domenica 14 marzo 2010

Storia: la figura di don Giuseppe Cinquina "vissuto in odore di santità"


Il 14 marzo 1945 veniva strappato alla vita a soli 27 anni, don Giuseppe Cinquina, giovane sacerdote vastese vissuto in odore di santità.
Nato il giorno di Pasqua del 1918, dodicesimo figlio della famiglia Cinquina, gli venne dato il nome di Giuseppe, in onore di S. Giuseppe. Ragazzo semplice e di animo buono, la sua vita sarà caratterizzata da una figura importante, che lo guiderà nel cammino spirituale fino al sacerdozio: Don Romeo Rucci, parroco della chiesa di S. Pietro.
Pietro Suriani, suo professore alla scuola di avviamento, così lo ricordava: “Tra i banchi della scuola rivedo un giovinetto mingherlino, dai capelli biondi, dal viso angelico, con occhi sorridenti, silenzioso, serio, sempre ben preparato nelle lezioni: si chiamava Peppino Cinquina. Spiccava per la bontà, modestia, intelligenza e non era raro il caso che con una buona parola, con un consiglio retto ed oculato ponesse termine a diverbi tra compagni, riconducendoli sulla buona strada”.
Dopo gli esami di licenza, il giovane Giuseppe bussò alla porta di don Romeo Rucci confessandogli la sua vocazione. Ma ascoltiamo direttamente dalle parole del parroco il ricordo dell’incontro avvenuto nel settembre del 1932, quando Giuseppe gli confessò di volersi fare prete: “Fissai in silenzio i miei occhi nei suoi, che, pur sereni nella loro vivezza, scintillavano, come di chi aspetti ansiosamente una risposta che acquieta. – Perché non vai dal tuo parroco? – gli domandai”. Giuseppe rispose che non lo comprendevano e non volevano responsabilità. Don Romeo, da buon prete, non diede immediatamente una risposta, ma si recò prima da Pietro Suriani e poi dai padri stimmatini del Collegio Istonio e ottenne sempre la stessa risposta: “Cinquina? Il primo della classe; il più docile; il più attento alle lezioni; il vanto degli scolari; la consolazione dei maestri”.
Richiamato il ragazzo, Don Romeo lo accompagnò dall’Arcivescovo Mons. Venturi, che in quei giorni si trovava a Vasto. “Nell’andare il ragazzo non si poteva frenare”, racconta il parroco di S. Pietro, “mi vinceva nei passi, mi sorpassava, come chi ha fretta di sbrigare un suo affare che tanto l’agita, e il suo incedere mi sembrava il volo di una colomba verso il nido desiderato: tanta era la frenesia, che egli aveva di incontrarsi col Superiore”. Don Romeo venne ricevuto dal vescovo, mentre Giuseppe rimase ad attendere fuori dalla porta. Dopo la presentazione, mons. Venturi non ebbe esitazione ad accettare il ragazzo nel Seminario e quando chiese di farlo entrare, aperta la porta lo trovarono in ginocchio a piangere, e giustificandosi disse: “Perché ho già udito che Vostra Eccellenza mi accoglie subito in Seminario”.
Dopo aver ultimato gli studi Giuseppe Cinquina venne ordinato sacerdote il 2 luglio 1942 nella chiesa parrocchiale di S. Pietro. Nei suoi tre anni di apostolato fu cappellano presso l’Ospedale Civile di Vasto e nell’ottobre del 1944 fu eletto parroco a S. Salvo. Ma dopo pochi mesi si ammalò di un grave morbo che lo portò alla morte.
Il rito funebre si svolse nella Cattedrale di S. Giuseppe, presieduto dal parroco Don Felice Piccirilli, mentre il discorso funebre venne tenuto da don Salvatore Pepe, allora vice parroco di don Romeo Rucci.
E chiudo con le parole di don Gaetano Meaolo, che nel 1978 ha pubblicato un bel volume dedicato a Giuseppe Cinquina (un’altra biografia è stata pubblicata nel 1995 da don Antonio Bevilacqua): “In una parola, D. Peppino Cinquina, anche se morto 33 anni or sono, è più vivo e attuale che mai. Ed è compito di tutta la nostra comunità, specialmente diocesana di Chieti e Vasto, di far tesoro della sua vitalità, diciamo meglio della sua santità, per farne alimento vivo della propria vita spirituale”.

Lino Spadaccini

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