sabato 11 giugno 2011

In cima al Faro di Punta Penna con gli Amici di Punta Aderci.

Una mattinata indimenticabile

Una mattinata indimenticabile per le tante persone che hanno risposto all’invito dell’Associazione Amici di Punta Aderci, e anche un sogno finalmente realizzato per tanti vastesi, che sin da bambino hanno tanto desiderato salire in cima al Faro.
I visitatori hanno avuto due guide d’eccezione: il reggente Biagio Santoro, e il collega Andrea Guida, personale civile alle dipendenze del Comando Zona Fari di Venezia. Molto particolareggiati e interessanti i dati tecnici forniti da Biagio Santoro, che ha calamitato l’attenzione dei presenti.
La struttura che vediamo oggi, non è quella originale, iniziata a costruire nel 1909 ed entrata in funzione tre anni dopo, nel 1912, in quanto durante il secondo conflitto mondiale, nel 1944, essendo i fari obiettivi militari, i tedeschila minarono e la fecero saltare, ma solo la parte superiore, non il caseggiato. Il faro venne prontamente ricostruito, su disegno di Olindo Tarcione, e inaugurato il 2 maggio del 1948.
L’intera struttura è formato dal caseggiato più il faro. Tutti i fari sono uno diverso dall’altro: esiste un elenco fari con le caratteristiche diurne e notturne. Per chi naviga, quando si avvicina a Vasto e nota le caratteristiche segnate sull’elenco, capisce che si trova a Punta Penna. Stesso discorso per la notte, tutti i lampeggi sono diversi: ad esempio quello di Vasto ha la sequenza 0,3+4,7 per un totale di 5 secondi.
Il faro è alto 70 metri dalla strada e 84 metri sul livello medio mare. Per raggiungere la cima bisogna salire lungo 300 gradini a spirale. La lanterna è larga 3 metri (l’unico da 4 metri è quello di Genova, che è il più alto d’Italia) ed ha un’ottica rotante. La torre è realizzata in mattoni a doppia camera, questo perché, a causa del vento, il faro è soggetto a forti oscillazioni.
Per la sua altezza e le sue caratteristiche, in caso di temporali, il faro si prende tutti i fulmini che cadono nel circondario. C’è una gabbia speciale per far scaricare i fulmini, ma capita spesso che i fulmini si propagano anche all’interno, come nel 1981, quando un fulmine ha scaricato tutta la sua potenza lungo tutti i cavi elettrici fino alle caldaie in basso, provocando lo scoppio dei rubinetti.
Dalla cima del faro la vista è davvero straordinaria, apprezzabile anche con il cielo nuvoloso, anche se lascia l’amaro in bocca vedere le tante industrie e silos sparsi in prossimità della costa.
Un doveroso ringraziamento a Biagio Santoro ed al suo collega, per la simpatia e le tante informazioni fornite, ma anche a Nunzia Salvatorelli, Presidente dell’Associazione Amici di Punta Penna, per aver organizzato questa giornata speciale che molti non dimenticheranno facilmente.

Lino Spadaccini

Faro di Punta penna , il reggente Biagio Santoro






Andrea Guida 



Nessun commento: