sabato 28 aprile 2012

Domani la Festa dell'Incoronata



30 aprile 1938. Imposizione della Corona sul capo della Madonna
Cerimonia presenziata dall arcivescovo Venturi

di Lino Spadaccini
Dopo essere stata per tutta la settimana esposta alla venerazione dei fedeli, presso la Cattedrale di S. Giuseppe, con le S. Messe e le riflessioni affidate a Padre Simone Calvarese, la statua della Madonna questo pomeriggio, con inizio alle ore 16,30, farà ritorno nella propria chiesa, accompagnata dal Complesso Bandistico “San Martino” e da tanti devoti.
Al rientro, la S. Messa verrà celebrata Padre Carmine Ranieri, Provinciale dei
Cappuccini. In serata l’intrattenimento musicale è affidato al Complesso Bandistico “San Martino”, ed a seguire l’esibizione del Coro Parrocchiale dell’Incoronata per un Omaggio a Maria.
Domenica 29, al mattino il Complesso Bandistico “San Martino”, suonerà per le vie del quartiere mentre alle ore 11è prevista la S. Messa Solenne celebrata da Padre Carmine Ranieri. In serata, musica e buon umore assicurato con lo spettacolo “E venne l’America”, proposto da ‘Nduccio e la sua band. Al termine i tradizionali fuochi pirotecnici del Cav. Vaini.
La festa dell’Incoronata si riallaccia ad un fatto prodigioso che si verificò nella primavera del 1738 quando, a causa del perdurare della siccità, venne ordinata di far uscire la processione della statua della Madonna dell’Incoronata, che allora si trovava nella chiesa di San Pietro, attraverso i campi. Appena la processione arrivò in prossimità della cappella di San Martino, in corrispondenza dell'attuale santuario dell'Incoronata, si vide il cielo coprirsi di nubi e cominciò a cadere un’abbondantissima pioggia. L’accaduto fu interpretato come segno del cielo e desiderio della Madonna che lì voleva essere onorata.
In seguito all’espansione della contrada di S. Martino, il sindaco Pietro Muzii, nella seduta del 3 dicembre 1826, propose all’assemblea l’apertura di un convento di frati cappuccini per un migliore servizio spirituale in una zona in forte crescita. Il progetto dell’edificio fu disegnato da P. Francesco Saverio da Lanciano e il 31 marzo 1860 il Re Francesco II, con real decreto ne autorizzò l’apertura.
Il 20 luglio dello stesso anno, giunsero a Vasto l’ex provinciale dei Cappuccini P. Giuseppe Cerritelli da Chieti, P. Tobia da Guardiagrele e un terziario laico, per osservare meglio i locali e valutare i lavori necessari da effettuare. Nel mese di agosto P. Alfonso da Monteodorisio si occupò dei lavori, che furono completati il 25 agosto, con l’aggiunta del mobilio.
L’8 settembre dello stesso anno i frati cappuccini, sotto la guida di   P. Giuseppe   Cerritelli  da   Chieti,    presero    possesso    del    romitorio e otto giorni più tardi, con una solenne cerimonia, avvenne la cerimonia d’inaugurazione. Ma pochi mesi dopo, in seguito alla soppressione di tutte le comunità religiose, avvenuto con decreto del 17 febbraio 1861, il convento venne chiuso ed i cappuccini furono ospitati nella villetta del sig. Celano. Il signor Antonino Celano rivendicando il diritto di proprietà sul convento riuscì, due anni più tardi, a riottenere sia la Chiesa che il Convento, che a loro volta vennero ridonati ai frati cappuccini.
Nel 1914 fu aperto il Collegio Serafico e grazie all’opera di P. Beniamino da Capello e P. Pio da Ateleta, molti giovani vennero guidati nello studio: oltre duecento sono diventati sacerdoti e tra di loro due sono stati elevati al rango di Vescovo.
Molti lavori vennero eseguiti tra il 1932 ed il 1938, tra cui la costruzione della cappella in onore di S. Corrado di Parzham, un’altra in onore di S. Veronica Giuliani e l’inaugurazione della nuova facciata della chiesa, così come la vediamo oggi, che comprende il porticato con il nuovo coro nella parte superiore. Nel timpano venne collocata la maiolica dell’artigiano vastese Alfredo Bontempo, rappresentante l’Incoronazione della Vergine (rimossa e sostituita negli anni ’80 per il deteriorarsi delle piastrelle), mentre al di sotto, in due nicchie, sono state collocate le statue di S. Felice da Cantelice e S. Giuseppe da Leonessa.
Nel 1938, in ricordo del 2° centenario del santuario, furono fatti solenni festeggiamenti culminati il 30 aprile, giorno della festa, alla presenza del Vescovo, mons. Giuseppe Venturi, con la solenne imposizione della Corona sul capo della Madonna e la Consacrazione della Città a Maria SS. con la formula pronunziata dalla prima autorità cittadina.
Nella domenica delle palme del 1963 vennero consacrate tre nuove campane. Ma nella notte del 20 maggio successivo, ignoti ladri penetrati all’interno del Santuario, rubarono la triplice corona in argento dorato. Senza esitazione i frati e tutta la comunità pensarono di far realizzare una nuova corona tutta in oro lavorata a sbalzo a mano. A meno di un anno dal furto, il 3 maggio 1964, la corona venne benedetta da Papa Paolo VI e il 31 maggio, per il Rito della Incoronazione, venne dato ampio risalto all’evento, con la partecipazione del Cardinale Gregorio Pietro Agagianian e di altre eminenti personalità.
Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere ed anche poesie.
La festa dell’Incoronata, come l’altra della Penna”, scriveva Alfonso Sautto tra le colonne de Il Vastese d’Oltre Oceano, “richiamava un’affluenza enorme di cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi, riaccompagnavano la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del Convento e poi, seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi, consumavano il pranzo. La festa era veramente caratteristica e lasciava nell’anima di tutti il ricordo di una giornata suggestiva, pieno di brio, di canti e di suoni”.
Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e fischiettini.
In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo Ala Madonne dila ‘Ngurnate, ritroviamo la puntuale descrizione dello spirito della festa:
Accuscë li pirzáun’ ala ‘Ngurnate!
Varlotte di lupëine, puparille,
‘ndëich’ e caštagne prupet’ a vvracciate:
cirte taralluccere ma, uhè, bille!
‘M bacce ala cchiisce La Pichicch’ abbate
a vvänne’ scattilälle e sunarille;
e ssâtt’ a ‘n arche šta Munzî assittate
arret’ a ‘na bbangätte di ciuffille.
Nu quafunätte sèune la scupëine,
du quatrere chiù llà fann’ a llimmelle…
Nei versi troviamo due personaggi vastesi molto conosciuti Camillo Paolino (La Pichicche) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico Miscione (Munzî) fabbricante di fantocci di creta.
Chiudiamo con un bel sonetto scritto da Francesco Pisarri, pubblicato su Il Vastese d’Oltre Oceano del 25 aprile 1926:

  Per i piani vastissimi biondeggia
il grano e ride la pampinea vite:
pascola lietamente qualche greggia,
stassi un bue da l’occhio glauco mite.

    Sotto il ciel limpidissimo azzurreggia,
oltre gli ulivi, il mar di lazulite;
da l’altro lato fiero giganteggia
il ciclope bellissimo sannite.

    Son casolari e ville: in mezzo spande
la squilla soavissima il convento:
bianca è la chiesa dell’Incoronata.

    Passan colà fugaci l’ore e blande
in un deliziosissimo concento:
è de la vita un’oasi beata.



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