di gfpollutri
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Vasto Marina |
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A metà settembre lanciavo, da Qui
Quotidiano, un mio sommesso ma chiaro “Sos-Palme
alla Marina”, sollecitando interventi, chiedendo (senza risposte, al
solito, da chi dovrebbe darle) del perchè della mancata quanto prescritta
attenzione e cura. Ora, sull’argomento si stanno susseguendo note e commenti, maggiore
consapevolezza e prese di posizione fruttuose, ma non sempre nel verso giusto. Qui
- mi permetto di far osservare - il discorso coinvolge assieme cura dell’ambiente
naturale e sistemazione urbana, verde pubblico e decoro ambientale, rintanati
ambientalisti della Riserva e latitanti uomini pubblici sui quali sono molte le
riserve da fare.
Leggo di osservazioni soggettivamente logiche e razionali, ma del tutto
teoriche e in concreto inutili. Annotazioni da cui si evince la mancanza di
raziocinio, competenza, e persino del buon senso, da parte degli “uffici tecnici”,
vivaisti e botanici e non meno di amministratori ir-responsabili, ma che rischiano
di fare “accademia” e sfuggono alla necessità principale della Comunicazione di
evidenziare chi debba decidere, in qual modo e cosa, nel deliberare e attuare
un verde pubblico “installato”, più che progettato; del come si conserva e si
cura, del quando e sin dove si fa manutenzione e magari valorizzazione di ciò
che si ha o si è impiantato.
Tutto a questo mondo muta ed è mutabile, si sà, ed è buon senso farsene
una ragione. Più che filosofica è una considerazione di semplice osservazione
degli accadimenti terrestri e umani nel tempo, ma - pur volendo accettare un’utile
discettazione di quali essenze arboree siano da impiantare, qui, oggi e per il
futuro - le numerose palme oggi presenti in città, specie alla Marina,
rappresentano un patrimonio, d’immagine e ambientale, che allo stato presente,
e finchè possibile, va tutelato con ogni mezzo e con i metodi giusti. Se ciò è
quel che si vuole, la questione va
compresa nella dovuta e responsabile cura che delle aree verdi si deve avere anche
in ambiente urbano, in una società che vuol dirsi civile, sviluppata e
intelligentemente portata a curare i propri interessi, turistici e non solo.
Se questo è vero e necessario, al contrario occorrerà dire e ammettere che
- per intenderci - mentre per “far bella la Piazza (Rossetti)”
banalmente oggi si collocano sciatti vasoni in cemento con avventizie
“piantarelle” d’ulivo e le inflazionate “cycas” del sud-est asiatico, in altre
parti della città erbacce e disordine vegetale, privato e pubblico, sono tranquillamente
tollerati e persino non ‘visti’. Bisognerà invece vedere e ammettere che nei Lungomare Cordella e Duca Abruzzi e
all’interno degli stessi Stabilimenti (tranne che in pochi e pregevoli casi)
quelle che dovrebbero essere “aiuole” verdi e fiorite (quantomeno rizzollate e
messe in ordine per la stagione balneare) sono in realtà degli spogli sterrati
con qualche residuale essenza vegetale, buone per i bisogni dei cani lì
lasciati gironzolare e liberamente defecare, o ancora lasciate ricolme di
sabbia depositata dai venti nell’inverno...
Uno stato di cose che è
immagine-denuncia capace di ricordarci di quanto lontana dalle nostre terre e
menti (sempre più massificate e negativamente ‘meridionalizzate’) siano la
giusta considerazione e il dovuto rispetto - al tempo stesso e inscindibilmente,
come mi ostino a scrivere - di ambiente/natura e d’insediamento antropico e
urbano.
gfpollutri
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