giovedì 24 settembre 2009

INCURIA E DEGRADO: UN APPASSIONATO COMMENTO DI GIUSEPPE F. POLLUTRI




Non si capisce perchè gli amministratori non vedono quello che normalmente la gente vede. ...Io dico che non vedono (e non è solo un problema di vista, quanto di "attenzione" e vorrei dire "cuore", forse "cultura").
Caro Nicola,
il mio vuole essere un commento aperto. Anzi me ne permetterai due, correlati.
Commento 1
Di fronte al degrado, all’incuria dell’arredo urbano (pubblico e non meno privato), delle infrastrutture e non meno dell’immagine di una località (paese o città che sia), c’è gente che come te, come altri di sicuro, che rilevano, fanno notare, talvolta denunciano … Quasi sempre senza risultati apprezzabili. Ci sono, poi, Amministratori che dopo aver brigato in vario modo e maniera per essere eletti e nominati nelle varie “posizioni”, e responsabilizzati per le “incombenze” del ruolo o della funzione, da quel che (non) fanno, dal loro disinteresse, danno motivo di dubitare molto che il loro proclamarsi “al servizio”, della politica e dunque della polis, sia vero, sincero... Con una battuta, alla pasquino: viene da chiedersi se gli addetti alla Pubblica Amministrazione (Sindaco, Assessori, Consiglieri, Tecnici e Funzionari, VV.UU., sino allo spazzino) frequentino il loro territorio, vivano nella loro città. Devo pensare di no, perché diversamente vedrebbero quello che la gente vede. Dirai che sanno e vedono, ma non provvedono? Io dico che non vedono (e non è solo un problema di vista, quanto di attenzione e vorrei dire cuore, forse cultura). E seppure ad essi il disordine (chiamiamolo così) sia noto, perché non provvedono? E’ sempre e solo un problema di “fondi” e “finanziamenti” … o di ICI mancante? Sicuramente tutto ha un costo, e sicuramente la crisi economica e finanziaria (e il fardello nazionale del “debito pubblico”, per anni bellamente nascosto per spendere e spandere) grava anche sulle pubbliche amministrazioni di vario livello. Non di meno, diciamocelo, ciò che soprattutto manca nella gestione di della “cosa pubblica” è un fondamentale criterio di cui nessuno può fare a meno, nel pubblico come nel privato: ed è quello della “manutenzione”, della cura, del rispetto, della valorizzazione del bene amministrato e da gestire. Per capirci: com’è possibile pavimentare strade e marciapiedi e non intervenire, puntualmente, tempestivamente, a regola d’arte, qualora si crei una buca o salti parte della pavimentazione. Com’è possibile creare (spendendo non poco) del verde pubblico (aiuole, siepi, fioriere), e non programmare e provvedere a un’adeguata potatura, cura, innaffiatura, rimpiazzo…? Com’è possibile chiedere e ottenere uno spazio demaniale in concessione privatistica, e farlo diventare terra (o spiaggia) di nessuno? Non si hanno fondi in bilancio o in cassa? Si avrà almeno la sensibilità, l’intelligenza (la furbizia) di togliere di mezzo quell’arredo urbano in degrado o ridotto ai minimi termini… Non si fa, com’è visibile nelle foto (alcune per tante), perché non si ha interesse – come osserva il mio amico Giovanni – per “queste cose”! Io aggiungo e ripeto: purtroppo, non si vede neppure.
Commento 2
La successiva e correlata osservazione ti riguarda direttamente. E’ per te come per i non pochi che variamente nel tempo hanno pensato di …lasciare la compagine amministrativa che governa Vasto, ritenendola, nel complesso e nei singoli, inadeguata o incapace di amministrare al meglio, o soltanto come si deve. Lo affermate voi, lo mormora la gente, lo dimostrano i fatti. E dunque: altro che dirti, o farti dire, di “rientrare in maggioranza”! Ancora una volta permettimi piuttosto di invitarti, a prescindere dagli schieramenti dei partiti cui si fa riferimento elettorale, di opporti (di opporvi) all’attuale Amministrazione comunale, sino a sfiduciarla nei fatti e in Consiglio, perché il cittadino si possa ri-fare “due conti”, rivedere convincimenti, persone e personaggi, e ancora una volta democraticamente esprimersi. In fondo è nel tuo (nel vostro) ruolo di consigliere comunale. Aspettare cosa, perché?
In vastesità, sodale e amico,
Giuseppe Franco Pollutri

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