giovedì 21 aprile 2011

GIOVEDI' SANTO: TRADIZIONALE VISITA AI "SEPOLCRI"

di Lino Spadaccini

Con la Messa in Coena Domini, in ricordo dell’Ultima Cena, questa sera inizia il Triduo pasquale, il momento più forte della Settimana Santa, che terminerà sabato sera con la Veglia Pasquale.
Nella mattinata non si celebrerà l’eucarestia nelle chiese, ma verrà celebrata un’unica Messa, chiamata Messa Crismale, nella Cattedrale di S. Giustino, presieduta da Mons. Bruno Forte e da tutti i suoi presbiteri e diaconi. In questa messa verranno consacrati gli Olii santi (che saranno utilizzati per tutto l’anno per l’amministrazione dei Sacramenti), mentre i presbiteri rinnoveranno le promesse sacerdotali.
Nel pomeriggio, durante la S. Messa, con il canto del Gloria le campane suoneranno per l’ultima volta e rimarranno “legate”, fino al canto del Gloria della Veglia Pasquale di sabato sera. Momento centrale della liturgia sarà la lettura del Vangelo in cui si ricorderà l’istituzione dell’Eucarestia e la rievocazione della lavanda dei piedi per rinnovare la memoria di quell'atto di umiltà con cui Gesù li lavò ai suoi Apostoli.
Come da tradizione in ogni chiesa verrà realizzato l’Altare della Reposizione, dove sarà custodita l’Eucarestia per l’Adorazione e la comunione del venerdì. Durante la serata si svolgerà la cosiddetta visita ai “Sepolcri” (li Seppileche), in sette chiese o comunque in numero dispari.
Il numero sette, molto ricorrente all’interno della Bibbia, ha lo scopo di ravvivare la memoria della Passione di Gesù, onorando i sette principali viaggi dolorosi fatti dal Redentore:
Dal Cenacolo all’Orto del Getsemani
Dall’Orto alla Casa di Anna
Dalla Casa di Anna a quella di Caifa
Dalla Casa di Caifa al Pretorio di Pilato
Dal Pretorio di Pilato al Palazzo di Erode
Dalla Corte di Erode al Tribunale di Pilato
Dal Pretorio di Pilato al Calvario.
Secondo altri, il numero sette ricorda i dolori della Madonna, mentre altri parlano di cinque chiese in ricordo delle piaghe di Cristo.
Chiudiamo con una bella poesia di Gaetano Murolo dal titolo Ggiuvuddì Ssande:
Che prucissiáune, scioscia meja bbèlle!
Tutte le pridde stéven’ affiléte
Nghe le cannele ‘m méne, e le fratèlle
S’ èrene mésse tutte quènd’ arréte.

Minivene dapù sse’ virginèlle
E l’èddre pridde ngh’ le tòrcie appiccéte,
e a ll’ùteme lu Creste, le surèlle,
la mîsech’ e lu pòpele… Arruvuéte

‘m mezz’ a la piazze, Creste s’è ffirmate
E la marcháise da lu bbualecáune
La lucia’lèttre ‘n gòlle c-i-ha jettate.

La mîseche sunave… e Ccavalláune
Lu muisaré ‘gné ‘n àngele ha candate.
Ah! Chi le po’ scurdà’ che la funziàune!...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Due serie di Sepolcri quest'anno: religiosi e laici...