domenica 14 ottobre 2012

Palme o non palme

Se è la cura del “verde” in generale e dell’ambiente ”urbano” (il rispetto dell’uomo e per l’uomo) che deve starci a cuore.

 di gfpollutri

Vasto Marina



Vasto Marina

Vasto Marina



A metà settembre lanciavo, da Qui Quotidiano, un mio sommesso ma chiaro “Sos-Palme alla Marina”, sollecitando interventi, chiedendo (senza risposte, al solito, da chi dovrebbe darle) del perchè della mancata quanto prescritta attenzione e cura. Ora, sull’argomento si stanno susseguendo note e commenti, maggiore consapevolezza e prese di posizione fruttuose, ma non sempre nel verso giusto. Qui - mi permetto di far osservare - il discorso coinvolge assieme cura dell’ambiente naturale e sistemazione urbana, verde pubblico e decoro ambientale, rintanati ambientalisti della Riserva e latitanti uomini pubblici sui quali sono molte le riserve da fare.
Leggo di osservazioni soggettivamente logiche e razionali, ma del tutto teoriche e in concreto inutili. Annotazioni da cui si evince la mancanza di raziocinio, competenza, e persino del buon senso, da parte degli “uffici tecnici”, vivaisti e botanici e non meno di amministratori ir-responsabili, ma che rischiano di fare “accademia” e sfuggono alla necessità principale della Comunicazione di evidenziare chi debba decidere, in qual modo e cosa, nel deliberare e attuare un verde pubblico “installato”, più che progettato; del come si conserva e si cura, del quando e sin dove si fa manutenzione e magari valorizzazione di ciò che si ha o si è impiantato.
Tutto a questo mondo muta ed è mutabile, si sà, ed è buon senso farsene una ragione. Più che filosofica è una considerazione di semplice osservazione degli accadimenti terrestri e umani nel tempo, ma - pur volendo accettare un’utile discettazione di quali essenze arboree siano da impiantare, qui, oggi e per il futuro - le numerose palme oggi presenti in città, specie alla Marina, rappresentano un patrimonio, d’immagine e ambientale, che allo stato presente, e finchè possibile, va tutelato con ogni mezzo e con i metodi giusti. Se ciò è quel che si vuole, la questione va compresa nella dovuta e responsabile cura che delle aree verdi si deve avere anche in ambiente urbano, in una società che vuol dirsi civile, sviluppata e intelligentemente portata a curare i propri interessi, turistici e non solo.
Se questo è vero e necessario, al contrario occorrerà dire e ammettere che - per intenderci - mentre per “far bella la Piazza (Rossetti)” banalmente oggi si collocano sciatti vasoni in cemento con avventizie “piantarelle” d’ulivo e le inflazionate “cycas” del sud-est asiatico, in altre parti della città erbacce e disordine vegetale, privato e pubblico, sono tranquillamente tollerati e persino non ‘visti’. Bisognerà invece vedere e ammettere che nei Lungomare Cordella e Duca Abruzzi e all’interno degli stessi Stabilimenti (tranne che in pochi e pregevoli casi) quelle che dovrebbero essere “aiuole” verdi e fiorite (quantomeno rizzollate e messe in ordine per la stagione balneare) sono in realtà degli spogli sterrati con qualche residuale essenza vegetale, buone per i bisogni dei cani lì lasciati gironzolare e liberamente defecare, o ancora lasciate ricolme di sabbia depositata dai venti nell’inverno...
Uno stato di cose che è immagine-denuncia capace di ricordarci di quanto lontana dalle nostre terre e menti (sempre più massificate e negativamente ‘meridionalizzate’) siano la giusta considerazione e il dovuto rispetto - al tempo stesso e inscindibilmente, come mi ostino a scrivere - di ambiente/natura e d’insediamento antropico e urbano.

gfpollutri

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