Pochi giorni fa la notizia di un Comitato per il Restauro del monumento. In questi giorni ampio dibattito su musica e birra fino a tarda notte. Noi vogliamo rendere onore pubblicando la storia di uno dei simboli più cari ai vastesi.
A quasi novanta anni dalla sua inaugurazione, il Monumento ai Caduti non trova proprio pace.
Dopo il “doloroso” spostamento avvenuto nel marzo 1996 da Piazza Lucio Valerio Pudente a Piazza Caprioli, in questi giorni è scoppiata una nuova polemica a causa delle strutture “mobili”, realizzate da alcuni gestori di punti di ristoro presenti in Piazza Caprioli che, oltre a soffocare il Monumento, impedirebbero il libero movimento dei mezzi di soccorso in caso di necessità.
Vedere il Monumento letteralmente assediato da tendoni e tavolini fa gridare ancora una volta allo scandalo. Per tanti vastesi quel Monumento è un vero e proprio punto di riferimento: un simbolo di eroismo e di dolore, per i tanti giovani chiamati alle armi, che non avrebbero voluto lasciare le proprie famiglie, le proprie case, la loro terra, ma che hanno accettato di combattere e sacrificare la propria vita, se vogliamo anche per una guerra inutile, come affermano in molti, in nome di un ideale.
Non c’è più rispetto per il Monumento ai Caduti, sembra quasi dia fastidio e allora, ecco una nuova proposta di spostarlo in un posto più tranquillo e dignitoso, come ad esempio la Villa comunale.
Ma non è questa la soluzione. Il Monumento, il nostro Monumento, dove sono incisi i nomi dei nostri padri, dei nostri nonni, dei nostri parenti, che hanno dato la propria vita per confermare quel processo di unità nazionale cominciato 150 anni fa, merita più decoro, più dignità. Non è una questione di metri sufficienti o meno per permettere il passaggio dell’ambulanza, una volta date le autorizzazioni non si può tornare più indietro, ma occorre un vero e proprio piano a tutela dei nostri monumenti, oggi sempre più “aggrediti” per finalità commerciali.
Al termine della Grande Guerra, l’Italia si trovò di fronte all’agghiacciante dato di 650 mila morti e oltre un milione tra mutilati e feriti. Così in molti paesi, tra i quali anche il nostro, nacquero comitati spontanei per rendere omaggio a quanti partirono per il fronte e non fecero più ritorno.
Il Monumento ai Caduti venne inaugurato il 24 maggio 1922, il giorno del 7° anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. L’opera venne commissionata in tutta fretta dal sindaco dell’epoca, Florindo Ritucci Chinni e dal poeta Romualdo Pantini, ad uno sconosciuto scultore di Carrara, il prof. Remedi. Per l’organizzazione e per il reperimento dei fondi per la realizzazione dell’opera venne creato un comitato, presieduto dal prof. Pietro Suriani, che si adoperò a sensibilizzare le tante famiglie vastesi che avevano perso i loro cari al fronte, ma anche attraverso alcune recite di beneficenza presso il Teatro Rossetti. A coprire la somma mancante intervenne il Comune, con un finanziamento di 2.500 lire, e con questa motivazione: “Considerato che per la cittadinanza costituisce un obbligo morale per eternare la memoria dei valorosi fratelli caduti per la maggiore grandezza della Patria”.
L’area scelta per la collocazione del Sacrario, fu la triangolare Piazza Lucio Valerio Pudente, davanti lo storico Palazzo d’Avalos, allora ancora in terra battuta e luogo molto frequentato dai bambini per i loro giochi. Per meglio accogliere il monumento la zona fu recintata con una inferriata in ferro battuto e sistemata a giardino.
Per la solenne inaugurazione intervennero il prefetto di Chieti comm. Giuseppe Regard, il generale Pantano, il presidente del Tribunale Cav. Ciriaci, molte altre autorità militari, le autorità amministrative locali con la partecipazione di tutte le associazioni cittadine, le scolaresche e tantissima gente comune che non è voluta mancare a quella giornata straordinaria. “Il lunghissimo corteo, formatosi avanti il palazzo municipale”, si legge sulle colonne de La Tribuna del 28 maggio 1922, “si recò prima a deporre una corona sulla lapide che ricorda i caduti di Mentana, Lissa e Porta Pia; indi altra corona sulla lapide dedicata al capitano Cordella, valoroso superstite di Adua, morto poi in Congo; poscia, attraversando tutta la città imbandierata, sostò avanti il monumento”.
Nel 1972 sul monumento vennero scolpiti i nomi dei caduti del secondo conflitto mondiale, ma è nel 1995, con l’Amministrazione Tagliente, che si decise lo spostamento del monumento, addirittura promuovendo un referendum attraverso i lettori del periodico “Rinnovare”, ignorando gli appelli dei cittadini e delle associazioni combattentistiche e d’arma, che avevano ricevuto assicurazioni dal Coreco (Comitato regionale di controllo), che quel monumento, eretto nel 1922, non sarebbe mai stato spostato da quella piazza. Le cose sono andate diversamente: da piazza Lucio Valerio Pudente il monumento è stato smontato pezzo per pezzo, come fosse un giocattolo, e rimontato in uno degli angoli più cari ai vastesi, Piazza Caprioli, dove poche settimane prima era stata rimossa una orribile fontana, realizzata solo alcuni anni prima.
Oggi il monumento, realizzato in travertino bianco, versa in cattive condizioni. Come segnalato qualche settimana fa dall’architetto Francescopaolo D’Adamo, nella parte superiore si notano infiltrazioni d’acqua; inoltre, le lapidi con i nomi e la statua dell’angelo sono annerite, rendendosi necessario un immediato intervento, per evitare ulteriori danni irreparabili.
È nostro dovere intervenire subito perché, come affermava il compianto prof. Angelo Cianci nel discorso pronunciato nel 1972, quando vennero scolpiti su marmo i nomi dei Caduti vastesi della seconda guerra mondiale: “Noi questi nomi non li dimenticheremo, non li faremo dimenticare”.
Lino Spadaccini
Nessun commento:
Posta un commento