di
Lino Spadaccini
Secondo
una vecchia tradizione contadina le operazioni di mietitura si svolgono a partire dal 24
giugno, giorno in cui la chiesa ricorda San Giovanni Battista, oppure dal 29
giugno, giorno di San Pietro.
Al
giorno d’oggi sono in pochi a rispettare queste date rituali, tanto che in molti
campi la mietitura è stata effettuata già da alcune settimane. Questo grazie
anche alla tecnologia che ha preso il sopravvento sui mezzi tradizionali, che
permette di compiere in poche ore tutto il lavoro che diverse persone
terminavano in una settimana.
La
figura del mietitore, curvo sui campi a tagliare il grano
con la falce (la faggìje), ormai è scomparsa, ma noi vogliamo ricordarla
attraverso un bel sonetto, tratto da “Lyra
hebes” (1907), scritto da Giuseppe Marchesani, dal titolo
Mietitore
E miete e miete, senza far parole,
con la falce che pare di cristallo:
spicca di bronzo in mezzo al grano giallo
la curva faccia arroventata al sole.
Pur si turba se sente le tignole
rodere della mano sotto il callo
ovvero attorno come uno sciacallo
urlare il vento nunzio di gragnole,
sebbene all’alma madre cui le braccia
consacra, egli non succhi la mammella:
per altri le ricchezze ne procaccia.
O divo Genio delle storie umane,
gli parli al cuore d’un’età più bella,
ché suda e suda, e ognor gli è amaro il pane!
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