lunedì 1 ottobre 2012

Le bottiglie di pomodoro in casa, tra emozione e rito

di Rodrigo Cieri
http://dalcampaniledicelenza.wordpress.com/2012/09/29/la-bottiglia-fatta-in-casa-emozione-e-rito/
La bottiglia fatta in casa, emozione e rito
L’unicità del prodotto tradizionale nel libro “La salsa siamo noi” di Lia Giancristofaro
 “La salsa siamo noi” è il titolo dell’ultimo libro di Lia Giancristofaro, docente di antropologia culturale alla “D’Annunzio” di Chieti, presentato a San Salvo, il 28 settembre 2012, dall’Associazione Abruzzodamare.tv, nella sala convegni della Cooperativa Eurortofrutticola.
Del pubblico interessato e affascinato, dopo l’introduzione dell’evento, ha
moderato gli interventi Roberta Di Stefano rivelatasi, quale “figlia d’arte” (e qualcuno direbbe «non fu sì forte il padre e il cor materno nell’udirlo esulti»), disinvolta e sicura di sé. Presenti i dirigenti dell’associazione e il presidente provinciale della Confederazione Italiana degli Agricoltori Giuseppe Torricella, per il quale occorre una maggiore sinergia per la salvaguardia e la valorizzazione delle tipicità e qualità dei prodotti locali. Intorno al brodetto di pesce, ad esempio, ruotano il pomodoro, l’olio extravergine di oliva, aglio fino ai vini abruzzesi tra cui il Trebbiano che ha ottenuto il primo premio a livello nazionale. La conserva fatta in casa offre la sicurezza della qualità e l’orgoglio di una produzione personalizzata e ricercata tanto da trovare esaltazione nella canzone del cantante di Casalbordino, Roby Santini, “La buttijje de pammadore”.

Se ognuno mangia quello che vuole essere, questo manufatto tradizionale ed elemento essenziale della dieta mediterranea, secondo l’antropologa, assume il significato del “bene intangibile” e rientra in un rituale legato al giorno della bottiglia, giorno sacro, in cui le famiglie si ricompongono legate dalla forte emozione. Il prodotto non ha un marchio riconosciuto che si impone alla commercializzazione, ma è garantito dalla fiducia e dalla sicurezza che dietro c’è la donna “pulita” che seleziona e lava i pomodori uno a uno. Un frammento del passato che viene ripescato e che, a differenza ad esempio di tante parate costose, non costa nulla.
La salsa fatta in casa ha il suo ciclo completo in loco e tuttavia, quasi in forma sotterranea, dai garage e cantine delle nostre abitazioni, viene esportata nelle città del centro e del nord Italia.

Certo i prodotti dei supermercati, cui si stanno abituando tanti giovani che non trovano il tempo o la voglia di impegnarsi intensamente qualche giorno nella casa del paese a provare l’emozione del produrre in proprio, hanno un buon sapore, ma la “bottiglia” anche impolverata della cantina è un’altra cosa. È un sapere e un sapore di casa. Si evolvono le tecniche, ma quell’emozione legata al valore patrimoniale è unica, intangibile.

Personalmente faccio parte di quelli, cui accennava l’autrice del libro, che da ragazzo, chiamato da vari parenti e famiglie amiche, legava i tappi di sughero con lo spago. Senza guanti lascio immaginare i segni lasciati sulle mani. Anch’io, prima dell’acquisto dell’ultima macchinetta elettrica, ho legato la vecchia, di cui ero addetto a girare la manovella, al motore della lavatrice. E che velocità! Bisognava sbrigarsi e con il mestolo ben capiente a versare il pomodoro bollente perché venisse “passato”.
E poi l’emozione finale! Che sudata per far bollire le cento bottiglie a bagnomaria dentro il caldaio di rame con la fiamma delle ceppe! Bastano tre carriole!
Infine la soddisfazione di mettere le bottiglie in fila pronte lì per essere prelevate: regalo, pasta, pizza etc.
Ha ragione l’autrice: La salsa siamo noi . È il marchio non scritto, ma che ha la sua unicità e che fa esclamare: questo prodotto è stato fatto in casa, nella mia casa!

Rodrigo Cieri

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