate
voi siete e palpitate a’ miei respiri:
vi ribacio e dispongo in vaghi giri.
Ecco: ho scritto il suo nome!
E l’occhio mi si vela, e non so come,
forse per la dolcezza che mi date!

I nostri più sinceri auguri a tutte le donne.

Lino Spadaccini

ULTIM'ORA: DAL PROF. LUIGI MEDEA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UNA SUA POESIA SULL'8 MARZO

8 MARZO

Nel solare profumo di mimose
canto a te, o donna, canto
al tuo cammino, che si fa
storia
ricerca nel tormento
dono d'amore accanto ad ogni uomo.

Sei tu che porti linfa nel deserto,
quando apri
le tue ali di gabbiano e solchi
gli orizzonti sconfinati
per cancellare le orme
di un passato che ti voleva
idolo ed oggetto
mercificato sulle immote sponde.

Sei tu
che accendi l'alba dell'amore,
quando disciogli
grumi di passioni e feconda
diventi come il fiore
nel casto amplesso di tenere carezze.

Sei tu
che eterni il senso della vita,
quando con le rughe
ormai già fitte - fredda raggiera
attorno agli occhi – resti
una fragranza indefinita,
musica dolce
sgorgata nella sera
per fugare gli spettri della notte.

LUIGI ALFIERO MEDEA

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