di LINO SPADACCINI
vuole immettere sul mercato un nuovo testo, e di conseguenza anche un risparmio per chi ne vuole usufruire. In questo modo si sta portando avanti un discorso di divulgazione alla portata di tutti della notevole produzione non solo di commedie, ma anche poetica e letteraria in lingua e soprattutto dialettale, del grande Espedito Ferrara.
Dopo
commedie dialettali di successo quali Ssa fa’
Dde (1931), Giacobbe, Raffajèle e Sprecaciànnere (1931), Aria di città (1932) e Core
mè (1932), musicata dal maestro Aniello Polsi, nel 1941 Espedito
Ferrara scrive un’opera in lingua Terra
Nostra, come lo stesso autore precisa sul frontespizio del dattiloscritto
originale, di “Argomento drammatico per
teatro, televisione e cinema...”. L’opera si divide in 4 episodi e un
epilogo e l’intera azione si svolge tra il 1° ed il 10 maggio, mentre l’epilogo
avviene alle date rituali del 24 e del 29 giugno, in corrispondenza dell’inizio
della trebbiatura.
“Le informazioni di servizio delle scene che
la compongono”, spiega in una nota Mauro Ferrara, figlio dell’autore, “sono completate da un commento, spesso molto
dettagliato, sugli stati d'animo, sulle ragioni dei comportamenti degli attori,
su usanze e costumi locali, sull’ambientazione naturale delle scene. Alcune
scene sono di solo commento. Con questo corredo si può anche immaginare
quest’opera come una sorta di racconto lungo, i cui dialoghi sono incorniciati
nelle scene. Tanto più che il focus
dell'argomento drammatico, più che sulla vicenda o sui personaggi, appare
centrato su una rappresentazione antropologica, sul senso del sacro e la
religione (o i sincretismi religiosi ) delle popolazioni contadine abruzzesi”.
Tutto il testo è particolarmente scorrevole e godibile tanto da accompagnare il lettore quasi con delle immagini come se stesse davanti ad un televisore o seduto su una poltrona a teatro.
Tutto il testo è particolarmente scorrevole e godibile tanto da accompagnare il lettore quasi con delle immagini come se stesse davanti ad un televisore o seduto su una poltrona a teatro.
Il
ricco Mercante Masaccio Strozzi, concorda col contadino Cola Pizzolongo il
matrimonio della figlia Maristella. Ma la giovane ragazza è innamorata di
Rizziero un giovane garzone, il quale minaccia guai a chi le si avvicina. La
madre della ragazza, Lora Delli Benedetti, è con la figlia, mentre il padre,
pensa soprattutto al lato economico, tanto se l’amore non c’è verrà “basta innaffiarlo come una comune pianta di
prezzemolo”. Mentre sono a tavola avviene l’episodio cardine su cui
ruoteranno tutti gli eventi successivi: Cola mentre affetta il pane si taglia
con il coltello e in un momento d’ira butta il pane a terra calpestandolo con
spregio. Non è un semplice gesto di rabbia, ma un vero e proprio affronto a
Dio, perché il pane rappresenta la faccia e la benedizione del Signore. Le
donne inorridite temono la vendetta divina. Nel frattempo il cielo diventa
minaccioso e non tarda ad arrivare un violento temporale, chissà, forse causato
proprio dall’ira del Signore. Mentre le donne sono riparate in casa a pregare,
Cola è fermo immobile davanti ai campi con la grandine che gli batte violento
su tutto il corpo, e prega perché comprende che ha commesso un grande peccato.
La tempesta, come una furia devastatrice, è passata velocemente lasciando
ovunque la traccia disastrosa del suo passaggio. Tutto il raccolto è andato
perso. Nel frattempo si ode da lontano il canto della “Compagnia”, che ogni
anno si reca in pellegrinaggio al Santuario di San Nicola di Bari, con il suo
carico di dolori e speranze. Maristella decide di unirsi al gruppo, per espiare
le colpe del padre, seguito dal giovane Riziero.
Durante
la loro assenza Cola paga per primo le sue colpe, straziato dal tetano, mentre
Masaccio finisce impallinato. Al rientro del treno dei pellegrini viene data ai
giovani l’amara notizia, ma quando sembra tutto finito il Signore manda un
segnale: il campo di grano, completamente distrutto durante la tempesta, è
tornato fiorente come un tempo.
Questo
breve riassunto della trama vuole essere solo di stimolo ad una lettura del
testo che sicuramente non vi deluderà, che offre molti spunti interessanti che
aiuteranno, perché no, anche a riflettere.
Lino
Spadaccini
Nessun commento:
Posta un commento