di Lino Spadaccini
Centoventi
anni fa, il 13 aprile 1892 da Luigi e Lucia Jecco, nasceva il pittore e
incisore Carlo D’aloisio da Vasto.
A breve
distanza dalla ricorrenza del 40° della morte, nel novembre scorso, torniamo
nuovamente sulla figura di questo grande artista del ‘900, vanto della nostra
città e, in un certo senso, grande promotore del nome e dell’immagine di Vasto,
innanzitutto attraverso quel “da Vasto” aggiunto alla firma, segno
inequivocabile delle sue origini, e in secondo luogo attraverso le sue tante
opere, conservate in musei e collezioni private, che ritraggono, ed esaltano,
la nostra bella città, il nostro territorio, il nostro Abruzzo, da lui tanto
amato “come un figlio ama la propria
Madre”.
Sin da
ragazzo, Carlo si dedica con
passione all’arte da autodidatta, seguendo il suo istinto, il suo temperamento, le sue emozioni. I risultati sono egregi e il giovane artista ha modo di esibire il frutto di quei primi anni in due mostre, a Castellamare Adriatico (Pescara) e Ortona.
passione all’arte da autodidatta, seguendo il suo istinto, il suo temperamento, le sue emozioni. I risultati sono egregi e il giovane artista ha modo di esibire il frutto di quei primi anni in due mostre, a Castellamare Adriatico (Pescara) e Ortona.
Anche la
sua città, patria dei Palizzi, Smargiassi e Laccetti, segue con interesse i
passi e i progressi del promettente artista, tanto che nel 1909, con il
D’Aloisio appena sedicenne, il periodico Istonio,
diretto da Emilio Monacelli, si esprime in questi termini: “Il giovanetto Carlo D’Aloisio, figlio
dell’ing. Luigi, di Vasto, animato dal suo vivo sentimento artistico, e
senz’altro maestro che la natura, si è da qualche tempo dedicato ̶ nel silenzio delle
pareti domestiche, o nella solitudine dei campi, o dinanzi alla solennità
maestosa del mare ̶ alla riproduzione di fiori, di piante,
d’animali, di figure, di paesaggi, di marine, ad acquerello, a pastello
colorato, a penna con una virtù assimilatrice ed una facilità di esecuzione
quasi meravigliosa in un autodidatta appena sedicenne. Ora il bravo giovinetto,
che prenderà quanto prima anche il pennello, è venuto nella determinazione di
aprire una mostra de’ suoi lavori in Castellamare Adr., nel padiglione La
Venere. E bene ha pensato, perché egli, che ama l’arte con tutto l’entusiasmo
vergine e fervido della sua età, sbocciante all’opera della vita, non potrà non
attrarre e fermare su di sé, e sulla sua volontà, e sulle sue attitudini, e sui
quadretti in cui raccolgonsi tutti i palpiti e tutti i sogni della sua anima
giovanile, assetata di bellezza, l’attenzione della eletta colonia del più
aristocratico centro balneare del litorale abruzzese”.
Dopo i
primi incoraggianti esordi espositivi, il giovane artista lascia la sua casa di
Vasto alla volta di Roma, dove maggiori sono le possibilità di successo e di
lavoro. D’Aloisio cerca di affinare, con costante impegno, le varie tecniche e
sente parlare per la prima volta dell’incisione su legno. Incuriosito, chiede
spiegazioni al suo professore d’italiano, e prova egli stesso ad incidere,
utilizzando alcune rotelline ritagliate dai piedi di un vecchio tavolino di sua
casa. In questo modo, nel 1910, nascono opere come “Prima neve”, “Gregge sotto la
pineta”, “Uscita di barche”, “Vela latina” e “Natale d’Abruzzo”. Prime opere e primi successi, che gli valgono il
lasciapassare per la collaborazione con riviste quali “Il Romanzo dei piccoli”, “La
rivista d’oggi” e “L’Attualità”.
Grazie ad
un eccellente gusto decorativo e all’innata disposizione per il disegno, gli
consentono di realizzare pregevoli disegni a penna e xilografie per libri e
riviste. Di questo periodo ricordiamo “Le
vele” (1914), “La lampada”
(1913), “Gli invalidi del mare”
(1916) e le diverse copertine realizzate nel 1916 per l’Emporium (fig.1, 2). Sempre per la nota rivista d’arte, a corredo
di un interessante articolo dedicato a Vasto, dal titolo “L’arte medievale in una bella cittadina d’Abruzzo”, pubblica i
disegni di due simboli della sua città natale: quello del portale della chiesa
di San Pietro e quello della cattedrale di San Giuseppe (fig.3, 4).
Molto
interessanti le due caricature satiriche pubblicate alla fine del 1915 per il
numero unico “A beneficio delle famiglie
dei richiamati”, curato, tra gli altri, da Nicola D’Aloisio, fratello
maggiore di Carlo. Nel primo (fig.5), due marinai, con la pipa in bocca,
scambiano un breve dialogo:
–
Così non si sono fatte
più vive le navi austriache?
–
Eh, la paura di cadere
in bocca al lupo, le à fatte rinchiudere nelle bocche… di Cattaro! (insenature della costa
dalmata del Montenegro).
Nel
secondo (fig.6), per la poesia “Stornelli di guerra” del poeta romano,
Trilussa, un allegro bersagliere impugna il suo fucile come una chitarra, tra
le pallottole che gli volano intorno.
Per il
fratello Nicola, Carlo D’Aloisio realizza, nel 1919 la copertina per la
monografia dedicata al poeta e critico letterario Fausto Maria Martini.
Nel 1918
raccoglie in un album dodici incisioni su legno da motivi di guerra, e due anni
più tardi, realizza dodici xilografie, raccolti in cartella,
in cento esemplari tirati a mano e acquerellati, dedicati alla “Terra d’Abruzzo”: molto suggestive e di
rara bellezza “La comara”, “La vela”, “Scanno”, “Il pastore”, “I promessi sposi”, “Il ritorno” e “L’arcolaio”,
che oltre ad esprimere il grande amore per la propria regione, evidenziano una
decisa maturazione della tecnica. Alle prime dodici
xilografie, se ne può aggiungere di diritto una tredicesima, “I pellegrini”, molto bella è suggestiva.
Negli anni
venti il D’Aloisio vince due importanti concorsi artistici: uno per la testata
del nuovo bisettimanale “Le Forze Armate”
(fig.7), diretto dal Generale Guerrini del Ministero della Guerra; l’altro per
il marchio editoriale della Società Editrice “Unitas” di Milano: su duecento
concorrenti, ai cinque premi stabiliti dalla commissione aggiudicatrice, si
classifica al terzo posto. Altro prestigioso incarico ricevuto è quello di
illustratore ufficiale dello Studio Editoriale Genovese. Di particolare
bellezza sono il disegno per la copertina, e per la quarta di copertina,
realizzati per il romanzo “Calcutta
nell’intimità”, di G.F. Checcacci (fig.8, 9), e la copertina per “Verdi raggi e penombre” di Aldo
Martinelli.
Lino
Spadaccini
fig.1 |
fig.2 |
fig 3 |
fig. 4 |
fig. 5 |
fig. 6 |
fig.7 |
fig 8 |
fig. 9 |
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