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F. Pietrocola: G. Garibaldi |
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F. Pietrocola: Maria Carolina di Borbone, Museo del Prado |
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F. Pietrocola: ritratto di Thorvaldsen, Thorvaldens Museum |
di
Lino Spadaccini
Solo
qualche giorno fa parlando di “Via Francesco Pietrocola” e dei dubbi
sull’esattezza della denominazione, affermavano di essere pienamente concordi
con la tesi di Giorgio Pietrocola di Roma, il quale asseriva che la via in
realtà è da attribuirsi a Floriano Pietrocola, pittore miniaturista, oppure a
un suo zio omonimo, giovane municipalista trucidato dai rivoltosi nei moti del
1799. Oggi tratteremo del rinomato pittore, rimandando ad altra occasione un
breve cenno sull’altro personaggio.
Floriano
Pietrocola nacque a Vasto, nella casa situata su Corso Palizzi, in prossimità
dell’Arco di Porta Nuova, da Emanuele, agiato proprietario, e Clementina dei
Baroni Anelli. Fratello minore di Giuseppe, altro figlio vastese, che diventerà
uno dei personaggi più illustri del Regno di Napoli nel campo della scienza
medica.
Dopo
aver compiuto i primi studi a Vasto, all’età di 22 anni, costretto dal padre, si trasferì a Napoli per proseguire gli studi
di legge, ma seguendo la sua inclinazione e il suo istinto, si dedicò con
passione alla pittura, in particolare nei ritratti e nelle miniature, sotto la
guida del maestro Costanzo Angelini.
Innamorato
della penisola sorrentina, per sei mesi all’anno si trasferiva presso la casina
del Marchese d’Andrea a Sant’Agata di Massalubrense. Molti suoi quadri furono
ispirati proprio da donne di Sant’Agata, ma tra le sue opere troviamo anche
ritratti di personaggi famosi come lo scultore Thorvaldsen, Maria Carolina di
Borbone, Maria Adelaide d’Asburgo Lorena e suo marito Vittorio Emanuele II,
oppure la miniatura ovale di soli otto centimetri con il celebre ritratto di
Giuseppe Garibaldi, realizzato intorno al 1860.
Il
critico d’arte, nativo di Giulianova,Vincenzo Bindi, nella sua monumentale
opera sugli artisti abruzzesi, scrisse: “…Ed
in questa branca dell’arte divenne davvero sommo: il suo stile è accurato,
elegante, elaborato, e, avuto riguardo alle condizioni dell’arte in quei tempi,
dignitoso e pieno di nobiltà… Nessuno ha superato Pietrocola nel ritrarre con
stupenda verità e con finezza e morbidezza impareggiabile di pennello, i suoi
protagonisti; egli non è un semplice esecutore materiale; m, come Tiziano e Raffaello
di Urbino, studia il carattere morale e l’indole de’ suoi personaggi,
penetrando ne’ segreti della espressione e del carattere, e studiando di
ritrarre dallo splendore e dalla vivezza degli occhi, da’ lineamenti del volto
e dall’attaccamento della persona gl’interni moti dell’animo, la serena gioja,
la malinconia, il dolore…”.
Se
il ritratto e la miniatura erano la sua specializzazione, Floriano Pietrocola
realizzò alcuni quadri ad olio, studi di vita campestre e costumi, che
servirono per illustrare opere di alcuni scrittori napoletani, ed alcuni
acquerelli, come ad esempio quelli realizzati per l’Esposizione Italiana
Agraria, Industriale e Artistica, tenutasi a Firenze nel 1861, con le opere Due donne inginocchiate, costume di Sorrento,
Una contadina di Massa Lubrense e Una donna dell’isola di Procida.
Nel
“The Art Journal”, quotato giornale
d’oltre manica, nel 1855, parlando della pittura napoletana, si affermava che
le opere del Pietrocola erano tra le più richieste a Napoli. Nello stesso anno,
Lord Napier, nel suo “Notes on modern
painting at Naples”, dedicò ben quattro pagine all’artista vastese. “His style in miniature is careful
and elaborate”, scrisse il critico inglese, “and if the previous condition of the art be considered, it is by no
means deficient in dignity and elegance”. Ed ancora: “Sig. Pietrocola has furnished compositions of three persons on the same
ivory, but he is reluctant in such efforts, and it may be admitted that he il
less distinguished for freedom and variety in attitude and combination, than
for the execution of the single figure; nor is he so praiseworthy in the
delineation of the hand, as in that of the countenance and dress. His most
decided merit is in the likeness, which is generally striking and happily
individualized, for he is not a mechanical imitator, but has sought to
penetrate the secrets of expression and character by an assiduous study of
Lavater, and Giambattista della Porta, who anticipated the speculations of the
physiognomist of Lucerne”.
Con
l’avanzare dell’età, abbandonati colori e pennelli, Floriano Pietrocola si
ritirò definitivamente nella sua casa di Sant’Agata di Massalubrense dove si
spense la sera del 4 agosto 1899 all’età di novantadue anni.
La
notizia della morte giunse presto anche nella sua città natale destando
scalpore e costernazione per la morte di un grande artista che, anche se
lontano fisicamente, era rimasto sempre molto legato alla sua terra.
Sul
periodo Istonio, in un articolo
commemorativo si leggeva: “…Era quindi naturale che un uomo così intero e così coerente fosse
nemico di ogni impostura, amante di ogni bello naturale, morale, intellettuale,
commissariatore di tutti i sofferenti, amantissimo della grandezza della
patria, memore del martirio dello zio omonimo, vittima della spietata tirannide
e dell’amore alla libertà… Ed è singolare e forse tipico come Floriano
Pietrocola, ammesso nelle Corti, siasi mantenuto nemico di ogni cortigianeria e
fedele alle sue opinioni essenzialmente e sinceramente democratiche, senza l’ombra
della ostentazione”. E come artista il cronista dell’Istonio affermava: “…i suoi
celebratissimi ritratti in miniatura, sparsi nel palazzi principeschi e nelle
Regge, ànno una freschezza insuperabile; le sue madonne ànno un magico
splendore, e mentre assumono agli occhi di chi guarda tutta una rivelazione di
misteri, di castità e di vita, accendono un senso profondo di riverenza e di
fede; i suoi acquerelli hanno una luminosità abbagliante, un effetto dei più
indovinati, una verosimiglianza che fa sentire il vento rinfrescante della
marina agitata, che fa ammirare la gloria del verde, la gamma della vegetazione”.
E
per questo che siamo convinti che “Via Francesco Pietrocola” (un tempo “Via F.
Pietrocola”), in realtà debba essere corretto in “Via Floriano Pietrocola”,
così come la città di Chieti, siamo certi che anche i nostri avi hanno voluto
testimoniare la loro riconoscenza a questo grande artista, a questo grande
vastese.
Chiudiamo
con l’iscrizione dettata nel 1858 dal medico e letterato Giacinto Barbarotta:
A
FLORIANO
PIETROCOLA
TRA
I PITTORI MINIATURISTI
NUOVO
ITALICO VANTO:
IL
BELLO INGEGNO
LE
DOLCI MANIERE
LA
PUREZZA DEI SUOI SENTIMENTI
E
LA COSCIENZA FRANCA IMMUTABILE
ALL’AFFETTO
E STIMA DELL’UNIVERSALE
LO
RACCOMANDANO
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