giovedì 19 maggio 2011

BALLOTTAGGIO: ..."O PERL'UNO O PER L'ALTRO"

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La forma e la sostanza (...per Vasto)
di Giuseppe F. Pollutri
Pensavo al titolo per una recensione d’arte, materia in cui abitualmente mi esercito. L’appartenenza d’origine e di permanenza ideale al mio posto, quello del Vasto, mi stimola a riferire ciò che sta attorno alle sopraenunciate parole alla realtà politico-amministrativa della nostra città. “Andare al ballottaggio” è un momento letteralmente cruciale, il tempo in cui politici e cittadini - chi indicando programmi e chi dando mandato e potere – devono, tutti insieme, scegliere in quale direzione andare, su quale ipotesi di governo amministrativo attestarsi per un certo periodo. Nel primo turno elettorale prevale, inevitabilmente “la forma” delle parole e delle posizioni, ciascuno (candidato e cittadino) manifesta un suo particolare modo di essere e di porsi. Prevalgono le distinzioni, le “sensibilità diverse”, si da spazio agli umori (talora ai risentimenti, alle voglie revanscistiche), al voler mettere in risalto con orgoglio e consapevolezza le proprie virtù e i propri propositi. Ne nasce una contrapposizione di “stili” molteplice, a più voci, e dove “la sostanza” - il fine del proprio spendersi (...un “per Vasto”) - è usata più che altro come forma, come mezzo di affermazione di se stessi e delle proprie idee. Al secondo turno elettivo, nel momento in cui occorre ancora definire quale sarà l’uomo che darà l’indirizzo al governo del luogo e la maggioranza che dovrà accompagnarlo e supportarlo nel compito, ecco che occorre scegliere, ragionevolmente e inevitabilmente, tra l’una e l’altra ipotesi. “Tertium non datur” affermavano i latini, o per l’uno o per l’altro diciamo noi. Una scelta definitiva, una decisione che deve mettere a suo fine la sostanza, vale a dire ‘a chi’ si vuole affidare l’amministrazione di città e territorio, con quale o quali intendimenti (non dirò quale “visione della vita”) si desidera che sia governata la nostra giornata cittadina, presente e futura. Allora, in questo momento, quel che appare in ciascuno di noi importante e decisivo per la scelta è, non altro e soltanto, il “ bene comune” e nel nostro caso il bene di Vasto. Non voler adoperarsi fattivamente in questo, astenersi solo per orgoglio, per “partito” preso, perchè magari si è voluto solo giocare (con le parole e con gli uomini), è come darsi, magari, la zappa sui piedi. Direi che sia (e debba trattarsi come) un fatto di sostanza, non di forma. GFP

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