Memoria del tempo
Dell’orto e delle catechistiche ruberie dei “portogalli”
di Giuseppe F. Pollutri
I miei ortolani stavano alla Marina, appena salendo dalla spiaggia. Mia madre frequentava quelli che esponevano i loro pochi, ma pur sempre freschi e genuini, prodotti del campo, all’angolo tra Piazza Fiume (alla Stazione) e Corso Zara, dirimpetto alla rimessa e Fermata dei Tessitore.
Era cliente affezionata di un certo Michele (mai saputo il cognome), con cui scambiava sui prodotti di stagione apprezzamenti di gusto e notizie delle reciproche famiglie. Con lui, la procedura finale dell’acquisto finiva con una sorta di scambio merce-denaro di tipo forfettario. L’espressione solita in quel mercatino mattutino di strada era un ”jamme, ...damme ...centuttantalire!” “Micché, ma ...chi si ‘mmatite ugge!?” “Va bbune, Marì, ...pìetene ‘naddreddù di chissi ahesse”.
Il mio posto dei sapori, invece, in comunità con i compagnetti di scuola, di catechismo e di strada, era quello “...dell’orte d(e) Papa”. Stava sulla Strada Dalmazia, uscendo dall’abitato, oltre il fumoso Stabilimento della Sanza. Quel luogo m’è rimasto in mente come una specie di eden dalle grosse zolle di terra, verdure e ortaggi, alberi pochi ma ben dotati di frutta. Secondo le stagioni, prendevamo, lesti e divertiti, “portogalli” forti di succo quando non ancora maturi, profumati mandarini, mele cotogne e assai piccoli ma dolcissimi “giapponi”. (Nella foto Gino con i suoi cavalli)
Quando poi, più grandicelli, ce la sentivamo di fare escursioni a più largo raggio, salendo su per Montevecchio, ci servivamo di “grampalupina” e magari di qualche tenero finocchio, sorbe e giuggiole, di ceci freschi e “marrocche”. Eravamo un po’ discoli, forse, ma timorati di Dio... E’ che seguivano alla lettera l’insegnamento di un frate – tale Padre “Acatangelo” da Bazzano - Cappuccino di Stella Maris. Era solito dire a noi “chierichetti”, in giro con veste lunga (o alla trequarti) e merlettata “cotta” per orti e campagne, al tempo della pasquale “benedizione delle case”: “Se avete fame, prendete e mangiate. Quel ch’è mangiatorio ...non va al confessorio!”. E noi, di certo, ...ben catechizzati, mangiavamo e ce la ridevamo. Qualche volta ci raggiungeva l’urlo improvviso dell’ortolano, più che altro preoccupato che non calpestassimo da incoscienti tutt’intorno. Erano fughe, scivolate sul terreno umido e risate, a cuor giulivo e bocca piena. Dio non ce ne voglia, e l’ortolano neppure, ma di quelle ...ecoterrene ‘ruberie’ non ci siamo mai pentiti o chiesto penitenza. Dio allora volle che noi, bambini e adolescenti del dopoguerra, secondo l’Evangelo del Padre nostro che vede e provvede non solo per i fiori di campo, ...grazie all’ortolano di turno, potessimo mangiare e crescere con sufficienti zuccheri naturali e tante fruttuose vitamine. Oltretutto: con grande gusto, in tutti i sensi!
Quando poi, più grandicelli, ce la sentivamo di fare escursioni a più largo raggio, salendo su per Montevecchio, ci servivamo di “grampalupina” e magari di qualche tenero finocchio, sorbe e giuggiole, di ceci freschi e “marrocche”. Eravamo un po’ discoli, forse, ma timorati di Dio... E’ che seguivano alla lettera l’insegnamento di un frate – tale Padre “Acatangelo” da Bazzano - Cappuccino di Stella Maris. Era solito dire a noi “chierichetti”, in giro con veste lunga (o alla trequarti) e merlettata “cotta” per orti e campagne, al tempo della pasquale “benedizione delle case”: “Se avete fame, prendete e mangiate. Quel ch’è mangiatorio ...non va al confessorio!”. E noi, di certo, ...ben catechizzati, mangiavamo e ce la ridevamo. Qualche volta ci raggiungeva l’urlo improvviso dell’ortolano, più che altro preoccupato che non calpestassimo da incoscienti tutt’intorno. Erano fughe, scivolate sul terreno umido e risate, a cuor giulivo e bocca piena. Dio non ce ne voglia, e l’ortolano neppure, ma di quelle ...ecoterrene ‘ruberie’ non ci siamo mai pentiti o chiesto penitenza. Dio allora volle che noi, bambini e adolescenti del dopoguerra, secondo l’Evangelo del Padre nostro che vede e provvede non solo per i fiori di campo, ...grazie all’ortolano di turno, potessimo mangiare e crescere con sufficienti zuccheri naturali e tante fruttuose vitamine. Oltretutto: con grande gusto, in tutti i sensi!
Era, a Vasto, al tempo degli orti.
Giuseppe F. Pollutri
3 commenti:
Molto bello...
Quasi mi sembra di provare, da un lato un tantino di invidia per la compagnia e l'opportunità di dialoghi e giochi che avevi...
e dall'altro provo un leggero senso di serena tristezza, immaginando come potresti sentirti tu nel raccontare, nell'aver raccontato cose di un tuo tempo passato.
Ahi, la mia mezza età... si fa sentire in pieno!
:)
Ahi... la tua età, che mi fa sentire più vecchio di quel che mnemonicamente sono!
Ma tu ...i "portogalli", quelli forti di succo ma buoni dell'orto, li trovi ancora e dove?
Anni fa, nel film "La neve nel bicchiere", mi commosse non poco (e mi fece sentire assai più ricco, almeno di opportunità, pur nella povertà d'infanzia di quel tempo) il chiedere "un portogallo", come desiderio di fin di vita, da parte di una vecchia donna della Val Padana. Era vissuta sempre a polenta e di stenti, e a lei quel frutto, solo visto una volta fra le mani di un bambino bello e ricco, era rimasto in mente come immagine di un frutto del giardino delle Esperidi. Che tale Eden, dai pomi d'oro, fosse dalle nostre parti?
Chissà...
Giusfrà, sono molte le cose che non ho visto, purtroppo, ed un portogallo attaccato ancora al ramo è una di queste...
Ricordo nonna, aveva un albero di melograno, oltre a fichi e la zia aveva le ciliege, rosse e buone che da bimba coglievo direttamente dall'albero...
Per timore, non ho mai saputo che sapore ha il sapore dell'uva rubata a un filare (anche se da queste parti andavano le capanne per la maggiore...)(un pensiero da "culodritto" una canzone di Guccini)
Anche se ho vendemmiato e strecciato e le viti, l'uva era la frutta a disposizione a fine pasto... che comunque prendevo direttamente dalla vite. :)
Per quanto riguarda l'età, sono entrata negli anta, e fino ai 99 anni, siamo tutti negli anta :)) Siamo sulla stessa barca, solo che abbiamo avuto postazioni diverse e diversi momenti d'imbarco... :)
Lo so, non è poetico questo mio commento quanto le tue poesie e commenti, ma spero tu riesca a coglierne comunque la poesia.
Un caro saluto.
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