Giuseppe F. Pollutri
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Prima che abbiate a dirmelo voi, magari con uno sberleffo, lo dichiaro io sin da subito: non sono un giurista, non ho pratica di Amministrazioni dello Stato e forse ...sono solo un opinionista illuso. Annoto da cittadino qualunque, senza dovermi sentir dire per questo “qualunquista”. Provo, anzi proviamo insieme, a ragionarci sopra.
Leggo sul web, per bocca di un sindaco che dice di “essersi battuto” e non capisco come: “Le Ferrovie dello Stato valutano 50 milioni di euro il tracciato dismesso della tratta adriatica del Chietino”, aggiungendo che “se la Regione non fa chiarezza su reperimento dei fondi, rischia di restare lettera morta il progetto della cosiddetta ‘via verde’ della Costa Teatina”. Se così fosse, avrebbe ragione da vendere chi, furbo e uomo di mondo, ancora una volta potrebbe subdorare la possibilità che della “via verde” non se ne faccia più nulla, tranne qualche scampolo di facciata, ma che si possa fare ...“affari”. In realtà, se il progetto ‘verde’ è quello che vuole la popolazione nel territorio attraverso le Amministrazioni locali, io dico che occorre non cercare i soldi da dare alle Ferrovie, ma di ridiscuteree con le Ferrovie, con atto politico, da parte dello stesso Stato, la proprietà di tali aree non più in uso. Insomma: - Chi è che vuole i “milioni di euro”: le Ferrovie dello Stato (che tali sono, anche se oggi sono chiamate “Trenitalia”)? E chi glieli dovrebbe? Il Comune, la Provincia, la Regione, dunque lo Stato? “Ma ci facci il piacere!” direbbe a buona ragione il mitico Totò, aggiungendo da par suo “E quand’è che le Ferrovie se li sono comprati”? Questi terreni, detti demaniali, in realtà appartengono nel diritto sostanziale dei popoli agli abitanti del luogo, assegnati a suo tempo (a titolo concessorio, o con acquisto del tutto formale, per pubblica utilità) all’Ente organizzatore del Servizio Ferroviario. Ora, non più utilizzate e dismesse, è normale pensare che tali aree debbano naturalmente tornare nella disponibilità dei vari Comuni di cui fanno territorialmente parte.
Troppo semplice, quanto impossibile? No, se il popolo, attraverso i suoi eletti, questo veramente vuole. Giuridicamente come? Basterebbe una legge, quelle di “un solo articolo” alladipietro, che dica: “Le aree territoriali dismesse da un Ente o Servizio Pubblico tornano, senza condizioni e senza alcun onere preventivo, nella disponibilità diretta dei Comuni di appartenenza”, punto.
Certo che non è semplice: è che, come detto, bisogna volerlo!
Leggo sul web, per bocca di un sindaco che dice di “essersi battuto” e non capisco come: “Le Ferrovie dello Stato valutano 50 milioni di euro il tracciato dismesso della tratta adriatica del Chietino”, aggiungendo che “se la Regione non fa chiarezza su reperimento dei fondi, rischia di restare lettera morta il progetto della cosiddetta ‘via verde’ della Costa Teatina”. Se così fosse, avrebbe ragione da vendere chi, furbo e uomo di mondo, ancora una volta potrebbe subdorare la possibilità che della “via verde” non se ne faccia più nulla, tranne qualche scampolo di facciata, ma che si possa fare ...“affari”. In realtà, se il progetto ‘verde’ è quello che vuole la popolazione nel territorio attraverso le Amministrazioni locali, io dico che occorre non cercare i soldi da dare alle Ferrovie, ma di ridiscuteree con le Ferrovie, con atto politico, da parte dello stesso Stato, la proprietà di tali aree non più in uso. Insomma: - Chi è che vuole i “milioni di euro”: le Ferrovie dello Stato (che tali sono, anche se oggi sono chiamate “Trenitalia”)? E chi glieli dovrebbe? Il Comune, la Provincia, la Regione, dunque lo Stato? “Ma ci facci il piacere!” direbbe a buona ragione il mitico Totò, aggiungendo da par suo “E quand’è che le Ferrovie se li sono comprati”? Questi terreni, detti demaniali, in realtà appartengono nel diritto sostanziale dei popoli agli abitanti del luogo, assegnati a suo tempo (a titolo concessorio, o con acquisto del tutto formale, per pubblica utilità) all’Ente organizzatore del Servizio Ferroviario. Ora, non più utilizzate e dismesse, è normale pensare che tali aree debbano naturalmente tornare nella disponibilità dei vari Comuni di cui fanno territorialmente parte.
Troppo semplice, quanto impossibile? No, se il popolo, attraverso i suoi eletti, questo veramente vuole. Giuridicamente come? Basterebbe una legge, quelle di “un solo articolo” alladipietro, che dica: “Le aree territoriali dismesse da un Ente o Servizio Pubblico tornano, senza condizioni e senza alcun onere preventivo, nella disponibilità diretta dei Comuni di appartenenza”, punto.
Certo che non è semplice: è che, come detto, bisogna volerlo!
Giuseppe F. Pollutri
3 commenti:
In merito alle discussioni intorno all’utilizzo delle aree di risulta del vecchio tracciato ferroviario, il quale, ribadisco, è stato smantellato con eccessiva fretta, e soprattutto per quanto riguarda le acquisizioni di queste aree, dopo essere più volte intervenuto in passato anche con proposte fattibili, mi viene ancora da porre alcune domande.
Di chi erano i terreni prima della realizzazione della strada ferrata? A quali condizioni questi terreni sono stati tolti ai proprietari? Da parte di quale ente?
Se esiste ancora qualche contratto stipulato da questo ente e coloro che possedevano queste terre, sarebbe il caso di leggerne le clausole.
Nel caso queste aree, sono state espropriate dallo Stato Italiano, per quale ragione, ora che hanno terminato la loro funzione, non tornano a questo? Di conseguenza, lo stato stesso potrebbe consegnarle ai comuni in cui esse ricadono o concederle in locazione a privati, come propone il presidente della Confcommercio Angelo Allegrino. Se invece sono state espropriate per pubblica utilità, ora che questa è terminata, le aree potrebbero essere riconsegnate agli eredi dei legittimi proprietari, o in mancanza di questi al demanio (come sopra) o ai comuni, che quindi potrebbero farne uso consono ai loro bisogni ed alla loro idea di sviluppo.
Se le aree sono state requisite, espropriate, acquistare ecc. da privati allora il discorso cambia.
Ho letto in questi giorni, diversi interventi in merito all’utilizzo delle aree di risulta e anche se non capisco perché non si possa lasciare l’ambiente selvaggio ( a parte l’amianto e tutte le scorie lasciate dai treni, in questi lunghi e gloriosi anni) concordo con molte delle proposte fatte. Qualcuno però mi dovrebbe spiegare perché queste aree sono di proprietà delle Ferrovie dello “Stato” e non del popolo italiano. Mi spiego meglio perché lasciare che si speculi sulla gestione di un patrimonio di tutta la collettività.
PS Il commento "di cui sopra" è un mio post pubblicato qualche tempo addietro.
Confesso, mi era sfuggito. Leggerlo ancora oggi, sostanzialmente in sintonia con la mia noterella nella sua idea-provocazione di fondo, mi fa assai piacere. Che, poi, chi di dovere nel pubblico e per il pubblico (interesse) ne prenda almeno nota, ne dubito - ahimè - molto e assai.
Così ruzzola il mondo (...e questa nostra risibile democrazia)!
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