venerdì 23 aprile 2010

Un quadro della Chiesa di S. Maria Maggiore esposto a Roma a Castel Sant'Angelo

di LINO SPADACCINI

Anche un quadro appartenente alla chiesa di S.Maria Maggiore in esposizione a Castel Sant’Angelo, insieme alle opere d’arte salvate dal terremoto in Abruzzo.
L’allestimento dal titolo “S.O.S. Arte dall’Abruzzo. Una mostra per non dimenticare”, ordinato nelle sale dello storico castello romano, rimarrà aperto dal 23 aprile fino al 5 settembre e raccoglie circa duecento opere in parte provenienti dalle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009 ed in parte recuperate dalle forze dell’ordine in seguito a furti.
Tra le opere esposte è presente anche la Sant’Orsola, di Scuola romana del sec.XVIII, un quadro di modeste dimensioni, conservato nella navata sinistra della chiesa di S.Maria Maggiore. Il quadro venne rubato il 6 aprile del 1993 insieme ad altre quattro tele, e recuperate dai carabinieri il mese successivo. Una episodio che destò molto clamore in città anche per il ritrovamento di un prezioso catino appartenuto a Giuseppe Garibaldi.
Ma torniamo al quadro esposto a Roma. “L’opera”, si legge nella scheda di presentazione redatta dalla dott.ssa Marta Vittorini, che ringraziamo per la segnalazione e la cortese disponibilità, “è pervenuta con una attribuzione tradizionale a Carlo Maratta, finora non contestata e tutto sommato accettabile per lo stile aulico e raffinato che contraddistingue la mezza figura di santa, pingue e riccamente abbigliata”, ed ancora, “La santa ha una corona di rose sul capo, tiene in mano un giglio e una palma, due frecce sono conficcate nell’ampio abito. Gli occhi rivolti verso l’alto e le mani incrociate sul petto esprimono uno stato di concentrazione dolorosa ed estatica; la palma, associata al giglio, simboleggia il martirio di una vergine. La lettura iconografica del dipinto è indirizzata pertanto verso una santa martire uccisa da frecce, verosimilmente Sant’Orsola”.
Tra le altre opere in esposizione, nella sezione archeologica si possono apprezzare circa 140 pezzi provenienti dalla città romana di Amiternum, fino a quelli della necropoli di Fossa, le sculture lignee della Madonna di Lettopalena e di Santa Caterina di Onna, la bolla di Celestino V del 1294, il Bronzetto di Ercole Curino, attribuito a Lisippo e recuperato a Sulmona sessant’anni fa, alcune tavole di Sant’Eustachio, che ornavano l’omonima chiesa di Campo di Giove e ancora tante altre opere per una mostra di sicuro interesse.
Lino Spadaccini

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