Dai tempi dell’antica
Histonium fino a tempi più recenti, Vasto ha avuto molti
giorni infelici a
causa di numerose calamità che hanno colpito la sua gente: terremoti, invasioni
di cavallette, scoscendimenti di terreno, tifo petecchiale, morbo asiatico e
peste bubbonica. Proprio quest’ultima calamità, nel 1657, infierì in tutta
l’Italia meridionale e, in particolar modo, a Napoli, Foggia, S. Severo e
Lucera, provocando circa quattrocentomila decessi.
Anche a Vasto, visto
l’avvicinarsi del pericolo, si temeva per le sorti delle famiglie, e si
cominciò a pregare con fervore e devozione. Nel frattempo, all’Arcivescovo di
S. Giovanni Rotondo apparve la celeste visione ad annunziargli che tutte le
città che avrebbero posseduto una pietra della basilica di S. Michele del
Gargano, sarebbero state preservate da tutti questi flagelli. Così il 19 marzo
dello stesso anno, il clero di S. Maria, accompagnato da tutto il popolo andò a
posare la prima pietra della chiesa con scolpita la croce e la sigla SMA, nella
quale venne incastrata una pietruzza della basilica di S. Michele del Gargano.
Il terreno fu donato da
Francesco Crisci, mentre la chiesa fu terminata nel 1675, come riferisce
l’iscrizione murata sopra la porta della chiesa, dettata da Giovanni Palma, che
in quel tempo era segretario del Marchese d’Avalos.
MICHAELI
SVPREMO COELESTIS MILITIAE DVCI
SEXQVE ALIIS DEO ADSTANTIBVS HIERARCHIS
SPIRITIBVS
AMORE FERVIDIS
VIRTVTE POTENTIBVS
AVXILIO PROPINOVIS
DEBACCHIANTE CONTAGI INCOLVMES AC TERREMOTV
SERVATI
CIVES ISTONIENSES
TEMPLVM
E CONSPECTV GARGANI BASILICAE
BENE ACCEPTI STATVVNT
MONVMENTVM
ET PIETATIS POSTERIS IMITANDAE
PONVNT
EXEMPLVM
M D C LXXV SALVTIS VOLVENTE ANNO
(A Michele, capo supremo della milizia celeste e gli altri sei Arcangeli,
che sono all’immediato cospetto di Dio con fervente amore, prodigiosa potenza e
accorrente soccorso, i Cittadini Vastesi, rimasti incolumi da furiosa epidemia
e da terremoto innalzarono un tempio prospiciente la basilica del Gargano come
monumento di animo grato e lo consegnano ai posteri come esempio di pietà da
continuare nei secoli).
Ogni qualvolta una calamità
colpiva o minacciava di colpire la nostra città, il popolo acclamava a gran
voce la protezione dell’Arcangelo Michele. In particolare si ricordano tre
episodi. La prima avvenuta nel 1805 quando per l’esplosione di un nuovo vulcano
nel vicino Matese, si sentirono ripetute scosse telluriche, che causarono
ingenti danni in molti paesi limitrofi, ma non nella nostra città.
Altra circostanza, ben più
terribile della prima, avvenne tra il marzo del 1817 ed il gennaio del 1818,
quando una terribile epidemia costò la vita ad oltre 2500 persone. Solo grazie
al prodigioso intervento dell’Arcangelo la malattia venne scacciata.
L’ultimo episodio avvenne verso la fine del
1836 quando il colera scoppiato nella vicina Rodi minacciava il contagio anche
nel territorio del Vasto: il popolo vastese, che aveva ancora negli occhi le
scene strazianti di quello che era accaduto solo vent’anni prima, cominciò a
pregare ed a premunirsi per evitare il male. Nel dicembre successivo, il
Sottintendente Coletti ordinò un triduo di ringraziamento a S. Michele,
affinché preservasse la città dal colera.
Passarono solo pochi mesi e di nuovo il
temibile cholera morbus si riaffacciò alle porte della città, dapprima a
Portocannone, nel vicino Molise, mentre il 13 luglio 1837 si riscontrò il primo
caso di contagio a Vasto. Fino al
successivo 22 settembre, le persone rinchiuse in contumacia, in alcune stanze
del Convento di Sant’Onofrio, per sospetti di malattia, furono circa venti
mentre quindici furono i decessi.
Per aver tenuto lontano il colera dalla
nostra città, la statua dell’Arcangelo è stata impreziosita delle insegne in
argento, mentre la chiesa è stata consolidata, ampliata e decorata nell’anno
1852, così come recita l’iscrizione dettata dal canonico Giacomo Tommasi, posta
sull’architrave della cantoria:
DIVO MICHAELI ARCHANGELO
AB HISTONIO 1837 MORBUM CHOLERAM
VIX EXORTUM PROFLIGANTI
SIMULACRUM
ARGENTEIS HONESTATUM INSIGNIBUS
AEDES SACRA
SUFFULTA AUCTA DECORATA 1852
In tempi di carestia o di
epidemie, il popolo vastese si votava ai Santi per ottenere la grazia
dell’allontanamento delle malattie e di altre calamità, o per la venuta della
pioggia. Nell’inverno del 1849 la scarsa precipitazione di pioggia aveva reso
il terreno molto arido mettendo a serio rischio il buon fine dei vari raccolti.
Le autorità cittadine, ascoltando l’accorato appello degli agricoltori, organizzarono
un triduo di preghiera ed una processione per le vie della città. Ancora una
volta, il Santo protettore non mancò di ascoltare le preghiere dei vastesi. Il
canonico Florindo Muzj nel suo Diario,
in data 9 maggio 1850 annotava: “Ritorno
processionale in S. Giuseppe, co’l clero, decurionato, e concorso di popolo,
del nostro Protettore S. Michele; e triduo incominciato questa sera al detto
Santo, onde ottenere presso Dio la grazia di una sufficiente pioggia alle
nostre inaridite campagne, i di cui seminati sono in procinto di seccarsi…
Miracolo! A mezz’ora incominciò la pioggia”. La perturbazione continuò il giorno successivo con una pioggetta benefica, e anche il 12 maggio
successivo con altra pioggia salutare.
Per devozione del popolo
vastese, nel 1827 S. Michele venne acclamato patrono della città e papa Leone
XIII confermò tale volontà fissando il 29 settembre quale giorno della
festività.
Lino Spadaccini
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