martedì 15 dicembre 2009

Ricostruire il campanile di San Pietro, perchè no?


L’intelligenza della fantasia
di Giuseppe F. Pollutri
“... Lancio una proposta, ricostruire per anastilosi (come quello di San Marco a Venezia), il campanile di San Pietro. Il simbolo di una città che dalla demolizione di questo “monumento” stenta a risorgere”.
Così scrive Francesco Paolo D’Adamo nel suo personale blog. L’ultima, l’ennesima, proposta-provocazione della sua fervida fantasia-fattiva, per un “recupero” del nucleo storico del Vasto. Proposte più o meno condivisibili (personalmente non so dire, non essendo nè un politico, nè un tecnico e neppure un urbanista), sicuramente utili se non altro a far rilevare, in generale, che per questa città il momento della demolizione della Chiesa di San Pietro (c’è chi dice che la si sarebbe potuta salvare...) segna una sorta di letargo che oltre alla riscoperta dei ruderi romani sotto il Muro delle Lame non ci ha portato se non una conservazione più o meno passiva o estemporanea del nucleo abitativo e pubblico della città.
Quest’ultima idea di D’Adamo, Assessore giubilato (... o sgambettato) ma pur sempre un uomo di cultura, la trovo oltremodo degna di interesse pubblico, per lo meno di quelli che hanno a cuore passato, vita e sviluppo di Vasto. Ricostruire il campanile di San Pietro, perchè no? Sia pure, se si vuole, una torre civica, per una sorta di commistione simbolica tra l’edificio religioso perito o demolito e la testimonianza di un attaccamento di generazioni di vastesi ad una chiesa-simbolo di un quartiere e persino di una categoria sociale (di quelli che andavano per mare), importante un tempo per il luogo. Difficile prevedere se qualcuno raccoglierà mai l’idea (è il caso di dire: troppo bello per essere vero), ma ciò che è a mio avviso comunque rilevante è lo spirito di questa proposta. S’inserisce utilmente in un tema che in vario modo è diventato d’attualità, a prescindere da dotti quanto unilaterali, forse inutili, studi accademici, per l’unanime consapevolezza che “la Città” (non certo quella d’Ajmone, ma del tempo dei D’Avalos) sta progressivamente spopolandosi e divenendo, passata la folla d’estate, il luogo delle folate di vento, di scirocco o di maestro, o della nota alla tradizione “Za Mascia” (una pietra tombale). Il compito ineludibile della politica a cui non si può sfuggire è quello della ricostruzione se necessaria, per la riqualificazione di un abitato che ha progressivamente perso ragioni di vita per i suoi abitanti. Scrivevo tempo fa come sia sbagliato o fuorviante pensare ad un tessuto urbano in termini di ciò che è storico (con ovvietà il Centro) e ciò che a detta di costoro non lo è, come se la Storia non fosse mai andata e mai possa avanzare oltre “le mura” o al di fuori della “Porta”. Per cui sembra che compito nostro, di quelli che vivono ... oltre la storia, sia solo quello di conservare (di fatto abbandonare) un insediamento urbano, magari nella fatiscenza e nel degrado e solo in taluni casi nella qualità artistica o storica. La proposta di D’Adamo invece indica un percorso diverso e integrato, tra vita passata e quella presente. Ovvero, per schematizzare: un recupero del passato nello sviluppo, o viceversa, in fondo ciò ch’è sempre stato nella storia umana, ma che a volte si dimentica. Una conservazione che non ignora la trasformazione e le esigenze di una società cambiata e fatalmente diversa. Sicuramente “il modo” potrebbe anche “offendere”, ma volendolo si troverà anche quello giusto.
L’approccio al problema di questo nostro qualificato concittadino, inoltre o implicitamente, pare voglia rompere la dicotomia deleteria Centro-Periferia: un “centro”, da conservare, più o meno com’è, e dall’altra una “periferia” urbana, da far proliferare in termini di caseggiati messi lì come pezzi del Monopoli senza una precisa idea di città. Cosicchè nel nucleo più antico nulla è permesso, tutto è intangibile, e dall’altra, nelle zone di espansione urbanistica, tutto o quasi è consentito, talvolta tollerato o non visto. Forse, se ribaltassimo le nostre convinzioni - certamente cum grano salis o con ...l’intelligenza della fantasia - potremo avere, per noi e per il turismo, una città, fuori e dentro “le mura”, più degna, più accattivante, testimone anche del nostro tempo, dell’essere anche Noi Storia. Una città - se mi è permessa la provocazione - probabilmente anche migliore di quella che ci hanno lasciato pur degni e meritevoli padri. Quei predecessori che costruirono, guarda caso, anch’essi una “Porta Nuova”, oggi una porta aperta, segno di volontà permanente di sviluppo, una significativa cerniera fra la vecchia e la nuova urbanizzazione di un’unica Città del Vasto.
Ritagliando un inciso pubblicitario di una nota multinazionale dell’informatica, a proposito dell’innovativo codice a punti Qr, potremmo dire: “Scopri come le città intelligenti migliorano la qualità della vita dei loro abitanti”. Però, a dirla tutta, non so se per questo ai nostri Amministratori pubblici manchi intelligenza o piuttosto fantasia. Immagino quello che, certo a battuta, penserete. Lo lascio dire a voi. Ma, come l’architetto F. P. D’Adamo, sono convinto che bisogna non arrendersi. Forse la cultura serve a questo, o, se posso dirlo, questo è Cultura, per l’uomo.
Giuseppe F. Pollutri
foto del campanile di San Pietro : fotoelabgraf gfp09

1 commento:

giusfra ha detto...

e già, ...troppo bello per essere vero, come altro che sarebbe utile e il caso di fare o promuovere (per Vasto, per noi, per tutti). Ma scommetto che finirà come chiacchiera da bar, o come poteva essere un tempo da cantina accanto ad un buon bicchiere che ti invita a vedere tutto con un po' più di ottimismo e magari a ...pecheriiae... Eppure, nè l'arch. D'Adamo, nè l'opinionista GF Pollutri mi sembrano ...bevuti, anzi. Staremo a vedere. Peppino lo dico io: ...agli amministratori pubblici nostrani manca sia intelligenza che fantasia, e questo sicuramente anche a molti addormentati vastesi! Poi ci crogioliamo con un dopolavoristico Film Festival del Vasto e con altre simile amenità.
Alle volte viene da pensare che non sia poi tanto bello essere ...noi-vastesi tutto minuscole, almeno di questi tempi!