60 anni fa un caccia militare Lightning P-38 pilotato dal vastese Francesco della Guardia si abbatteva sulle case del Rione San Michele, provocando la morte di sette persone.
In questi ultimi giorni di campagna elettorale, dove l’attenzione è rivolta soprattutto all’allargamento del proprio consenso elettorale, ci sembrava giusto ricordare questa data così significativa. Sarebbe stato più corretto celebrare una S. Messa e stringersi intorno alle famiglie delle vittime innocenti, che dopo tutti questi anni cercano ancora una spiegazione a quello che è successo. Magari questa sarebbe potuta essere l’occasione per apporre una lapide o intitolare una via in memoria delle vittime dell’11 maggio 1951. Non per fare paragoni, ma bisogna ricordare che in seguito all’attentato del 12 novembre 2003, è stato realizzato un cippo in onore delle vittime di Nassiriya, dove ogni anno viene collocata una corona di alloro. Non meritano anche le “nostre vittime”, i nostri concittadini, i nostri amici e vicini di casa di essere ricordati?
Non è questo il momento di approfondire i dettagli di questa terribile sciagura che ha segnato la nostra città. Già lo scorso anno abbiamo ampiamente riportato la cronaca di quel triste giorno e sicuramente ci torneremo su attraverso l’analisi dei documenti riguardanti l’inchiesta svolta dall’Aeronautica Militare.
Errore umano o avaria tecnica? Mai nessuno saprà dare una risposta certa a questa domanda. Sicuramente se il pilota vastese non si fosse staccato dal suo compagno di volo, per compiere alcuni giri sopra Vasto, la sciagura si sarebbe potuta evitare. Dalla relazione dell’ufficiale tecnico, compilato in data 16 maggio 1951, il commento è eloquente: “si escludono le cause tecniche”. Anche se bisogna precisare che la valutazione è fatta soprattutto sulla base delle testimonianze delle persone e sulla verifica dei motori “che non sono sbiellati e che sicuramente erano funzionanti all’atto dell’incidente”. Tutto il resto del materiale “per esigenze di Polizia e di soccorso” è stato immediatamente rimosso dopo l’incidente da parte dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco.
Anna Celenza una delle vittime |
In mancanza di prove certe, viene chiesta l’archiviazione, anche se gli indizi lasciano “dubitare della prudenza, perizia e disciplina del pilota”.
Il Sottotenente Della Guardia aveva al suo attivo 266 ore complessive di volo, di cui 30 ore e 25 minuti con il tipo di veicolo incidentato; l’ultimo volo compiuto era stato fatto 9 giorni prima. Sicuramente poche ore di volo su di un aereo pieno d’insidie e difficile da gestire. Dal rapporto dell’inchiesta tecnico-disciplinare del 20 agosto 1951 si legge: “…è da escludersi a priori una sua adeguata conoscenza sulle complesse installazioni dell’F.38, installazioni che richiedono attenzione continua e riflessi immediati per quanto concerne condotta e guida del velivolo”. Dalla loro comparsa in Italia, molti sono gli incidenti gravi dovuti soprattutto a guasti al motore o scoppi di pneumatici, che provocano vittime fra i piloti ed in alcuni casi anche fra i civili. Mancano motori nuovi e parti di ricambio, spesso gli aerei vengono arrangiati alla meglio, e ciò basta a far guadagnare la fama di “aereo pericoloso” oppure di “trappola”.
Nel maggio del 1951, dopo l’incidente di Vasto, venne presa la decisione di sospendere il montaggio delle rimanenti cellule e di completare solo i biposto ordinati. Nell’ottobre del 1955, dopo l’ennesimo incidente mortale, venne sospesa ogni attività di volo e avviata la radiazione e la demolizione, completata nel 1956.
Voglio chiudere con una bella lettera del generale Vittorio Giovine, pubblicata sulle colonne dell’Histonium di Espedito Ferrara, indirizzata al giovane vastese, dopo la promozione a Sottotenente ottenuto con brillanti voti presso l’Accademia Aeronautica di Nisida.
Carissimo Della Guardia,
Hai avuto un’ottima idea a scrivermi da Vasto. Desideravo ringraziarti, innanzitutto, dell’affettuoso pensiero che hai avuto per me durante la splendida crociera aerea alla quale hai partecipato, e poi rallegrarmi per l’eccellente risultato da te conseguito presso l’Accademia Aeronautica, risultato che di massima mi era già noto avendo io avuto occasione, anche recente, di chiedere tue notizie al Comandante Gen. Cupini e di averle ottime sotto ogni aspetto. Puoi quindi immaginare la mia soddisfazione, che non ho mancato di dimostrare allo stesso Comandante ponendola in relazione col fatto, per noi abruzzesi e in ispecie vastesi abituale, ma pur eccezionale in genere nel tempo triste che viviamo, che tu non hai avuto nessuna raccomandazione e nessun nume tutelare, altro che il tuo serio impegno, la tua intelligenza, la tua dignità.
Un bravo di cuore, caro Della Guardia, e un abbraccio sincero!
Noi vecchi tramontiamo nel turbine impetuoso e confuso che oggi ci travolge, lasciando dietro di noi nomi e ricordi che meritavano forse migliore fortuna! Ma ci conforta il pensiero che l’opera nostra e il nostro non disprezzabile esempio alludo senza modestia agli uomini di alta statura morale) siano compresi almeno di qualche superstite, e non per la nostra vanagloria, ma perché la nostra fatica, il nostro rischio, le nostre rinunzie e il nostro sangue possano contribuire indirettamente a quella rinascita cui tu accenni con la tua sincera, giovanile e alata parola e con la tua entusiastica ammirevole promessa.
Nella tua lettera vi è un certo tono di riconoscenza per il mio costante interessamento. Te ne ringrazio, ma torno a ripeterti, per tua maggiore soddisfazione, che il mio interessamento non è mai andato al di là dell’ansia sincera e pur sicura per la tua buona riuscita: affettuosa e benevola trepidazione, dunque, costantemente confortata dalle tue brillanti doti di ingegno, di coraggio e di fede.
Saluti cari
aff.mo Vittorio Giovine
1 commento:
Son venuta a conoscenza per puro caso di questo grave episodio di cronaca vastese...pensare che volava sopra il suo quartiere e la madre lo vide precipitare...un bimbo morì nella culla della casa nella quale si abbattè.
L'idea della memoria è tenera e doverosa.
Ma chi ci rappresenta, o lo farà presto, è interessato da altre vicende...altri valorosi doveri...e non si pensa che basta poco per sentire vivo il sentimento cittadino!
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