GLI ORTOLANI DI VASTO tra storia e antropologia
Il 12 dicembre 2010 alle ore 16.30 presso la sala della Pinacoteca di Palazzo d’Avalos verrà presentato alla città il volume “GLI ORTOLANI DI VASTO tra storia e antropologia” di Nicolangelo D’Adamo e Nicola D’Adamo.
“L’Amministrazione Comunale – afferma il Sindaco Luciano Lapenna - è stata lieta di accogliere la richiesta dell’editore, Il Torcoliere di Vasto, per presentare alla cittadinanza questo originale volume che offre una minuziosa ricostruzione storica di uno dei settori più floridi della nostra economia nel secolo scorso. Ed avanza anche delle interessanti proposte per salvare la Civiltà ortolana”.
La serata sarà aperta dal Sindaco, seguiranno i seguenti interventi: Bruno D’Adamo (editore), Lia Giancristofaro (antropologa Università G. D’Annunzio) “L’Apologia della Terra e dell’Orto”, Nicola D’Adamo “Vasto la Città degli Orti”, Nicolangelo D’Adamo “Salvare la Civiltà Ortolana”.
“ Il volume “Gli Ortolani di Vasto” – sottolinea l’editore Bruno D’Adamo - affronta numerosi temi legati al mondo dell’orticoltura ed ai sistemi tradizionali di produzione e commercializzazione; descrive minuziosamente la localizzazione geografica degli orti vastesi e delle famiglie ortolane che vi abitavano; recupera modelli culturali antichi: la vita negli orti, gli usi e costumi, le tradizioni, le abitudini alimentari degli ortolani, assieme al loro particolare lessico in vernacolo. In sintesi il volume va a colmare una lacuna storiografica locale, soprattutto se si considerano gli originali modelli organizzativi delle piccole aziende agricole chiamate “orti” e il valore economico dell’orticoltura stessa a Vasto nel recente passato”.
3 commenti:
Si vabe' ,ma le terre sono sempre piu' lasciate all'abbandono!I giovani pensano solo alle stupidaggini e quindi non hanno tempo di coltivare i terreni lasciati da nonni e genitori.Se torna una carestia misa' che tanta gente si muore di fame.
E' un'iniziativa editoriale veramente interessante. L'orto non solo come passato centro economico, ma anche culturale e sociale. Sono d'accordo con Davide, ci vorrebbe un ritorno alla terra e innanzitutto una riqualificazione delle attività legate alla terra per troppo tempo considerate come inferiori.
Quando avevo 13 anni, mia nonna voleva promettermi in sposa ad un ragazzo che avrebbe di certo avuto in eredità due somme di terra...
:)
Non è consederata inferiore l'avere la terra di per sè, bensì è, per via delle leggi sulle piccole imprese e sulle tasse che questi si ritroverebbero a dover pagare, che viene considerato inferiore e poco redditizio... alcune volte, solo per avere un piccolo aiuto esterno alla famiglia... Che comunque, se non vengono assunti i componenti famigliari o non si provvede a far qualcosa per il loro futuro, non avrebbero comunque nulla... ne oggi, ne domani.
Ad ogni modo, n'orticello, con una casetta piccolina al centro, non sarebbero male!
Porto con me i ricordi d'infanzia, passati tra la casa e l'orto, dove andavo con due fettone di pane e l'occorrente lo prendevo li: certe mangiate di pane e pomodoro... Le fave, i ceci: pure la grampalupina per favorire la digestione avevo... questa non prima dell'essersi arrampicati sull'albero di fico, i fichi neri...
Quando non era tempo di fichi, l'albero era comunque una postazione fissa di gioco... Non ricordo, onestamente, se ve ne erano altri,
ma quell'albero, mi è rimasto nei pensieri.
Peccato che non esiste più!
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