martedì 30 novembre 2010

Prima la scelta del programma o del candidato a Sindaco? Il dibattito continua

Il punto di vista di Nicolangelo D'Adamo

UN PROGETTO PER VASTO
Ha fatto bene l’amico Vincenzo Bassi a buttare la pietra nello stagno, ad agitare il fiacco dibattito politico in città all’approssimarsi della consultazione amministrativa prevista per la primavera prossima. Ad oggi si sono distinti, nell’anticipare la discussione, due candidati a sindaco: Massimo Desiati e Nicola Del Prete, anche se, per la verità,  a parlare di programmi ed esplicitamente di “Progetto” per Vasto è stato solo Massimo Desiati. In merito  qualche considerazione mi sembra opportuna, anche per la piega che sta prendendo il dibattito con l’intervento di Giuseppe Tagliente.
Il dilemma attorno a cui Bassi costruisce il suo contributo è: dobbiamo aspettare la scelta del candidato a sindaco per parlare di programmi o è più opportuno il contrario: costruire un “Progetto per Vasto” e poi individuare il candidato sindaco? A parte l’ovvia considerazione che già si conoscono due candidati sindaci, uno dei quali in due assemblee pubbliche ha ampiamente illustrato il suo “Progetto”e c’è la proposta di “primarie” per il centrosinistra che alimenterà il dibattito amministrativo almeno per due mesi, tutte le considerazioni di Vincenzo Bassi e quelle di Tagliente appaiono  rivolte esclusivamente  ad una parte dell’elettorato, il centrodestra, e non all’intera città. Quella parte politica ha effettivamente bisogno di un approfondito dibattito interno, prima di individuare i criteri per la scelta del candidato, visti i rapporti interpersonali abbondantemente lacerati che spinge Bassi a richiamare l’esigenza, preliminarmente, di superare le “incompatibilità caratteriali e i problemi relazionali”.
Bene quindi ha fatto l’ottimo Vincenzo Bassi a dire: mettetevi d’accordo prima, chiaritevi tra voi, su quale Vasto volete per il futuro (magari con meno cemento), e poi sarà individuato chi si farà carico di quel progetto e lo presenterà alla città per ulteriori modifiche, aggiustamenti, integrazioni ecc. Infatti la legge elettorale parla di “Programma del Sindaco” e non di questo o quel partito, di questa o quella coalizione. Insomma è il candidato sindaco che deve incarnare idee  e programmi amministrativi e sottoporli al giudizio dell’elettorato. Che poi gli interessi di parte debbano adeguarsi al Progetto e non il contrario fa parte della categoria dell’ovvio e del “già sentito” , di nuovo, anche nelle considerazioni di Tagliente (ma lui è da tanto che si divide tra partiti  e Comitato Civico), c’è una velata critica ai partiti e al ruolo che svolgono. E’ questa la posizione anche di Nicola Del Prete. Dagli inizi degli anni novanta ascoltiamo  questo ritornello sulla crisi irreversibile dei partiti e sulle virtù della cosiddetta “società civile” in rapporto ai vizi dei partiti, e poi via a tutto quello stucchevole bignamino di considerazioni sulla “doppia società”: quella dei partiti e quella per definizione “civile”. Mi sembra che a questa favola non creda più nessuno, anzi ognuno sa che si tratta di un alibi morale di chi non milita nei partiti per non assumersi responsabilità in ordine ai tanti problemi che ha di fronte il Paese. Un Paese democratico non può fare a meno dei partiti e compito di ogni cittadino che voglia “fare” politica è  impegnarsi all’interno del proprio partito di riferimento, ovviamente senza presentare il conto al termine del  proprio impegno. Mi sembra che questa sia l’unica strada per recuperare quell’ “etica politica” di cui tutti parlano.
NICOLANGELO D’ADAMO

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