giovedì 7 giugno 2012

LA PISTA (IN)CICLABILE



Il percorso di Torrente Lebba mai aperto e lasciato all’incuria. L’abbandono corrisponde allo sperpero di soldi
Non terminata, mai rilasciata, invasa dalle erbacce e dalla terra che frana dai terreni circostanti, piena di siringhe utilizzate probabilmente dai tossicodipendenti, danneggiata in alcuni punti e con parte delle staccionate divelte. Si presenta così la pista ciclabile di Torrente Lebba a Vasto. Il cartello del
cantiere, ancora posizionato all'inizio del percorso ciclabile, parla di lavori iniziati il 2 maggio del 2009; durata dei lavori 282 giorni. Di giorni, da quel 2 maggio, ne sono passati oltre mille, e la pista ciclabile risulta non fruibile. L'importo complessivo del progetto, così è scritto sempre sul cartello, è di 720mila euro. Soldi della collettività, non dimentichiamocelo. Le condizioni della pista ciclabile sono a dir poco vergognose. La parte riservata alle biciclette, coperta per la maggior parte - scusate il gioco di parole - da erbacce che sono cresciute indiscriminatamente, non è percorribile. In alcuni punti, addirittura, il tappetino di asfalto ha ceduto creando piccole e pericolose voragini. Alcuni tratti di staccionata in legno, che fungono da parapetto, sono scivolati giù nel torrente perché la terra sui quali erano ancorati, è scivolata. A fianco, la strada percorribile dalle auto, o meglio la strada prevista per il passaggio delle auto. Perché in realtà, anch'essa è impercorribile. Le erbacce l'hanno praticamente ricoperta; le buche la fanno da padrone. È terra di nessuno quella pista ciclabile mai riconsegnata e lasciata totalmente all'abbandono. Già un'altra volta avevamo segnalato la presenza abbondante di siringhe ai bordi della strada e nelle campagne che confinano col percorso ciclabile. Non c'è miglior posto, per un tossicodipendente, della zona del Torrente Lebba, facilmente raggiungibile, e di notte difficilmente visibile tanto da poter fare quello che si vuole, senza essere visti. Le lamentele dei confinanti dell'opera pubblica lasciata all'incuria, protestano. E più volte hanno fatto sentire la loro voce. Certo è che qualcuno dovrà pur farci caso. Qualcuno di quelli che amministrano, o per meglio dire, qualcuno di quelli che provano ad amministrare la città. Non è possibile spendere 720mila euro per una pista ciclabile e poi non aprirla mai e, anzi, lasciarla rovinare dal tempo. Qualora la situazione verrà ripresa in mano, come si suol dire, dovranno essere spesi altri soldi - pubblici - per sistemare quello che le intemperie e i vandali hanno combinato a questa opera pubblica. Ma a pagare sono sempre i cittadini; che importa agli amministratori se dovranno essere impiegati altri soldi per sistemare nuove staccionate, sistemare i tratti che hanno ceduto, asfaltare nuovamente le zone rovinate e provvedere allo sfalcio di quei chilometri di pista ciclabile. Ma così non si fa! E se invece così si fa, poi non vogliamo sentire mai più il Sindaco di Vasto Luciano Lapenna e tutto il centrosinistra, lamentarsi delle poche risorse economiche di cui dispongono gli Enti locali. Perché se poi le poche risorse vengono spese male, come evidentemente in questo caso, allora non si può pianger miseria. L'abbandono di opere cominciate e mai finite corrisponde allo sperpero di denaro pubblico. E non dite che non è vero. Insomma, questa è un'altra importante segnalazione che vogliamo porre all'attenzione, oltre che dell'Amministrazione comunale, dei cittadini di Vasto. Perché bisogna giudicare una compagine amministrativa anche e soprattutto da queste cose. La inaugureranno? Probabile. Tra quanto tempo non è dato saperlo. Ma sappiate che questa pista ciclabile è costata, costerà più del dovuto. E i costi sono da attribuire ad una cattiva gestione della Cosa pubblica. Una vergogna, se vogliamo dirla in breve, soprattutto in un periodo come questo di crisi economica, allorquando i soldi, soprattutto se pubblici e quindi di tutti, dovrebbero essere gestiti nel migliore dei modi. Ma così, evidentemente, non è. E ci dobbiamo indignare quando lo stesso Comune che spreca soldi pubblici, applica una aliquota Imu sulla prima casa, superiore a quella base. Perché se poi il gettito di cassa che proviene dalle nostre tasse, serve a tappare i buchi del bilancio e gli sprechi, beh, allora questo non deve andare giù a nessuno. E non ci venisse a dire, il Sindaco, che l'Imu non entra nelle casse del Comune. Non ci venisse a raccontare le favole. Non ci chiedesse sacrifici se alcuni Dirigenti comunali sono pagati con 100mila euro l'anno. Non ci chiedesse di stringere la cinta se poi quei soldi vengono sprecati. Che tristezza quella pista ciclabile. E se ho detto qualcosa di scomodo, minacciate pure querela. Non ho paura.  
Marco di Michele Marisi     

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