Per un altro 25 aprile
di Davide D’Alessandro
Chi è nato antifascista, chi ha
una lunga consuetudine contro tutte le dittature e le restrizioni della
libertà, sa che cosa significa il 25 aprile per l’Italia e il popolo italiano.
Ecco perché è giusto che il 25 aprile resti, perché la storia non va
cancellata. Detto questo, nel 2012 è bene che la storia o eventi, per quanto
cruciali della storia, non continuino a dividere, a separare. Questo 25 aprile,
in un contesto così delicato e complesso per il nostro Paese, può essere un
momento alto di riflessione, civile, morale, politica. Può essere
l’occasione
per mettere definitivamente da parte gli ultimi residui di nostalgia e guardare
avanti, a ciò che chiede quotidianamente una società post-ideologica: chiede una
politica che anteponga la soluzione dei problemi, la ricerca delle soluzioni
alle diatribe per conquistare il potere e affermare il comando. A Roma come a
Vasto occorre che si delinei uno sguardo d’assieme, unitario, nazionale, che
integri le diversità, che tenga unito il sistema democratico. Questo è un Paese
in cui, per vent’anni, dopo il crollo delle grandi storie politiche, si sono
insediate le storie delle famiglie, dei partiti personali, creati e disegnati
su misura per ipotetici leader. Il risultato è l’essere divenuti orfani di un
pensiero politico, di un fare politica, per fare altro, per consolidare altro,
per inseguire altro. Pdl, Pd e Terzo polo che si ritrovano compatti a
sostenere, pur con tante difficoltà e dolori di pancia, un governo “salva-Italia”,
può essere il primo segnale per una nuova stagione. Non più basata sulla
sospensione della politica, ma sulla riaffermazione del primato della politica.
Che deve tornare presto, è necessario che torni presto. Perché anche noi
vorremmo essere
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