L'articolo su Carlo d'Aloisio da Vasto oltre a mettere in evidenza le grandi doti dell'artista, mostrava anche la sua tomba quasi anonima fra le altre del nostro cimitero. Giuseppe F. Pollutri ha scritto questa riflessione sull'argomento ed ha messo a disposizione il suo talento per un eventuale busto.
Petizione per un “C”
Per (C)arlo, D’Aloisio da Vasto
S’è vero che ciascuno di noi appare in vita per quello che ha di dentro, per ciò che manifesta con il suo dire e fare, poi, con il corpo inanimato e disteso è e rimane naturale sembianza di ciò che non solo muta, ma diventa metafora di quel che in vita non desideriamo mostrare: disfatta materia, poi polvere. Eppure – pensavo nel guardare la fotografia, pubblicata “NoiVastesi”, del loculo dove riposano le spoglie di Carlo D’Aloisio da Vasto – una situazione come questa appare indegna, non per il morto, appartenente alla …classe sociale dei ‘livellati’ di cui ci ha detto il tragicomico Totò, quanto per chi (per noi) che gli dedichiamo parole d’elogio e di stima, ne mettiamo enfaticamente il nome su un catalogo, le opere sotto i riflettori di un’esposizione, e accettiamo poi che – a didascalia di un corpo inanimato e impotente, come comune destino di morte vuole – manchi addirittura di una letterina il suo nome (C)arlo, resti la sua lapide priva di un’immagine, di un fiore, fresco di cuore. La coscienza cristiana ci ammonisce che “sic transeant” (o svaniscono) le glorie del mondo, ma come nelle case per i nostri avi e congiunti teniamo in bella vista incorniciate e impreziosite immagini (un tempo: con un costante lume), anche nel luogo dei morti una degna “cornice” a tutti è dovuta. Soprattutto per chi della creazione di forma ed immagine ha fatto suo compito e fine di vita. Ha scritto D’Aloisio che “... il colloquio d'arte è fatto di silenzio e di tempo”. Osservo che se il tempo ‘edax’ (rovinoso o divoratore) ha fatto il suo di mestiere anche sulla tomba di questo nostro concittadino, celebrato come artista e rimasto in abbandono come uomo, il silenzio per una tale sinecura non può essere il mio, spero non debba essere ancora il nostro. Faccio pubblica petizione (magari una colletta!) per …una letterina, che ricomponga nell’intero il suo nome. Io metto a disposizione la mia mano – per quel poco capace che è - per dare sembianza modellata in argilla al suo volto. Da parente in arte, da vastese non meno. Giuseppe F. Pollutri
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