Punta Penna, Termoli, Campomarino, Petacciato, o in altri posti ???
di LINO SPADACCINI
In questi giorni stavo già preparando un articolo sulla città di Buca, poi ho letto la notizia dell’incontro fissato a Petacciato ed ho deciso di anticipare l’articolo per dare una maggiore informazione ai nostri affezionati lettori.
Capita spesso nella storia di assistere a divergenze di opinioni su alcuni personaggi famosi, attribuiti all’una o all’altra città, in base a proprie ricerche storiche che ne confermano la propria paternità.
Soprattutto due sono gli episodi che coinvolgono la nostra città. Il primo riguarda Riccio de Parma, uno dei tredici italiani che ha preso parte alla Disfida di Barletta al fianco di Ettore Fieramosca: potete prendere qualsiasi testo storico e non troverete da nessuna parte che Riccio de Parma sia vastese; diverse città ne reclamano la cittadinanza tra le quali in primis Soragna e Parma, ma ci sono dissertazioni qualificate di storici locali che ne attribuiscono invece la cittadinanza vastese (ma di questo argomento, molto interessante, ne parleremo in un’altra occasione).
La seconda, ed anche quella su cui mi soffermerò in questo breve intervento, riguarda la città romana di Buca, localizzata da alcuni nei pressi di Punta Penna, da altri a Termoli, a Campomarino, a Petacciato, ed ancora in altri posti.
“Discordi furono le menti de’ geografi sul sito di Buca”, scrive Luigi Marchesani nella Storia di Vasto, “Ma geografi accurati e due lapidi inscritte ogni ulterior discettazione troncano, ed a’ ruderi abbondevolmente disseminati sull’amena pianura della Penna il pregio rendono d’essere appartenuti a Buca… E Plinio e Mela, quegli italiano, questi spagnolo, conoscer poterono meglio che i Greci la nostra topografia”.
In realtà la collocazione di Buca è di difficile definizioni, in quanto a seconda delle indicazioni degli studiosi antichi ed alle carte geografiche più o meno attendibili, anche gli studiosi più recenti hanno appoggiato le tesi di uno o dell’altro, generando solo confusione.
Da una pubblicazione del 1991 dello studioso Michele Carroccia, che colloca Buca nei pressi di Campomarino, riassumiamo brevemente le varie posizioni: “Pur considerando gli autorevoli pareri di studiosi quali Mommsen, il Kromajer ed il Miller, che fanno coincidere il nostro centro con l’odierna Termoli o di altri come il Romanelli ed il Cianfarani, che lo posizionano a Punta Penna di Vasto, si è privilegiata la rilettura critica delle fonti. Plinio il Vecchio”, prosegue Michele Carroccia”, “seguito dal latino Pomponio Mela, colloca Buca nella regione IV e dopo Histonium… Diversa indicazione ci fornisce Tolomeo, che colloca l’insediamento tra le foci del Tifernum (Biferno) ed Histonium. Molto più dettagliate… sono le notizie di Strabone… per farci dedurre che, inequivocabilmente, l’oppidum di Buca era situato molto a sud di Histonium…”.
Le teorie sono tante, ma come dicono il Marchesani e altri eminenti studiosi, nelle vicinanze di Punta Penna sono state trovate delle iscrizioni, che ne garantiscono la localizzazione pressoché certa, anche se qualcuno, (e ci risiamo!) dubita dell’autenticità di queste pietre.
A questo punto non ne usciamo più. Prove certe non ce ne saranno mai. Ogni giorno uno studioso potrà dire di aver localizzato la città di Buca, ma finché non uscirà fuori qualcuno che scoprirà una pietra con la scritta “Benvenuti a Buca”, magari scritto in latino (perdonatemi l’ironia!), il mistero non troverà soluzione.
Lino Spadaccini
Capita spesso nella storia di assistere a divergenze di opinioni su alcuni personaggi famosi, attribuiti all’una o all’altra città, in base a proprie ricerche storiche che ne confermano la propria paternità.
Soprattutto due sono gli episodi che coinvolgono la nostra città. Il primo riguarda Riccio de Parma, uno dei tredici italiani che ha preso parte alla Disfida di Barletta al fianco di Ettore Fieramosca: potete prendere qualsiasi testo storico e non troverete da nessuna parte che Riccio de Parma sia vastese; diverse città ne reclamano la cittadinanza tra le quali in primis Soragna e Parma, ma ci sono dissertazioni qualificate di storici locali che ne attribuiscono invece la cittadinanza vastese (ma di questo argomento, molto interessante, ne parleremo in un’altra occasione).
La seconda, ed anche quella su cui mi soffermerò in questo breve intervento, riguarda la città romana di Buca, localizzata da alcuni nei pressi di Punta Penna, da altri a Termoli, a Campomarino, a Petacciato, ed ancora in altri posti.
“Discordi furono le menti de’ geografi sul sito di Buca”, scrive Luigi Marchesani nella Storia di Vasto, “Ma geografi accurati e due lapidi inscritte ogni ulterior discettazione troncano, ed a’ ruderi abbondevolmente disseminati sull’amena pianura della Penna il pregio rendono d’essere appartenuti a Buca… E Plinio e Mela, quegli italiano, questi spagnolo, conoscer poterono meglio che i Greci la nostra topografia”.
In realtà la collocazione di Buca è di difficile definizioni, in quanto a seconda delle indicazioni degli studiosi antichi ed alle carte geografiche più o meno attendibili, anche gli studiosi più recenti hanno appoggiato le tesi di uno o dell’altro, generando solo confusione.
Da una pubblicazione del 1991 dello studioso Michele Carroccia, che colloca Buca nei pressi di Campomarino, riassumiamo brevemente le varie posizioni: “Pur considerando gli autorevoli pareri di studiosi quali Mommsen, il Kromajer ed il Miller, che fanno coincidere il nostro centro con l’odierna Termoli o di altri come il Romanelli ed il Cianfarani, che lo posizionano a Punta Penna di Vasto, si è privilegiata la rilettura critica delle fonti. Plinio il Vecchio”, prosegue Michele Carroccia”, “seguito dal latino Pomponio Mela, colloca Buca nella regione IV e dopo Histonium… Diversa indicazione ci fornisce Tolomeo, che colloca l’insediamento tra le foci del Tifernum (Biferno) ed Histonium. Molto più dettagliate… sono le notizie di Strabone… per farci dedurre che, inequivocabilmente, l’oppidum di Buca era situato molto a sud di Histonium…”.
Le teorie sono tante, ma come dicono il Marchesani e altri eminenti studiosi, nelle vicinanze di Punta Penna sono state trovate delle iscrizioni, che ne garantiscono la localizzazione pressoché certa, anche se qualcuno, (e ci risiamo!) dubita dell’autenticità di queste pietre.
A questo punto non ne usciamo più. Prove certe non ce ne saranno mai. Ogni giorno uno studioso potrà dire di aver localizzato la città di Buca, ma finché non uscirà fuori qualcuno che scoprirà una pietra con la scritta “Benvenuti a Buca”, magari scritto in latino (perdonatemi l’ironia!), il mistero non troverà soluzione.
Lino Spadaccini
1 commento:
Ci sono evidentissimi studi archeologici dello scorso secolo e del presente che riconducono il porto e il santuario prospiciente a Buca nell’odierno promontorio di Punta Penna che secondo ulteriori studi avrebbe avuto lo stesso epilogo della cittadella di Termoli, nei cui periodi del dominio frentano e tardo imperiale sono state ritrovate necropoli, santuari possibilmente dedicati ai dioscuri e ad Ercole, e i resti di due porti civici, uno frentano e uno medievale, mentre a Campomarino e al fiume sinarca sono state rinvenute tracce di ulteriori porti che mai vennero citati nella storia. Il comune denominatore della storia è che i resoconti degli storici e cartografi antichi tenevano conto dei principali porti costieri, poiché le coste erano puntellate da molteplici approdi civici o puramente commerciali, che nulla hanno a che vedere con la cittadella portuale di buca, la più importante della frentania e dalla quale l'intera costa prese "esempio" per così dire.
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