domenica 30 gennaio 2011

PERSONAGGI: VIRGILIO CAPRIOLI



Il 30 gennaio del 1548 nasceva a Vasto Virgilio Caprioli, archeologo e giureconsulto di chiara fama.
Un personaggio vissuto in tempi lontani, la cui memoria non è stata persa nel tempo soprattutto perché il suo nome è legato ad una piazza molto cara ai vastesi. Ed è proprio qui, nella sua abitazione, tra piazza Caprioli e via Barbarotta, che nel 1598 Virgilio Caprioli impiantò la prima tipografia a Vasto. Ma, come ci riferisce il Marchesani, probabilmente un solo libro dovrebbe essere stato stampato.
La sua opera maggiore è il Theatrum Juris Civilis Universis, di cui una sola pagina si conserva presso la nostra Biblioteca Comunale, opera di grande dottrina giuridica, stampata a Venezia in 5 edizioni: la prima nel 1600, poi nel 1608 (vedi foto), 1613, 1625 ed infine nel 1648.
Altre opere di Virgilio Caprioli sono una Dissertazione di T. Tibilio Primitivo, trovata a Torremaggiore, ed un manoscritto sulle antichità istoniensi, purtroppo andato perduto.
Seguendo le orme del padre anche Costantino (1572-1593), si laureò a Napoli in Scienza delle Leggi. A soli 17 anni compose il trattato De Successione ab intestato Commentaria, per i tipi di Isidoro Fazio di Chieti, meritandosi lodi e riconoscimenti di molti scrittori di giurisprudenza. L’opera fu ristampata altre due volte nel 1600 e 1605, postumi alla morte del giovane, scomparso il 4 ottobre 1593 a soli 21 anni.
È il domenicano fra Serafino Razzi, priore nel convento dell’Annunziata (oggi chiesa di S. Filomena), dal 1576 al 1578, a tramandarci, nel memoriale del suo Viaggio in Abruzzo, un sonetto di Virgilio Caprioli. “Alli 29 di giugno”, riferisce il Razzi, “mi fu porto dall’eccellente Messer Anniballe Briganti, medico di questa Terra del Vasto, con salario di dugento ducati l’anno condottoci da civita di Chieti, sua patria, il seguente sonetto composto sopra il nostro Rosario da Messer Vergilio Caprioli, gentil’huomo del Vasto, e nostro amorevole”.
Questo il testo del sonetto riportato dal frate domenicano:
Lume ardente di Dio, che con tuoi raggi
Fai chiaro il tenebroso, e basso inferno:
Nuovo David, che col valore interno
Rendi alla chiesa nuovi Aprili, e Maggi:
Senza temer più degli usati oltraggi
Del rigido, crudele, e freddo inverno,
Fioriscon Rose, sol per te in eterno,
Di pensier santi, e detti acuti, e saggi.
Mentre intessendo l’un con l’altro fiore
Orni la madre del figliuol di Dio,
sento dentro, e di fuor tutto cangiarmi.
Che a chiari, dotti, e ben composti carmi,
Provo i misteri della croce, ond’io
Ho il volto asciutto, e incenerito il core.
Il medico e letterato Giacinto Barbarotta ha dedicato nel 1843 un epigrafe alla memoria dei due grandi vastesi: AI / DOTTI E DEGNI UOMINI / VIRGILIO E COSTANTINO CAPRIOLI / PADRE E FIGLIO / I DUE CHE PIU’ LA STORIA RICORDA / DI QUESTA FAMIGLIA / PER VIRTU’ E PER DOTTRINA PRECLARISSIMA / VISSE VIRGILIO NEL DECIMOSESTO SECOLO / PRIMO SCRITTORE DELLE PATRIE COSE / DEGNO AUTORE IN GIURISPRUDENZA / DA COSTANTINO GRANDEMENTE EMULATO CON OPERE LAUDATISSIME TUTTORA STIMABILI.
Per chi volesse approfondire l’opera del Caprioli, il testo del Theatrum Juris Civilis Universis (del 1613) può essere visionato integralmente direttamente su Google libri, inserendo i dati sul motore di ricerca.

Lino Spadaccini



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