di Lino Spadaccini
Dottore in legge e letterato, Romualdo Celano ricoprì la carica di Mastrogiurato nel biennio 1792-93. Dotato di vasta cultura, scrisse diverse opere di storia patria, purtroppo andate disperse. Ci resta solo un volume manoscritto I Ricordi Storici del Vasto, conservato presso l’Archivio Storico di Casa Rossetti, non auto
Romualdo Celano, disegno di Gabriele Smargiassi |
grafo, ma attribuibile senza ombra di dubbio al Celano.
Sempre nel nostro Archivio sono conservati altri interessanti documenti manoscritti, come una lettera di ringraziamento di Giuseppe Tiberii, datata 24 maggio 1811, in merito alla donazione ricevuta di un “lapidario frammento ch’appartiene a un edile della nostra Patria”, il decreto di nomina, datato 12 settembre 1808, da parte di Gioacchino Napoleone, Re delle due Sicilie, come aggiunto al Giudice di Pace; nomina confermata con successivi decreti del 23 gennaio 1809, del 12 novembre 1810 e del 3 gennaio 1811, mentre nell’ottobre dello stesso anno, venne nominato Giudice di Pace, in seguito alla morte del suo predecessore, sig. Marchesani.
Segno di stima per il buon operato del Celano arrivò direttamente dal Ministero dell’Interno, con una lettera datata 30 maggio 1812. “Il Cav. Dethomasis, nel rendermi conto della commissione affidatagli da S. M. per la divisione de’ demanj”, scrisse il Ministro, “ha fatto particolare ed onorevole menzione de’ servizi da voi renduti nella esecuzione degl’incarichi che vi ha affidati. Io ve ne contesto con piacere la mia particolare soddisfazione, e vi assicuro che non lascerò di presentare a S. M. il vostro nome con gli elogj che ha meritato il vostro zelo per il bene pubblico e pel suo regal servizio. Vi assicuro intanto de’ sentimenti della mia distinta stima”.
Una sua poesia venne inserita nella raccolta del 1786 Per le nozze del Signor Pasquale Genova Barone di Salle colla Signora D. Mariangela de’ Conti Ricci.
Di forte ideologia liberale, nel 1799, durante l’invasione francese, la sua casa venne saccheggiata di ogni bene. “Pare impossibile”, scrisse un cronista del tempo, il Bocache, “che in due ore si potesse levare tanta roba dalla casa del Celano, quanta in un mese non avrebbero potuto colà trasportare cinquanta facchini”. A stento mise al sicuro la vita riuscendo a fuggire e rimanendo per più giorni nascosto sotto un mucchio di calcinacci.
Romualdo Celano riposa sotto il pavimento della chiesa di Sant’Onofrio, dove ancora oggi è visibile lastra tombale con la seguente epigrafe:
QUOS OB SUPERNAM PROVIDENTIAM E CELSA
CELANORUM AC CAMPANORUM PROSAPIA
AMANTISSIMOS CONJUGES ROMUALDUM QUIPPE
ET ANNAM MARIAM DIGNISSIME PRO CONCIONE
COMMENDANDOS, SOBOLES SUMMO HONORE
AC VENERATIONE SUBSECUTA, NUNC
DEFUNCTOS OH QUAM LACRYMIS PROSEQUITAR,
EJUSQUE EFFUSA PIETAS IN HOC
MONIMENTO DEBITA LIBAMENTA UTRISQUE
REPENDIT
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