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La bottiglia fatta in casa, emozione e rito
L’unicità del prodotto tradizionale nel libro “La salsa siamo noi” di Lia Giancristofaro
“La salsa siamo noi” è il titolo dell’ultimo libro
di Lia Giancristofaro, docente di antropologia culturale alla “D’Annunzio” di
Chieti, presentato a San Salvo, il 28 settembre 2012, dall’Associazione
Abruzzodamare.tv, nella sala convegni della Cooperativa Eurortofrutticola.
Del pubblico interessato e affascinato, dopo
l’introduzione dell’evento, ha
moderato gli interventi Roberta Di Stefano
rivelatasi, quale “figlia d’arte” (e qualcuno direbbe «non fu sì forte il padre e il cor materno nell’udirlo esulti»), disinvolta e sicura di sé.
Presenti i dirigenti dell’associazione e il presidente provinciale della
Confederazione Italiana degli Agricoltori Giuseppe Torricella, per il quale
occorre una maggiore sinergia per la salvaguardia e la valorizzazione delle
tipicità e qualità dei prodotti locali. Intorno al brodetto di pesce, ad
esempio, ruotano il pomodoro, l’olio extravergine di oliva, aglio fino ai vini
abruzzesi tra cui il Trebbiano che ha ottenuto il primo premio a livello
nazionale. La conserva fatta in casa offre la sicurezza della qualità e
l’orgoglio di una produzione personalizzata e ricercata tanto da trovare
esaltazione nella canzone del cantante di Casalbordino, Roby Santini, “La
buttijje de pammadore”.
Se ognuno mangia quello che vuole essere,
questo manufatto tradizionale ed elemento essenziale della dieta mediterranea,
secondo l’antropologa, assume il significato del “bene intangibile” e rientra
in un rituale legato al giorno della bottiglia, giorno sacro, in cui le
famiglie si ricompongono legate dalla forte emozione. Il prodotto non ha un
marchio riconosciuto che si impone alla commercializzazione, ma è garantito
dalla fiducia e dalla sicurezza che dietro c’è la donna “pulita” che seleziona
e lava i pomodori uno a uno. Un frammento del passato che viene ripescato e
che, a differenza ad esempio di tante parate costose, non costa nulla.
La salsa fatta in casa ha il suo ciclo
completo in loco e tuttavia, quasi in forma sotterranea, dai garage e cantine
delle nostre abitazioni, viene esportata nelle città del centro e del nord
Italia.
Certo i prodotti dei supermercati, cui si
stanno abituando tanti giovani che non trovano il tempo o la voglia di
impegnarsi intensamente qualche giorno nella casa del paese a provare
l’emozione del produrre in proprio, hanno un buon sapore, ma la “bottiglia”
anche impolverata della cantina è un’altra cosa. È un sapere e un sapore di
casa. Si evolvono le tecniche, ma quell’emozione legata al valore patrimoniale
è unica, intangibile.
Personalmente faccio parte di quelli, cui
accennava l’autrice del libro, che da ragazzo, chiamato da vari parenti e
famiglie amiche, legava i tappi di sughero con lo spago. Senza guanti lascio
immaginare i segni lasciati sulle mani. Anch’io, prima dell’acquisto
dell’ultima macchinetta elettrica, ho legato la vecchia, di cui ero addetto a
girare la manovella, al motore della lavatrice. E che velocità! Bisognava
sbrigarsi e con il mestolo ben capiente a versare il pomodoro bollente perché
venisse “passato”.
E poi l’emozione finale! Che sudata per far
bollire le cento bottiglie a bagnomaria dentro il caldaio di rame con la fiamma
delle ceppe! Bastano tre carriole!
Infine la soddisfazione di mettere le bottiglie
in fila pronte lì per essere prelevate: regalo, pasta, pizza etc.
Ha ragione l’autrice: La salsa siamo noi . È il marchio non scritto, ma che ha la sua unicità e che fa
esclamare: questo prodotto è stato fatto in casa, nella mia casa!
Rodrigo Cieri
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