Anche il prof. Giovanni, figlio del pittore vastese Carlo D’Aloisio da Vasto e della scultrice e poetessa Elisabetta Mayo, si è occupato di arte per tutta la vita come docente universitario e come artista. “Il campo prevalente della mia attività - dice - è stata la scenografia, sia teatrale che cinematografica, segue la decorazione liturgica, sia murale che plastica e quella tessile”.
Qualche settimana fa ho contattato, per una piccola intervista, Giovanni D’Aloisio, figlio del grande pittore vastese Carlo D’Aloisio da Vasto e della scultrice e poetessa Elisabetta Mayo. Quando gli ho chiesto di parlare di sé e della sua famiglia, sono rimasto letteralmente sorpreso nel trovarmi davanti ad una famiglia straordinaria di artisti, e come non poteva essere altrimenti con dei genitori di così alto spessore artistico!
Secondogenito di cinque figli, Giovanni è nato, come si dice, “in casa”, e sin da ragazzo, attratto dai lavori artistici dei suoi genitori, ne ha seguito da vicino le orme, fino a diventare il loro aiutante fidato. “Io ho rivolto i miei successivi interessi”, ci ha spiegato Giovanni D’Aloisio, “all’approfondimento e alla produzione dell’arte ( Liceo Artistico di via Ripetta a Roma – Accademia di Belle Arti - Università di Architettura - Cattedra di docenza di Storia dell’Arte ), ma rivivendo ogni giorno e ancora oggi, i miracoli della “creta”, che ogni giorno mia madre plasmava trasformandola in immagini, e dei “colori” e dei “pennelli” che mio padre maneggiava con delicatezza facendo apparire in quello studio, dov’io ero un bambino prima e un giovinetto dopo, ogni giorno un paesaggio o una natura morta che la mattina non c’era”.
Sotto varie forme ed espressioni, l’arte ha trovato altre ispirazioni nella famiglia D’Aloisio-Mayo:
per Anna, in data più matura, la vena artistica esplose improvvisa in una personalissima produzione, di non breve periodo, di rappresentazioni pittoriche di masse di immagini umane aventi carattere afro-asiatico; l’altra sorella, Paola, ha dipinto qualcosa, ma in età più giovanile, mentre Rosario, è stato architetto, scenografo e pittore. La sua produzione è stata ed è ancora molto originale e personale.
“Io come pittore ho prodotto poco”, ha proseguito Giovanni D’Aloisio, “anche perché rispetto alla maestria sia di mio padre che di mia madre mi sono sempre sentito inadatto, privo di una vera e propria vena creatrice dal “nulla”. Di fatto ho rivolto la mia congenialità artistica verso un aspetto più realizzativo che creativo. Il campo prevalente della mia attività è stata la scenografia, sia teatrale che cinematografica, segue la decorazione liturgica, sia murale che plastica e quella tessile. La presentazione alla mia prima mostra di bozzetti di scenografia teatrale porta la firma di Anton Giulio Bragaglia”.
Otto le scenografie teatrali realizzate, tra cui “Strada Maestra” di Anton Paulovic Cechov, “La figlia di Jorio” di Gabriele D’Annunzio e “Gli Spettri” di Henric Ibsen. Per la scenografia cinematografica, nel 1954 con la proposta di una scena per il film Delitto e Castigo“La Stanza di Raskolnicov”, esposta nel 1954 alla Galleria di Roma - Teatro delle Arti, gli è stato assegnato il Primo Premio del Festival Nazionale della Scenografia. Dopo una serie di film per la regia di Pietro Francisci e degli esterni da lui diretti per il kolossal “Sodoma e Gomorra”, la sua attività di scenografo si è conclusa con due importanti film del celebre regista francese Abel Gance: “Napoleone ad Austerlitz” e “Cirano e D’Artagnan”.
Non è finita qui. Per l’attività di decorazione plastica ha realizzato la Cancellata in bronzo posta all’ingresso all’Aula Grande della Chiesa di San Giovanni Battista (chiesa dell’Autostrada del Sole nei pressi di Prato), opera del grande architetto Giovanni Michelucci.
Per la decorazione liturgica gli è stata assegnata dal Ministero della Pubblica Istruzione la medaglia d’oro per la vetrata “La Caduta di San Paolo”, proposta al Concorso Internazionale per la Chiesa di San Nicolao de la Flue in Besso di Lugano. Inoltre è da ricordare il portale d’ingresso in rame e le vetrate policrome della Cappella della Casa Generalizia dei Fratelli Maristi per le Scuole all’EUR di Roma, nonché il mosaico absidale nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Roccaraso (AQ).
Lino Spadaccini
2 commenti:
Non mi pare che sia stata data ancora risposta a quanto è stato chiesto: del come mai (almeno il gestore di questo blog, se non Spadaccini, se lo ricorda...?)una famiglia così importante e "unita" negli affetti e nell'arte, abbia lasciato in un indecoroso stato la tomba del loro congiunto, Carlo D'Aloisio da Vasto!
Credo che queste siano questioni private. Grazie.
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