30 aprile 1938. Imposizione della Corona sul capo della Madonna Cerimonia presenziata dall arcivescovo Venturi |
di Lino Spadaccini
Dopo essere stata per tutta la settimana esposta alla
venerazione dei fedeli, presso la Cattedrale di S. Giuseppe, con le S. Messe e
le riflessioni affidate a Padre Simone Calvarese, la statua della Madonna
questo pomeriggio, con inizio alle ore 16,30, farà ritorno nella propria
chiesa, accompagnata dal Complesso Bandistico “San Martino” e da tanti devoti.
Al rientro, la
S. Messa verrà celebrata Padre Carmine Ranieri, Provinciale
dei
Cappuccini. In serata l’intrattenimento musicale è affidato al Complesso Bandistico “San Martino”, ed a seguire l’esibizione del Coro Parrocchiale dell’Incoronata per un Omaggio a Maria.
Cappuccini. In serata l’intrattenimento musicale è affidato al Complesso Bandistico “San Martino”, ed a seguire l’esibizione del Coro Parrocchiale dell’Incoronata per un Omaggio a Maria.
Domenica 29, al mattino il Complesso Bandistico “San
Martino”, suonerà per le vie del quartiere mentre alle ore 11è prevista la S.
Messa Solenne celebrata da Padre Carmine Ranieri. In serata, musica e buon
umore assicurato con lo spettacolo “E venne l’America”, proposto da ‘Nduccio e
la sua band. Al termine i tradizionali fuochi pirotecnici del Cav. Vaini.
La festa dell’Incoronata si riallaccia ad un fatto prodigioso
che si verificò nella primavera del 1738 quando, a causa del perdurare della
siccità, venne ordinata di far uscire la processione della statua della Madonna
dell’Incoronata, che allora si trovava nella chiesa di San Pietro, attraverso i
campi. Appena la processione arrivò in prossimità della cappella di San
Martino, in corrispondenza dell'attuale santuario dell'Incoronata, si vide il
cielo coprirsi di nubi e cominciò a cadere un’abbondantissima pioggia. L’accaduto
fu interpretato come segno del cielo e desiderio della Madonna che lì voleva
essere onorata.
In seguito all’espansione della
contrada di S. Martino, il sindaco Pietro Muzii, nella seduta del 3 dicembre
1826, propose all’assemblea l’apertura di un convento di frati cappuccini per
un migliore servizio spirituale in una zona in forte crescita. Il progetto
dell’edificio fu disegnato da P. Francesco Saverio da Lanciano e il 31 marzo
1860 il Re Francesco II, con real decreto ne autorizzò l’apertura.
Il 20 luglio dello stesso anno, giunsero a Vasto l’ex
provinciale dei Cappuccini P. Giuseppe Cerritelli da Chieti, P. Tobia da
Guardiagrele e un terziario laico, per osservare meglio i locali e valutare i
lavori necessari da effettuare. Nel mese di agosto P. Alfonso da Monteodorisio
si occupò dei lavori, che furono completati il 25 agosto, con l’aggiunta del
mobilio.
L’8 settembre dello stesso anno i frati cappuccini, sotto la
guida di P. Giuseppe Cerritelli
da Chieti, presero
possesso del romitorio e otto giorni più tardi, con una
solenne cerimonia, avvenne la cerimonia d’inaugurazione. Ma pochi mesi dopo, in
seguito alla soppressione di tutte le comunità religiose, avvenuto con decreto
del 17 febbraio 1861, il convento venne chiuso ed i cappuccini furono ospitati
nella villetta del sig. Celano. Il signor Antonino Celano rivendicando il
diritto di proprietà sul convento riuscì, due anni più tardi, a riottenere sia la Chiesa che il Convento, che
a loro volta vennero ridonati ai frati cappuccini.
Nel 1914 fu aperto il Collegio Serafico e grazie all’opera
di P. Beniamino da Capello e P. Pio da Ateleta, molti giovani vennero guidati
nello studio: oltre duecento sono diventati sacerdoti e tra di loro due sono
stati elevati al rango di Vescovo.
Molti lavori vennero eseguiti tra il 1932 ed il 1938, tra
cui la costruzione della cappella in onore di S. Corrado di Parzham, un’altra
in onore di S. Veronica Giuliani e l’inaugurazione della nuova facciata della
chiesa, così come la vediamo oggi, che comprende il porticato con il nuovo coro
nella parte superiore. Nel timpano venne collocata la maiolica dell’artigiano
vastese Alfredo Bontempo, rappresentante l’Incoronazione della Vergine (rimossa
e sostituita negli anni ’80 per il deteriorarsi delle piastrelle), mentre al di
sotto, in due nicchie, sono state collocate le statue di S. Felice da Cantelice
e S. Giuseppe da Leonessa.
Nel 1938, in ricordo del 2° centenario del santuario, furono
fatti solenni festeggiamenti culminati il 30 aprile, giorno della festa, alla
presenza del Vescovo, mons. Giuseppe Venturi, con la
solenne imposizione della Corona sul capo della Madonna e la Consacrazione
della Città a Maria SS. con la formula pronunziata dalla prima autorità
cittadina.
Nella domenica delle palme del 1963 vennero consacrate tre
nuove campane. Ma nella notte del 20 maggio successivo, ignoti ladri penetrati
all’interno del Santuario, rubarono la triplice corona in argento dorato. Senza
esitazione i frati e tutta la comunità pensarono di far realizzare una nuova
corona tutta in oro lavorata a sbalzo a mano. A meno di un anno dal furto, il 3
maggio 1964, la corona venne benedetta da Papa Paolo VI e il 31 maggio, per il
Rito della Incoronazione, venne dato ampio risalto all’evento, con la
partecipazione del Cardinale Gregorio Pietro Agagianian e di altre eminenti
personalità.
Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è
una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione
alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere
ed anche poesie.
“La festa
dell’Incoronata, come l’altra della Penna”, scriveva Alfonso Sautto tra le
colonne de Il Vastese d’Oltre Oceano,
“richiamava un’affluenza enorme di
cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi, riaccompagnavano
la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del Convento e poi,
seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi, consumavano il pranzo.
La festa era veramente caratteristica e lasciava nell’anima di tutti il ricordo
di una giornata suggestiva, pieno di brio, di canti e di suoni”.
Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da
parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche
giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e
fischiettini.
In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo Ala Madonne dila ‘Ngurnate, ritroviamo
la puntuale descrizione dello spirito della festa:
Accuscë li pirzáun’
ala ‘Ngurnate!
Varlotte di lupëine,
puparille,
‘ndëich’ e caštagne
prupet’ a vvracciate:
cirte taralluccere ma,
uhè, bille!
‘M bacce ala cchiisce La Pichicch ’ abbate
a vvänne’ scattilälle
e sunarille;
e ssâtt’ a ‘n arche
šta Munzî assittate
arret’ a ‘na bbangätte
di ciuffille.
Nu quafunätte sèune la
scupëine,
du quatrere chiù llà
fann’ a llimmelle…
Nei versi troviamo due personaggi vastesi molto conosciuti
Camillo Paolino (La
Pichicche ) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico
Miscione (Munzî) fabbricante di fantocci di creta.
Chiudiamo con un bel sonetto scritto da Francesco Pisarri,
pubblicato su Il Vastese d’Oltre Oceano
del 25 aprile 1926:
Per i piani vastissimi biondeggia
il grano e ride la
pampinea vite:
pascola lietamente
qualche greggia,
stassi un bue da
l’occhio glauco mite.
Sotto il ciel limpidissimo azzurreggia,
oltre gli ulivi, il
mar di lazulite;
da l’altro lato fiero
giganteggia
il ciclope bellissimo
sannite.
Son casolari e ville: in mezzo spande
la squilla soavissima
il convento:
bianca è la chiesa
dell’Incoronata.
Passan colà fugaci l’ore e blande
in un deliziosissimo
concento:
è de la vita un’oasi
beata.
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