Perché non sono d’accordo, con i Nicolini di turnodi Giuseppe F. Pollutri
Tanto per cominciare. Per entrare in tema - Politica e Cultura – potrei dire, parafrasando Francescopaolo D’Adamo (dal suo http://francescopaolodadamo.blogspot.com/), che “Qualunque cosa dica R. Nicolini, per me …NON va bene”. Ma aggiungo subito di considerare questa mia una battuta dialettica, poichè NON intendo polemizzare (non ne ho motivo alcuno, poi) con l’amico, cui mi accomuna, oltre una matrice d’origine liberale (…dipietrista non di certo), chiarezza e concretezza, nel dire e nel fare. Con il fare di Nicolini, assessore alla Cultura a Roma tra gli anni 70/80 quando inventò e promosse per Argan, Petroselli e Vetere “la cultura dell’effimero”, efficace per affollare le vie e le piazze e assai meno le Gallerie d’arte e i Musei, non sono stato mai d’accordo. Oggi che sul suo blog scrive e incita a “L’autuno caldo della cultura…” non so se da professore universitario, da “operatore culturale” o da politico dell’opposizione, appare chiaro, ove l’avessimo dimenticato, la sua appartenenza a quei personaggi pubblici che: a) usano la Cultura (e l’arte, magari degli altri, non meno) per promuovere la propria parte politica; b) fanno politica per ottenere promozione e contributi economici alle proprie iniziative culturali (o artistiche), oltre al posizionamento – ora qua, ora là – sempre lucroso e di prestigio. Non ignorando, ma solo mettendoli a parte, i risvolti dell’attuale polemica Bondi-artisti di sinistra (guarda caso, per tagli ai sovvenzionamenti sempre elargiti, a dritta ma soprattutto …a manca), voglio qui limitarmi a esaminare la questione del …“come ti sovvenziono e ti promuovo, o perché no, le tue proposte artistico-culturali”, come da malcostume italico. I termini del discorso, per limitarci a quel che avviene in ambito locale, sono ben noti al nostro estroso e intraprendente Paolo, già Assessore all’Ufficio Cultura (e poi alla …Bancarelle, culturali se si vuole anch’esse). Per chi non ne è informato, dico che a Vasto (come altrove, certo, sia pure in diversa maniera) gli artisti – ammeno che non siano cantanti o canzonettisti e filmaroli, buoni sicuramente per affollare luoghi e piazze di paesani e forestieri in vacanza - ricevono dall’Ente Pubblico spazio e mezzi (il tutto spesato, insomma) a seconda che la politica di quel momento li ritenga funzionali a un proprio programma o perché organici a gruppi di potere associativo o dei partiti. Arte (valore) …a parte, naturalmente. Alcuni sì, numerosi altri no, accedono alle pubbliche risorse con motivazioni e discrimanti non necessariamente interne all’arte o alla cultura. Tu puoi avere esposizione a Palazzo – si dice (…anzi si fa e basta) - con tanto di manifesto e catalogo, conferenze e Inaugurazioni, tu altro (non omogeneo o non allineato), se vuoi esporre presso strutture che pur sono nella proprietà pubblica (ossia della collettività), se ti pare, ti promuovi da te, e anzi ci paghi …l’affitto, tanto al giorno, deliberato tariffario alla mano. Insomma: a discrezione del politico (o “della politica” per non personalizzare) o di qualche suo mandatario si stabilisce ad libitum che c’è un “artista per commercio” e “l’artista per acculturare”. Alla fine, si ri-propone la persistente tesi ideologica che “fare affari” è di destra, “fare cultura” è invece di sinistra. Sarà questo il motivo per cui Nicolini Renato (e quanti altri, che con il pubblico ci hanno sempre lavorato) torna ad affermare in nome della politica, di lotta e di governo secondo il momento, che la Cultura deve essere necessariamente sponsorizzata (vogliamo dire spesata?) dallo Stato o dagli altri Enti pubblici.
Alla fin fine potrei, anzi voglio, essere d’accordo! Perché no? Purchè valga per tutti. Purchè della …cultura sociale di sinistra (che non è solo marxista ma anche e già prima cristiana) sia rispettato il precetto: …fai anche agli altri (o per gli altri) quel che vorresti fosse fatto a te stesso!
Utopistico, certo, persino pensarlo. Almeno diciamolo, o confessiamolo, …che così non è o non è usanza.

Nessun commento:
Posta un commento