giovedì 2 giugno 2022

Pillole di Storia: quando dal porto di Vasto partivano ingenti carichi di "mortelle"



IL PORTO DI VASTO NEL MEDIO EVO
A cominciare dall’inizio del Trecento, in Abruzzo, divenne molto florido il commercio di mortelle (o mirto) perché ricche di tannino ed indispensabili alle concerie. Dai porti di Vasto e Pescara partivano ingenti quantitativi per il centro nord. La raccolta di quelle piante cespugliose divenne così intensa che l’Oratorio di San Filippo Neri, che allora reggeva l’Abbazia di S. Giovanni in Venere fu costretta a vietarne la raccolta per un anno in modo da consentire alle piante di crescere di più. Il re di Napoli Ladislao di Durazzo ( 1376\1414, figlio di Carlo III e Margherita di Durazzo, ultimo discendente maschio del ramo principale degli Angioini) alla fine del Trecento, in considerazione del volume di traffico del porto, autorizzò l’ “Università” di Vasto ad imporre un dazio sull’esportazione di quella merce, beneficio che avvantaggiò notevolmente l’economia comunale. Anche se lo sfruttamento maggiore fu appannaggio di piccoli e grandi feudatari. I d’Avalos, dall’ “affitto delle mortelle”, nelle selve di pino d’Aleppo alla foce del Pescara, trassero enormi benefici. Il commercio delle mortelle durò fino al XIX secolo. 


Nicolangelo D’Adamo

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