Come tutta la popolazione presente nella zona orientale di
Vasto, in prossimità del Muro delle Lame, anche le suore delle Figlie della
Croce hanno vissuto quei tragici momenti in prima persona.
Il loro triste destino sembrava ormai segnato: tutta la zona
era già stata evacuata per le profonde lesioni apparse su Via Adriatica, che
non lasciavano presagire nulla di buono. Solo alle suore era stato concesso di
rimanere nell’istituto per qualche giorno in più.
“Quella notte nessuna
delle dodici suore dell’asilo aveva pensato di dormire”, raccontò Giorgio
Pillon in
ALL'INTERNO FOTO INEDITE
un commovente articolo apparso agli inizi di marzo sulla Settimana Incom, “Riunite in cucina, le religiose erano rimaste in preghiera fino
all’alba. La cappella era stata chiusa per ordine del vicario. Sgombrate e
chiuse erano state anche una ventina di altre stanze poste sul lato orientale
minacciato dalla frana. All’alba, prima ancora che si alzasse sull’orizzonte
(un sole di fuoco in un cielo limpidissimo) le suore avevano cominciato a
prepararsi. Alle sette sarebbero giunti i pompieri. Caricati su alcuni camion
tutte le masserizie, le dodici suore avrebbero lasciato per sempre quel loro
istituto che un benefattore aveva regalato all’ordine delle Figlie della Croce
novanta anni prima”.
Le suore non avrebbero lasciato la struttura fino a quando
non avessero portato via la pisside dorata con il Sacramento. E poco prima
delle 11 del mattino, proprio mentre don Michele Ronzitti prendeva la pisside
in mano e se la stringeva al petto, si udì il boato della frana ed il crollo inesorabile
degli edifici e del muraglione. Per miracolo, l’asilo non crollò subito e don
Michele e le suore poterono mettersi in salvo.
Attraverso l’appello lanciato sul periodico locale Histonium, cominciò una raccolta fondi
per la ricostruzione, in tempi brevi, di un nuovo e funzionale istituto. Da più
parti non tardarono ad arrivare adesione con donazioni, dalle più piccole alle
più importanti.
Michele Cicchini, a nome dei residenti di Detroit, insieme
all’offerta, inviò una lettera indirizzata al Sindaco: “Egregio si. Sindaco, a nome dei vastesi residenti a Detroit esprimo il
nostro dolore alla notizia della terribile frana di Vasto. Anche se tanto
lontani dalla Patria e dalla cara Vasto, il nostro pensiero è sempre là, nel
paese che ci ha dato i natali… Commosso da tale tragedia, mi sono rivolto alle
poche famiglie vastesi residenti a Detroit e con grande soddisfazione sono
riuscito a raccogliere la somma di duecentodiciassette dollari”.
La piccola Rina Di Cicco, in una lettera indirizzata a Suor
Angela Teresa, scrisse: “Io mi trovo
bene, frequento ancora la 3. Classe. L’anno scorso mi è stato molto duro, ma
quest’anno vado molto bene e spero che l’anno prossimo passerò in 4. Abitiamo
vicino alla chiesa Italiana da poco costruita, così non trascuriamo mai i
doveri religiosi e così pregherò la Madonnina che vi possa ridare tutto il
necessario per continuare il vostro lavoro. Saluti a tutti i miei compagni di
scuola. Vi bacio la mano e vi ricordo sempre”.
Il 2 dicembre 1956, da New York, Umberto Bottari scrisse una
lettera alla Madre Superiora delle figlie della Croce: “Rev.ma madre Superiora, con dolorosa angoscia appresi la notizia del
disastro che ha colpito la zona più bella della nostra cara Città e, in modo
particolarmente triste, ho considerato la difficile situazione nella quale si
sono venute a trovare le buone Suore della Croce, che, con vero spirito di
sacrificio e di abnegazione, da quasi un secolo, svolgono a Vasto la loro
infaticabile opera di educazione e di bene per le anime. Sinceramente
immedesimato nel loro caso, mi rendo conto degli ostavoli e delle incertezze
che si parano alla lodevolissima intenzione di intraprendere la costruzione di
un nuovo Istituto, tanto costoso quanto necessario per le finalità insite nella
sua stessa vita futura, in continuazione del luminoso passato di cui già
diverse generazioni hanno beneficiato”.
Molte donazioni arrivarono da gente sconosciuta, impietosita
dall’appello rivolto attraverso le pagine della Settimana Incom, grazie al commovente racconto scritto da Giorgio
Pillon.
Le suore per alcuni anni furono costrette a peregrinare in
vari locali, fino al 1959, quando venne inaugurato il nuovo Istituto, in Via
Madonna dell’Asilo, dove ancora oggi si trova.
Lino Spadaccini
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