di Lino Spadaccini
Chi entra nella chiesa di S. Maria Maggiore non può rimanere indifferente alla vista, sulla parete della navata sinistra, della bella tomba in marmi policromi sormontata da un busto marmoreo del conte Venceslao Mayo morto a Vasto il 9 marzo 1811.
Nato nel 1738 a Baranello nel Molise, Venceslao si stabilì nella nostra città verso il 1777 in qualità di Amministratore Generale di casa d’Avalos. Dal matrimonio prima con Eutropia Cardone nel 1774 e quattro anni più tardi con Giacinta Leone, ebbe numerosa prole.
La famiglia Mayo fu caratterizzata da spiccata intelligenza accompagnata da originalità e stravaganza. Un esempio sono i nomi poco comuni che venivano attribuiti ai propri discendenti: Uranio, Quirino, Derminio, Emerico, Equizio, Ireneo, Prailo, Neofilo, Elredo, Acindino, Zira, Glaphira, Nicarete, Massimilla e tanti altri. Tra questi troviamo alcuni personaggi che si sono affermati nella vita pubblica non solo a Vasto ma anche in varie parti d’Italia.
Il conte Mayo si distinse per la sua generosità nei tragici avvenimenti del 1799, quando Vasto venne invasa dal generale Pronio con 4200 uomini, per ristabilire il governo di Ferdinando IV di Borbone. La taglia di 1400 doppie stabilite per risparmiare la città dal saccheggio, fu prontamente pagata dalle famiglie benestanti vastesi tra le i quali il Mayo contribuì con la metà della somma stabilita.
Uomo colto e facoltoso, Membro corrispondente della Real Società patriottica di Chieti, il conte Mayo si dilettava nella poesia: oltre ad aver curato la raccolta La Giacinteide, stampato a Napoli nel 1779 per le sue nozze con D. Giacinta Leone, ai quali parteciparono alcuni poeti vastesi, che si firmarono con pseudomini ricavati dall’anagramma del proprio nome, diede alle stampe Per le nozze del Signor D. Pasquale Genova Barone di Salle colla Signora D. Mariangela de’ Conti Ricci (1786); Per la prima messa, che nella città del Vasto celebra Francesco Felice de’ Conti Tiberi Sonetti due di Venceslao Majo; Riflessioni del Dottor Venceslao Majo sul progetto dell’abolizione de’ Regi Stucchi colla surroga di altri fondi. Napoli, 1791.
Per chiudere un ultima curiosità. Nel 1804 il ventunenne Gabriele Rossetti, nella speranza di trovar miglior fortuna, si recò a Napoli munito di una commendatizia (nel linguaggio moderno si chiamerebbe “raccomandazione”) del Conte Mayo per il marchese D. Tommaso d’Avalos.
Sulla tomba è presente la seguente iscrizione:
D. O. M.
VENCESLAO. COMITI. MAYO
JURIS – PRUDENTIA. PERITISSIMO
RELIGIONE. DOCTRINA. AC. MORUM. SUAVITATE. SPECTABILI
INCOMPARABILIS. MUNIFICENTIAE. VIRO
QUI. PATRIAE. SERVENDAE. STUDIO
USQUE
SE. SUASQUE. PERICULIS. OBJECIT
LXXIII. A. NATO
E T.IX. KALENDAS. MARTII. MDCCCXI.
VITA. FUNCTO
PARENTI. OPTIME. MERITO
AMORIS. GRATIQUE. ANIMI. PIGNUS
DECEM. FILII. MONUMENTUM. HOC
LUBENTES. LUGENTESQUE
POSUERUNT
Chi entra nella chiesa di S. Maria Maggiore non può rimanere indifferente alla vista, sulla parete della navata sinistra, della bella tomba in marmi policromi sormontata da un busto marmoreo del conte Venceslao Mayo morto a Vasto il 9 marzo 1811.
Nato nel 1738 a Baranello nel Molise, Venceslao si stabilì nella nostra città verso il 1777 in qualità di Amministratore Generale di casa d’Avalos. Dal matrimonio prima con Eutropia Cardone nel 1774 e quattro anni più tardi con Giacinta Leone, ebbe numerosa prole.
La famiglia Mayo fu caratterizzata da spiccata intelligenza accompagnata da originalità e stravaganza. Un esempio sono i nomi poco comuni che venivano attribuiti ai propri discendenti: Uranio, Quirino, Derminio, Emerico, Equizio, Ireneo, Prailo, Neofilo, Elredo, Acindino, Zira, Glaphira, Nicarete, Massimilla e tanti altri. Tra questi troviamo alcuni personaggi che si sono affermati nella vita pubblica non solo a Vasto ma anche in varie parti d’Italia.
Il conte Mayo si distinse per la sua generosità nei tragici avvenimenti del 1799, quando Vasto venne invasa dal generale Pronio con 4200 uomini, per ristabilire il governo di Ferdinando IV di Borbone. La taglia di 1400 doppie stabilite per risparmiare la città dal saccheggio, fu prontamente pagata dalle famiglie benestanti vastesi tra le i quali il Mayo contribuì con la metà della somma stabilita.
Uomo colto e facoltoso, Membro corrispondente della Real Società patriottica di Chieti, il conte Mayo si dilettava nella poesia: oltre ad aver curato la raccolta La Giacinteide, stampato a Napoli nel 1779 per le sue nozze con D. Giacinta Leone, ai quali parteciparono alcuni poeti vastesi, che si firmarono con pseudomini ricavati dall’anagramma del proprio nome, diede alle stampe Per le nozze del Signor D. Pasquale Genova Barone di Salle colla Signora D. Mariangela de’ Conti Ricci (1786); Per la prima messa, che nella città del Vasto celebra Francesco Felice de’ Conti Tiberi Sonetti due di Venceslao Majo; Riflessioni del Dottor Venceslao Majo sul progetto dell’abolizione de’ Regi Stucchi colla surroga di altri fondi. Napoli, 1791.
Per chiudere un ultima curiosità. Nel 1804 il ventunenne Gabriele Rossetti, nella speranza di trovar miglior fortuna, si recò a Napoli munito di una commendatizia (nel linguaggio moderno si chiamerebbe “raccomandazione”) del Conte Mayo per il marchese D. Tommaso d’Avalos.
Sulla tomba è presente la seguente iscrizione:
D. O. M.
VENCESLAO. COMITI. MAYO
JURIS – PRUDENTIA. PERITISSIMO
RELIGIONE. DOCTRINA. AC. MORUM. SUAVITATE. SPECTABILI
INCOMPARABILIS. MUNIFICENTIAE. VIRO
QUI. PATRIAE. SERVENDAE. STUDIO
USQUE
SE. SUASQUE. PERICULIS. OBJECIT
LXXIII. A. NATO
E T.IX. KALENDAS. MARTII. MDCCCXI.
VITA. FUNCTO
PARENTI. OPTIME. MERITO
AMORIS. GRATIQUE. ANIMI. PIGNUS
DECEM. FILII. MONUMENTUM. HOC
LUBENTES. LUGENTESQUE
POSUERUNT
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