Un “Premio Vasto” ancora
Il “Premio Vasto d’Arte Contemporanea”. Quarantaquattro edizioni quest’anno. Non pochi, ma ci stanno tutti, nel bene e nel male: un percorso con tappe espositive importanti, altre meno; una certa maturità per immaginare ora qualcosa di diverso e di più articolato (a mio avviso, certo). Immutato resta l’approccio con cui la città si rapporta a questa manifestazione: assai attesa e ‘inaugurata’ dagli addetti e appassionati, ma poi pressoché estranea e a margine per la massa dei cittadini e dei balneanti stagionali. Resta un fiore civico all’occhiello da difendere e tenersi, comunque. Resta inossidabile (direi a questo punto degli anni, suoi e nostri, nel suo attivismo instancabile e fattivo) il suo Segretario di sempre, l’avvocato Roberto Bontempo, da qualche tempo affiancato dalla giovane promotrice e critico d’arte Daniela Madonna.
“Vitalità dell’arte” - a cura di Sandro Parmiggiani, dice il titolo dell’Esposizione di quest’anno, approntata con uno schema organizzativo collaudato: il Segretario - il Critico - la Mostra. Funziona , ma il “successo” è altra cosa. Il Pubblico – come detto – resta pressoché pleonastico.
In questa edizione - stando a quanto preannunciato - andremo a verificare la “vitalità dell’arte” intesa come vitalità di opere che pur non essendo continuamente sotto le luci della ribalta mediatica e del mercato più stordente testimoniano la qualità diffusa dell’arte italiana, storicamente sottovalutata a livello internazionale e tuttora non sufficientemente conosciuta e apprezzata per la sua ricchezza di espressioni”. Cosa insolita e coraggiosa, in un tempo di crescente gioco “performante” volto all’installazione spesso velleitaria quanto effimera per principio, estetizzante più che produttiva di ‘aisthesis’ per i sensi. Dal sito www.premiovasto.it leggiamo che in Mostra alle Scuderie dell’Aragona vedremo “opere” che “chiedono solo uno sguardo attento e partecipe, personale, per comunicare il tramando della memoria e il mistero della poesia che in esse s’annidano” Se questo è: una visita non deve mancare, anche dopo la cerimonia inaugurativa, sia pure con comodo, tranquillamente. Poi magari torneremo a dirne, a osservare se “vitale” l’arte veramente in essa appare; a riflettere su quel che oggi è questo “Premio”, quel che quest’annuale manifestazione vastese può divenire, sviluppandola, mettendo così a frutto quel che è stato e pur conservando memoria di quanti in esso e per esso si sono adoperati, anno dopo anno, dal1959 in qua.
In questa edizione - stando a quanto preannunciato - andremo a verificare la “vitalità dell’arte” intesa come vitalità di opere che pur non essendo continuamente sotto le luci della ribalta mediatica e del mercato più stordente testimoniano la qualità diffusa dell’arte italiana, storicamente sottovalutata a livello internazionale e tuttora non sufficientemente conosciuta e apprezzata per la sua ricchezza di espressioni”. Cosa insolita e coraggiosa, in un tempo di crescente gioco “performante” volto all’installazione spesso velleitaria quanto effimera per principio, estetizzante più che produttiva di ‘aisthesis’ per i sensi. Dal sito www.premiovasto.it leggiamo che in Mostra alle Scuderie dell’Aragona vedremo “opere” che “chiedono solo uno sguardo attento e partecipe, personale, per comunicare il tramando della memoria e il mistero della poesia che in esse s’annidano” Se questo è: una visita non deve mancare, anche dopo la cerimonia inaugurativa, sia pure con comodo, tranquillamente. Poi magari torneremo a dirne, a osservare se “vitale” l’arte veramente in essa appare; a riflettere su quel che oggi è questo “Premio”, quel che quest’annuale manifestazione vastese può divenire, sviluppandola, mettendo così a frutto quel che è stato e pur conservando memoria di quanti in esso e per esso si sono adoperati, anno dopo anno, dal
Giuseppe Franco Pollutri
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