domenica 18 marzo 2012

ESPEDITO FERRARA: Speciale VENTENNALE DELLA MORTE (PUNTATA 8/10)

Terra nostra, opera inedita, da poco on line 

di LINO SPADACCINI
Da alcune settimane il Consorzio RES ha messo in rete un’altra opera inedita di Espedito Ferrara, Terra Nostra, scritta nel 1941. Un vero regalo per tutti noi, a cui viene concessa l’opportunità, oltre che di apprezzare e conoscere vecchi e nuovi lavori del commediografo vastese, di poterne accedere liberamente e gratuitamente. Un’iniziativa lodevole quella intrapresa dal Consorzio Res, anche innovativa se vogliamo, che salta il passaggio della pubblicazione su carta, abbattendo i notevoli costi a cui è costretto a sobbarcarsi chi con la buona volontà
vuole immettere sul mercato un nuovo testo, e di conseguenza anche un risparmio per chi ne vuole usufruire. In questo modo si sta portando avanti un discorso di divulgazione alla portata di tutti della notevole produzione non solo di commedie, ma anche poetica e letteraria in lingua e soprattutto dialettale, del grande Espedito Ferrara.
Dopo commedie dialettali di successo quali Ssa fa’ Dde (1931), Giacobbe, Raffajèle e Sprecaciànnere (1931), Aria di città (1932) e Core mè (1932), musicata dal maestro Aniello Polsi, nel 1941 Espedito Ferrara scrive un’opera in lingua Terra Nostra, come lo stesso autore precisa sul frontespizio del dattiloscritto originale, di “Argomento drammatico per teatro, televisione e cinema...”. L’opera si divide in 4 episodi e un epilogo e l’intera azione si svolge tra il 1° ed il 10 maggio, mentre l’epilogo avviene alle date rituali del 24 e del 29 giugno, in corrispondenza dell’inizio della trebbiatura.
Le informazioni di servizio delle scene che la compongono”, spiega in una nota Mauro Ferrara, figlio dell’autore, “sono completate da un commento, spesso molto dettagliato, sugli stati d'animo, sulle ragioni dei comportamenti degli attori, su usanze e costumi locali, sull’ambientazione naturale delle scene. Alcune scene sono di solo commento. Con questo corredo si può anche immaginare quest’opera come una sorta di racconto lungo, i cui dialoghi sono incorniciati nelle scene. Tanto più che il focus dell'argomento drammatico, più che sulla vicenda o sui personaggi, appare centrato su una rappresentazione antropologica, sul senso del sacro e la religione (o i sincretismi religiosi ) delle popolazioni contadine abruzzesi”.
Tutto il testo è particolarmente scorrevole e godibile tanto da accompagnare il lettore quasi con delle immagini come se stesse davanti ad un televisore o seduto su una poltrona a teatro.
Il ricco Mercante Masaccio Strozzi, concorda col contadino Cola Pizzolongo il matrimonio della figlia Maristella. Ma la giovane ragazza è innamorata di Rizziero un giovane garzone, il quale minaccia guai a chi le si avvicina. La madre della ragazza, Lora Delli Benedetti, è con la figlia, mentre il padre, pensa soprattutto al lato economico, tanto se l’amore non c’è verrà “basta innaffiarlo come una comune pianta di prezzemolo”. Mentre sono a tavola avviene l’episodio cardine su cui ruoteranno tutti gli eventi successivi: Cola mentre affetta il pane si taglia con il coltello e in un momento d’ira butta il pane a terra calpestandolo con spregio. Non è un semplice gesto di rabbia, ma un vero e proprio affronto a Dio, perché il pane rappresenta la faccia e la benedizione del Signore. Le donne inorridite temono la vendetta divina. Nel frattempo il cielo diventa minaccioso e non tarda ad arrivare un violento temporale, chissà, forse causato proprio dall’ira del Signore. Mentre le donne sono riparate in casa a pregare, Cola è fermo immobile davanti ai campi con la grandine che gli batte violento su tutto il corpo, e prega perché comprende che ha commesso un grande peccato. La tempesta, come una furia devastatrice, è passata velocemente lasciando ovunque la traccia disastrosa del suo passaggio. Tutto il raccolto è andato perso. Nel frattempo si ode da lontano il canto della “Compagnia”, che ogni anno si reca in pellegrinaggio al Santuario di San Nicola di Bari, con il suo carico di dolori e speranze. Maristella decide di unirsi al gruppo, per espiare le colpe del padre, seguito dal giovane Riziero.
Durante la loro assenza Cola paga per primo le sue colpe, straziato dal tetano, mentre Masaccio finisce impallinato. Al rientro del treno dei pellegrini viene data ai giovani l’amara notizia, ma quando sembra tutto finito il Signore manda un segnale: il campo di grano, completamente distrutto durante la tempesta, è tornato fiorente come un tempo.
Questo breve riassunto della trama vuole essere solo di stimolo ad una lettura del testo che sicuramente non vi deluderà, che offre molti spunti interessanti che aiuteranno, perché no, anche a riflettere.

Lino Spadaccini 

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