E C'E' CHI RISCHIA DI PERDERE IL TRENO
Riceviamo e pubblichiamo
Silvia Spadaccini in una lunga nota espone un problema molto serio: a Vasto c’è ancora la possibilità di fare il biglietto sull’autobus. E chi va alla stazione può rischiare di perdere anche il treno per il lavoro.
“Prendo sempre la prima corsa della linea 8 - racconta Silvia - perchè ho il treno alle 8.45. Qualche giorno fa arrivo al Belvedere e trovo una 20 di ragazzi che diversamente da me invece di recarsi al lavoro si recano al mare. Tutti senza biglietto. Da premettere che io ero andata 10 minuti prima e loro era no gia la ad aspettare il pullman e loro invece di andare a comprare il biglietto si erano seduti chi per terra chi sugli scalini e chi sulla panchina”. Arriva l’autobus grande confusione per i biglietti. Si perde più di 10 minuti di tempo. “ Arrivo alla stazione - conclude Silvia - e il mio treno in quel momento è partito proprio mentre scendevo gli scalini dell'autobus. Penso che se si facevano quei biglietti a terra questo non succedeva”.
1 commento:
Di fronte a questi episodi, non si sa se se sorridere o piangere.
Cara Silvia, le racconto una scena che si ripeteva tutte le mattine di anni scolastici di oltre 40 anni fa', quando l'ITIS era da Padre Valeriano alla marina.
C'erano autobus di Tessitore che ci portavano a scuola. Ogni mattina una piccola folla di studenti, con squadrette righe e rotoli di carta da disegno, sostava a Shangay in attesa.
Avevamo tutti l'abbonamento, un cartoncino azzurro che doveva essere bucato dalle pinze del controllore. Ogni corsa un buco.
In auto eravamo costipati, ma questo faceva il nostro gioco, anche se spesso si stropicciavano i disegni fatti a casa.
Avrai capito che facevamo di tutto per rallentare il lavoro del controllore che, poveretto, era costretto a districarsi tra diecine di ragazzi che gli bloccavano ad arte il lavoro.
Lui lo sapeva e quindi nominava tutti i santi del pardadiso, ma noi crudeli gli facevamo anche scherzi tipo agganciargli la cinghia della borsa bloccandolo o far finta di aver perso l'abbonamento per perdere tempo con le monetine.
Perchè questo? Perchè quando si arrivava all'Autostello le porte si aprivano in ogni caso e molti di quelli in coda avevano scampato l'obliterazione.
Le racconto questa storia perchè l'inizio delle lezioni era importante quanto l'orario di partenza del suo treno; l'autista lo sapeva e sapeva anche che se artificiosamente rallentava per farci controllare tutti, il nostro Preside avrebbe fatto il diavolo a quattro con Tessitore.
Quindi era più importante la regolarità del servizio che la perdita di qualche biglietto.
Ora sento che non è più così e me ne dolgo, e credo che a nulla valga suggerire di vendere i biglietti dai tabaccai e dai giornalai, come si fa in ogni città dell'occidente.
Mi guardo bene dal suggerire i distributori automatici: finirebbero massacrati come i lampioncini della ciclabile alla marina.
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