martedì 3 luglio 2012

Giovani Vastesi nel mondo: CHIARA PALMIERI, da Vasto Marina, professore associato di Veterinaria in Australia


Chiara Palmieri, qui con un koala, docente universitario di Veterinaria in Australia
Chiara Palmieri, classe 1978, di Vasto Marina (tiene a precisare),  laurea in Veterinaria – dottorato di ricerca – 6 anni di lavoro come ricercatrice a Teramo. Poi decide di lasciare l’Abruzzo e cogliere un’opportunità in Australia: professore associato presso l’Università del Queensland. Nel suo curriculum figurano numerose pubblicazioni e lunghi periodi di ricerca presso altre università (California,  Praga) e formazione in altri Paesi (Irlanda, Finlandia, Spagna). Parla bene l’inglese.

Chiara, quali sono stati i passaggi che da Vasto ti hanno portata a Brisbane?
"In realtà, ho lasciato Vasto già nel 1997 per iscrivermi alla Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo. Dopo aver conseguito la laurea specialistica ed aver completato il dottorato di ricerca in Patologia Ultrastrutturale, ho iniziato a lavorare nel 2005 come ricercatore universitario presso la stessa Facoltà nel settore della Patologia Veterinaria. L’avventura australiana è iniziata solo ad aprile di quest’anno quando ho accettato una offerta di lavoro come Professore Associato presso la School of Veterinary Science dell’Università del Queensland ed, insieme a mio marito, sono partita alla volta del “Down Under”.
 
Come hai imparato l’inglese?
A dire la verità, non ho
frequentato corsi specifici, ma, partendo da una buona base scolastica, in questi anni, ho avuto modo di “allenarmi” attraverso la partecipazione a convegni europei ed internazionali, le collaborazioni scientifiche con ricercatori stranieri e la pubblicazione di articoli su riviste in lingua inglese. Ho avuto anche la possibilità di lavorare per alcuni mesi all’estero, ed in particolare presso il California Animal Health and Food Safety Laboratory System – School of Veterinary Medicine (UCDavis) in California ed il Research Institute of Animal Production  di Praga. Ovviamente, ora avrò modo di migliorare e perfezionare l’inglese grazie al mio lavoro ed al contatto quotidiano con il life style australiano.

In che cosa consiste il tuo lavoro di “professore associato” in Australia? 
Nella mia posizione accademica e come patologo veterinario, devo ripartire il mio lavoro tra attività didattica, di ricerca e servizio di diagnostica (oltre all’attività amministrativa di routine).  Per quanto riguarda la didattica, nel secondo semestre insegnerò patologia e tossicologia dell’apparato riproduttore e degli organi endocrini ed alcuni aspetti di patologia generale legati al meccanismo dell’infiammazione, e avrò la possibilità si svolgere esercitazioni pratiche di istopatologia veterinaria e patologia aviare, oltre a continuare l’attuale modulo di tecniche necroscopiche (ovvero l’esame anatomo-patologico per la diagnosi delle cause e delle modalità di morte degli animali).

Altri aspetti?
Ho sempre creduto che un docente universitario, per essere tale, debba impegnarsi nell’attività di tutor con gli studenti, aiutarli durante il tirocinio, l’attività in laboratorio pre-laurea e la preparazione della tesi … ed è questo uno dei ricordi più belli legato alla mia attività lavorativa italiana!  Un aspetto sicuramente affascinante di questa avventura australiana è quello di dover lavorare con specie animali e malattie che per noi italiani risultano “esotiche”, ad esempio tutto ciò che riguarda i koala, i canguri o animali affini.  La mia attività di ricerca è incentrata sulle patologie dell’apparato riproduttore, in particolare le malattie testicolari e prostatiche del cane – considerato un modello di studio per i tumori prostatici dell’uomo – e le anomalie placentari in gravidanze ottenute mediante tecniche di manipolazione in vitro negli animali da reddito.  Altre passioni – perché la ricerca è “passione” – sono la patologia aviare e gli studi di oncologia veterinaria eseguiti mediante il microscopio elettronico. Un'ulteriore aspetto interessante del mio lavoro è legato all’attività diagnostica, che si basa sulla diagnosi delle patologie mediante l’osservazione dei vetrini istologici al microscopio ottico o l’esame post-mortem di tutte le specie animali, dal cane al bovino passando attraverso le specie selvatiche, i rettili, i volatili. Un’occasione, questa, in cui il confronto con gli altri colleghi è di vitale importanza, così come il capire che “non si è mai arrivati”, ma c’è sempre qualcosa di sorprendente che ti innesca la voglia  di studiare, capire e perfezionarsi.
Chiara Palmieri, a destra,  al microscopio ottico con i colleghi patologi della School
of Veterinary Science (Gatton campus - University of Queensland)
Il tuo è un ambiente internazionale molto stimolante, da italiana come ti trovi?
Devo dire che mi trovo benissimo, anche perché l’Australia è un Paese in cui la diversità è la regola ed è universalmente accettata. Nonostante la barriera linguistica, l’integrazione è stata quasi immediata, anche perché in campo scientifico è normale convivere e lavorare in un ambiente multirazziale. Anzi, la presenza di competenze con un background culturale e professionale completamente diverso, rappresenta un momento di arricchimento e di confronto con approcci di lavoro e punti di vista anche divergenti, ma per questo ancora più stimolanti!

Tu lavori in un campo molto specialistico, cosa hai fatto per acquisire le giuste competenze?
Nel mio lavoro, penso che sia stato fondamentale avere un mix di curiosità, interesse, entusiasmo, voglia di capire e aggiornarsi, oltre ad una base scientifica acquisita durante gli anni universitari e l’attività lavorativa post-laurea. Un momento importante è stato anche la preparazione per l’esame dell’ European College of Veterinary Pathologists (ECVP) e quindi la partecipazione a corsi di formazione in Italia e in Europa (Irlanda, Finlandia, Spagna) e al periodo di training presso l’Università di Milano.

E con Vasto come la metti?
Ovviamente continuo ad essere fortemente legata a Vasto ed, in particolare, a Vasto Marina (dove sono cresciuta)… anche se a circa 16.000 km di distanza! Uno dei progetti che mi piacerebbe sviluppare, magari durante le mie “vacanze vastesi”, è raccontare la mia esperienza agli studenti delle scuole superiori, per mostrare un possibile percorso alternativo da intraprendere dopo la maturità.

Cosa consigli ai giovani che intraprendono l’università o sono in cerca di lavoro?
Sarei ipocrita a non sottolineare la difficile situazione economica ed organizzativa dell’università italiana, ma ci tengo a precisare che la preparazione che offre è ancora oggi molto valida e fondamentale per poter raggiungere i propri obiettivi. Il mio consiglio, sia che si intraprenda l’università che un’attività lavorativa, è quello di avere una mente ed un approccio a  360 gradi, cercare di perseguire le proprie aspirazione, sfruttare al meglio le proprie capacità e continuare ad avere entusiasmo, determinazione, umiltà ed un forte senso critico. Inoltre, consiglio vivamente di approfondire lo studio dell’inglese perché noi italiani abbiamo delle grandissime potenzialità spesso non ampiamente sfruttate a causa del gap linguistico.


Se il buongiorno si vede dal mattino, Chiara  PALMIERI può esserne felice: questo prestigioso riconoscimento in Australia è il segno tangibile che la sua preparazione è stata apprezzata e valutata a dovere. Per il futuro non ha problemi: continuerà a fare come ha sempre fatto, raggiungendo step by step le vette del successo. 
Noi le auguriamo una brillante carriera accademica!
NICOLA D'ADAMO

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