di Lino Spadaccini
Lo spettacolo del cantante Roby Santini domani chiuderà i festeggiamenti in onore della Madonna dell’Incoronata.
Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere ed anche poesie.
“La festa dell’Incoronata, come l’altra della Penna”, scriveva Alfonso Sautto tra le colonne de Il Vastese d’Oltre Oceano, “richiamava un’affluenza enorme di cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi, riaccompagnavano la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del Convento e poi, seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi, consumavano il pranzo. La festa era veramente caratteristica e lasciava nell’anima di tutti il ricordo di una giornata suggestiva, pieno di brio, di canti e di suoni”.
Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e fischiettini.
In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo Ala Madonne dila ‘Ngurnate, ritroviamo la puntuale descrizione dello spirito della festa:
Accuscë li pirzáun’ ala ‘Ngurnate!
Varlotte di lupëine, puparille,
‘ndëich’ e caštagne prupet’ a vvracciate:
cirte taralluccere ma, uhè, bille!
‘M bacce ala cchiisce La Pichicch’ abbate
a vvänne’ scattilälle e sunarille;
e ssâtt’ a ‘n arche šta Munzî assittate
arret’ a ‘na bbangätte di ciuffille.
Nu quafunätte sèune la scupëine,
du quatrere chiù llà fann’ a llimmelle…
Nei versi troviamo due personaggi vastesi molto conosciuti Camillo Paolino (La Pichicche) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico Miscione (Munzî) fabbricante di fantocci di creta.
Chiudiamo con una bella preghiera scritta nel febbraio del 1938 dal canonico vastese D. Luigi Canci
Vergine bella, gloriosa e pura,
Che eletta madre sei del redentore,
Deh! Porgi orecchio a questa creatura
Che mesta a te sospira in tutte l’ore.
Tu pure, o Madre, in questa valle oscura
Provasti, ahimè, che cosa sia dolore!
Or la mia vita travagliosa e sola
Risguarda tu dal cielo e mi consola.
Nessun commento:
Posta un commento