Il percorso di Torrente Lebba mai aperto e lasciato
all’incuria. L’abbandono corrisponde allo sperpero di soldi
Non terminata, mai
rilasciata, invasa dalle erbacce e dalla terra che frana dai terreni
circostanti, piena di siringhe utilizzate probabilmente dai tossicodipendenti,
danneggiata in alcuni punti e con parte delle staccionate divelte. Si presenta
così la pista ciclabile di Torrente Lebba a Vasto. Il cartello del
cantiere,
ancora posizionato all'inizio del percorso ciclabile, parla di lavori iniziati
il 2 maggio del 2009; durata dei lavori 282 giorni. Di giorni, da quel 2
maggio, ne sono passati oltre mille, e la pista ciclabile risulta non fruibile.
L'importo complessivo del progetto, così è scritto sempre sul cartello, è di
720mila euro. Soldi della collettività, non dimentichiamocelo. Le condizioni
della pista ciclabile sono a dir poco vergognose. La parte riservata alle
biciclette, coperta per la maggior parte - scusate il gioco di parole - da
erbacce che sono cresciute indiscriminatamente, non è percorribile. In alcuni
punti, addirittura, il tappetino di asfalto ha ceduto creando piccole e
pericolose voragini. Alcuni tratti di staccionata in legno, che fungono da
parapetto, sono scivolati giù nel torrente perché la terra sui quali erano
ancorati, è scivolata. A fianco, la strada percorribile dalle auto, o meglio la
strada prevista per il passaggio delle auto. Perché in realtà, anch'essa è
impercorribile. Le erbacce l'hanno praticamente ricoperta; le buche la fanno da
padrone. È terra di nessuno quella pista ciclabile mai riconsegnata e lasciata
totalmente all'abbandono. Già un'altra volta avevamo segnalato la presenza
abbondante di siringhe ai bordi della strada e nelle campagne che confinano col
percorso ciclabile. Non c'è miglior posto, per un tossicodipendente, della zona
del Torrente Lebba, facilmente raggiungibile, e di notte difficilmente visibile
tanto da poter fare quello che si vuole, senza essere visti. Le lamentele dei
confinanti dell'opera pubblica lasciata all'incuria, protestano. E più volte
hanno fatto sentire la loro voce. Certo è che qualcuno dovrà pur farci caso.
Qualcuno di quelli che amministrano, o per meglio dire, qualcuno di quelli che
provano ad amministrare la città. Non è possibile spendere 720mila euro per una
pista ciclabile e poi non aprirla mai e, anzi, lasciarla rovinare dal tempo.
Qualora la situazione verrà ripresa in mano, come si suol dire, dovranno essere
spesi altri soldi - pubblici - per sistemare quello che le intemperie e i
vandali hanno combinato a questa opera pubblica. Ma a pagare sono sempre i
cittadini; che importa agli amministratori se dovranno essere impiegati altri
soldi per sistemare nuove staccionate, sistemare i tratti che hanno ceduto,
asfaltare nuovamente le zone rovinate e provvedere allo sfalcio di quei
chilometri di pista ciclabile. Ma così non si fa! E se invece così si fa, poi
non vogliamo sentire mai più il Sindaco di Vasto Luciano Lapenna e tutto il
centrosinistra, lamentarsi delle poche risorse economiche di cui dispongono gli
Enti locali. Perché se poi le poche risorse vengono spese male, come
evidentemente in questo caso, allora non si può pianger miseria. L'abbandono di
opere cominciate e mai finite corrisponde allo sperpero di denaro pubblico. E
non dite che non è vero. Insomma, questa è un'altra importante segnalazione che
vogliamo porre all'attenzione, oltre che dell'Amministrazione comunale, dei
cittadini di Vasto. Perché bisogna giudicare una compagine amministrativa anche
e soprattutto da queste cose. La inaugureranno? Probabile. Tra quanto tempo non
è dato saperlo. Ma sappiate che questa pista ciclabile è costata, costerà più
del dovuto. E i costi sono da attribuire ad una cattiva gestione della Cosa
pubblica. Una vergogna, se vogliamo dirla in breve, soprattutto in un periodo
come questo di crisi economica, allorquando i soldi, soprattutto se pubblici e
quindi di tutti, dovrebbero essere gestiti nel migliore dei modi. Ma così,
evidentemente, non è. E ci dobbiamo indignare quando lo stesso Comune che
spreca soldi pubblici, applica una aliquota Imu sulla prima casa, superiore a
quella base. Perché se poi il gettito di cassa che proviene dalle nostre tasse,
serve a tappare i buchi del bilancio e gli sprechi, beh, allora questo non deve
andare giù a nessuno. E non ci venisse a dire, il Sindaco, che l'Imu non entra
nelle casse del Comune. Non ci venisse a raccontare le favole. Non ci chiedesse
sacrifici se alcuni Dirigenti comunali sono pagati con 100mila euro l'anno. Non
ci chiedesse di stringere la cinta se poi quei soldi vengono sprecati. Che
tristezza quella pista ciclabile. E se ho detto qualcosa di scomodo, minacciate
pure querela. Non ho paura.
Marco di Michele
Marisi
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